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Turismo enogastronomico del primo Novecento. I versi del poeta del vino Hans Barth per la “Portatrice d’acqua di Amalfi”

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di OLIMPIA GARGANO

The “wine singer” Hans Barth wrote a poem commenting on an early 20th-century German illustration dedicated to a water-carrying girl from Amalfi.

Molto prima che i “percorsi del gusto” diventassero una delle attrazioni del nostro Paese, le osterie italiane erano state descritte in una guida tedesca del 1900. Intitolata Est! Est! Est! Italienischer Schenkenführer, offriva una selezione dei luoghi in cui un viaggiatore straniero potesse bere vino e birra, insieme con vivaci descrizioni dei frequentatori abituali e delle belle ostesse che mescevano il vino.

L’autore era lo scrittore e giornalista Hans Barth. Nato a Stoccarda da genitori tedeschi che dirigevano una scuola a Smirne, Barth trascorse la sua infanzia in Turchia. Appassionato di studi classici, conseguì a Zurigo un dottorato in filologia romanza, da cui trasse il titolo accademico con cui amava firmare le sue opere. 

L’itinerario vinicolo comprendeva Venezia, Milano, Torino, Genova, Bologna, Firenze, Roma e Castelli Romani, Napoli e Capri. L’idea ebbe tanto successo che pochi anni dopo ne uscì un’edizione aggiornata, un “vademecum del bere” in Italia. Tradotta nel 1910 col titolo Osteria: guida spirituale delle osterie italiane da Verona a Capri, fu preceduta da un’introduzione di Gabriele D’Annunzio, che presentando il libro in un suo articolo pubblicato nel Corriere della Sera lo definì “un itinerario bacchico introdotto dalla prefazione di un Astemio”. 

 

La spiegazione dell’aggettivo “spirituale” che compare nel titolo si trova in una nota del traduttore, che scrisse: “Il dottor Hans Barth […] ha avuto la bizzarra e utile idea di offrire ai suoi connazionali una guida pratica, sincera e sicura, per le osterie da lui visitate. […] Egli ha cercato i luoghi più umili, più caratteristici, più frequentati dal popolo, e ha segnate a brevi tratti le sue impressioni. Dove ha trovato il miglior vino, il suo spirito si è innalzato a visioni storiche e artistiche, le quali danno alla guida un sapore letterario”.

Poiché Hans Barth affermava che per poter parlare con competenza del vino bisognava assaggiarne almeno mezzo litro e a questo scopo visitava ogni sera almeno una decina di cantineinsieme con  i suoi amici, si può immaginare che gli spiriti fossero davvero elevati.

Barth trascorse la maggior parte della sua vita a Roma, dove nel 1866 era stato inviato come corrispondente del Berliner Tageblatt. Con tutta probabilità fu in quegli anni che venne ad Amalfi e compose i versi che leggiamo sotto l’immagine riprodotta in questa litografia tedesca del primo Novecento, che mostra unagiovane donna con una brocca in spalla sullo sfondo di una veduta di Amalfi.

Il titolo dell’illustrazione è appunto Die Wasserträgerin von Amalfi (“La portatrice d’acqua di Amalfi”). Sotto l’immagine si leggono dei versi dove il “ Dr. Hans Barth” allude ironicamente ai turisti inglesi che alloggiavano all’Albergo Cappuccini.Leggiamoli in traduzione italiana.

Asceso  lassù al convento  di Emelfai*,

Beautiful! Very nice!

Sento risuonare a ogni passo.

Il cuore mi si stringe,

E di nascosto

Serro il pugno.

Ah, Mister Cook e figlio,

Che il diavolo se li porti!

*Il nome di Amalfi nella pronuncia inglese.

Mister Cook e figlio sono un aperto riferimento alla famosissima agenzia di viaggio Thomas Cook & Son, capostipite del turismo moderno. 

Il sarcasmo di questo breve componimento amalfitano riflette lo stile abituale di Hans Barth. Brillante e provocatorio, con i suoi articoli suscitava polemiche non solo in Italia ma anche in Germania. Nelle sue ultime volontà scrisseche voleva essere sepolto a Cestio, la località che prende nome dall’omonima piramide accanto al Cimitero Acattolico di Roma, dove si trovano le tombe di tanti altri personaggi famosi. Nel dare notizia della sua scomparsa, i giornali lo definirono “il più romano dei giornalisti tedeschi”.

Nella sua Guida alle Osterie italiane, Hans Barth espresse quello che può essere considerato il suo testamento spirituale: “Bisogna bere eternamente e sorseggiare theologalmente; si beva come un templare, come una spugna, come la terra quando è secca, e di buon’ora; bevete sempre e non morirete mai, perché il vino dà la divinità”.

redazione
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