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Positano, processo eredità hotel Villa Franca passa in sede civile. C’è da decidere sul risarcimento

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Una battaglia a colpi di norme giuridiche, segnata dall’inevitabile applicazione della riforma Cartabia, per un processo a cinque stelle, come l’hotel extralusso Villa Franca di Positano e il tesoretto del suo patron, Mario Russo, che sono da anni al centro di una dura guerra legale tra eredi. Ieri l’ultima battaglia che, in parte, dà ragione al nipote dell’imprenditore, Giuseppe Russo (difeso dall’avvocato Caterina Biafora). A darne notizia il quotidiano Il Mattino oggi in edicola in un articolo a firma di Petronilla Carillo.

L’uomo aveva impugnato il testamento olografo dello zio ipotizzando una presunta circonvenzione di incapace da parte della sorella dell’anziano defunto, sua zia Francesca Russo, della nipote Rosa Taddeo e del marito Massimo Napoli. Il processo, proprio a seguito dell’accoglimento del ricorso contro la sentenza di assoluzione in primo grado, viene ora trasferito in sede civile anche in virtù della riforma Cartabia. Un passaggio disposto dal collegio giudicante della Corte d’Appello presieduto dal giudice Siani. È di gennaio dello scorso anno la sentenza poi appellata, quella che aveva imposto lo stop al procedimento penale, da parte del giudice monocratico della terza sezione penale di Salerno, Giuseppe Squillaci, il quale decretò il non doversi procedere per sopraggiunta prescrizione, nei confronti dei tre indagati, per i reati di circonvenzione di incapace, essendo l’imprenditore malato e – come da lui stesso riferito ad un teste del procedimento – «un prigioniero in casa propria», e di falso ritenendo la procura non stilato dallo stesso Russo il testamento con il quale veniva lasciato l’hotel e il patrimonio da 50 milioni di euro alla sorella e alla sua famiglia.

In quella sentenza il giudice, ricostruendo tutta la vicenda, ha scritto di ritenere che «le risultanze processuali, complessivamente valutate, provano con ragionevole certezza la penale responsibilità degli imputati. Alla luce degli elementi probatori è certo che, contestualmente all’aggravamento delle condizioni di salute di Mario Russo, vi sia stato un controllo ed una gestione sempre più invasiva delle sostanze della vittima da parte degli imputati i quali godevano già della loro materiale disponibilità». Quindi, «è proprio nella piena consapevolezza da parte degli agenti delle condizioni defedate della vittima che è stato commesso l’abuso sulla sua vulnerabilità».

La decisione di assolverli per non doversi procedere nasce dalla presunta prescrizione che non avrebbe fermato l’avvocato di parte civile Biafora la quale ha chiesto una sentenza motivata in Appello in quanto nel primo grado, il giudice dichiarava che non ci fosse reale sicurezza su chi avesse commesso il falso. La sentenza d’Appello di ieri, riconoscimento i reati, sia pure prescritti, consente ora al nipote rimasto fuori dal testamento di poter procedere in sede civile per un riconoscimento della propria parte di eredità.

Fonte: Il Mattino

redazione
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