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21 giugno, solstizio d’estate: cinque curiosità sul giorno più lungo dell’anno

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Il 21 giugno segna l’inizio dell’estate astronomica. Una giornata mistica, accompagnata sin dall’antichità da riti, usanze e qualche falsa credenza.

Quest’anno il solstizio d’estate si verificherà nell’emisfero boreale alle 11:31 (ora legale italiana). In quel preciso momento il sole raggiungerà la massima altezza sull’orizzonte dando inizio ufficialmente all’estate astronomica.

Il momento è carico di simbologie sin dall’antichità, essendo insieme all’altro solstizio e ai due equinozi, uno dei fenomeni più facilmente osservabili dalla Terra. Per questa ragione moltissime antiche civiltà hanno fatto risalire a questo evento significati mistici che, nella maggior parte dei casi, avevano a che fare con momenti di passaggio o legati alla fertilità. Inoltre, negli anni, si sono alimentate diverse false credenze in merito alla data esatta del solstizio o al numero di ore effettive di luce. Ecco qualche nozione scientifica per fare chiarezza.

Il sole si ferma

Il termine solstizio deriva dal latino ‘solstitium’, ed è composta dalla parola ‘sol’, Sole, e ‘stare’, fermare e fermarsi, ed indica, a livello astronomico, il momento in cui il Sole raggiunge, nel suo cammino apparente lungo l’eclittica, il punto di declinazione massima (nel caso del solstizio d’estate) o minima (solstizio d’inverno). Il significato etimologico si riferisce al fatto che la stella cessa di alzarsi sopra l’equatore celeste, la proiezione dell’equatore terrestre nello spazio, e pare si fermi per poi cominciare ad abbassarsi. Motivo per il quale fino al 21 giugno le giornate vanno progressivamente allungandosi, mentre a partire da questa data subito cominciano ad accorciarsi fino a culminare nel solstizio invernale.

Le ore di luce

Durante il solstizio il piano dell’equatore celeste e l’eclittica sono alla distanza massima e il Sole raggiunge l’altezza più elevata nell’emisfero nord, e la minima nell’emisfero sud. Non a caso in tutti i luoghi che si trovano a 23°27′ di latitudine nord i raggi solari, nel momento del solstizio, cadono al suolo perpendicolarmente. In conseguenza a questa posizione la giornata del 21 giugno sarà quello con il maggior numero di ore di luce, che in Italia saranno circa 15. Nello specifico ad essere influenzata sarà soprattutto la durata del crepuscolo, ossia l’intervallo di tempo immediatamente precedente all’alba e quello successivo al tramonto, in cui il Sole non è visibile ma si avverte la luce nell’atmosfera. In Italia il bagliore solare sarà visibile fino a un’ora e mezza dopo il tramonto.

La data

Così come per quello invernale, anche per il solstizio estivo la data, con il trascorrere degli anni, non è sempre la medesima. Questo effetto astronomico, infatti, ritarda di circa 6 ore l’anno e ‘torna’ al punto di partenza ogni 4 anni, grazie all’istituzione dell’anno bisestile, artificio che è stato introdotto proprio per limitare lo scostamento tra le stagioni astronomiche e il calendario. Per questa ragione può accadere che il solstizio d’estate cada non solo il 21 ma anche il 20 o il 22 giugno.

Miti e credenze

Il fenomeno astronomico è stato osservato fin dall’antichità, tanto che è entrato a far parte di diverse culture che per secoli ne hanno celebrato la ricorrenza con feste e attribuendogli significati sacri. Gli antichi Romani, ad esempio, collegavano l’evento alla divinità Giano Bifronte, ed erano soliti fare il bagno in correnti d’acqua naturali e saltare su fuochi accesi per celebrare il momento di passaggio sancito dal solstizio, riuscendo in questo modo a purificarsi. Molto diffusi erano anche i riti tra i popoli precolombiani in Sud America, così come quelli di Polinesia, Indonesia e alcune zone dell’Africa, dove determinate tradizioni resistono ancora oggi. Il rito più famoso è forse quello che si ripete tutti gli anni a Stonehenge, il monumento preistorico situato nel Wiltshire, in Inghilterra. Questo luogo è, infatti, una delle mete privilegiate da turisti e curiosi, oltre che dai seguaci delle religioni di origine celtica. La struttura, composta da monoliti, nell’antichità fungeva anche da calendario delle stagioni. Una prova della sua efficacia la si può avere proprio nel giorno del solstizio, quando un raggio di sole attraversa un trilite, cioè la struttura composta da due monoliti verticali con architrave, e cade sull’altare centrale del sito archeologico, dando forma secondo i credenti a un vero e proprio “segno” celeste. In diverse civiltà antiche si credeva grande quantità di luce sprigionata durante questo giorno fosse una evidente manifestazione delle divinità, ecco perché questa giornata era considerata ‘magica’, nel senso che prometteva una connessione e una particolare vicinanza con l’elemento divino. Ai nostri giorni il 21 giugno si celebra lo Yoga Day in tutto il mondo, all’insegna della pace, della meditazione e dell’equilibrio con la natura.

Effetti sul nostro cervello

Diversi studi dimostrano come le ore di luce abbiano un effetto diretto sulla capacità di apprendimento ma anche sull’umore. Ad esempio è stato dimostrato che l’esigua durata del giorno durante l’inverno può portare a sindromi depressive. O che studiare di notte alla luce di una lampada è meno proficuo di farlo di giorno. Nello specifico, secondo uno studio dell’Università di Liegi, pubblicato su Pnas, le giornate scure e corte hanno un’influenza negativa sul nostro cervello che tende a prestare meno attenzione. Mentre quando le ore di luce aumentano tendiamo ad essere più concentrati, con l’attenzione che raggiunge il picco proprio nei giorni vicini al solstizio d’estate.

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