Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera firmata da una madre della costiera che la notte del 14 agosto era presente al porto di Maiori e ha assistito in presa diretta alla violenta aggressione subita dal 19enne da parte del buttafuori che con schiaffi e una testata lo ha scaraventato a terra. L’episodio, portato alla luce dalla nostra testata giornalistica, ha provocato l’indignazione generale. Segue testo firmato dalla signora di cui, per scelta editoriale e precauzionale, si è deciso di tutelarne l’identità.
Gentile Direttore,
leggendo, come di consueto, il Suo quotidiano, mi sono imbattuta nella notizia relativa all’episodio accaduto alla festa del 14 agosto svoltasi al Porto di Maiori.
Constatando che questo fatto fosse stato attenzionato e stesse avendo la giusta rilevanza, ho tirato un sospiro di sollievo… .
Attenzione: non per fare un processo al gesto (direi deplorevole) dell’ addetto alla sicurezza, ma per riflettere sulla spaventosa facilità con cui, ormai, si degenera nell’aggressività e nella violenza, elementi che stanno iniziando troppo spesso a far parte della nostra quotidianità, provocando in noi una sorta di “assuefazione”, che ci porta pericolosamente a percepire questi episodi come “normali”.
Quella sera, sfortunatamente (ne avrei fatto volentieri a meno!), mi trovavo lì, oltre le transenne, perché, come molti altri genitori (ansiosi?), aspettavo che mia figlia, alla quale, dopo giorni di “suppliche”, avevo concesso di partecipare a quella festa, venisse fuori all’orario prestabilito, per tornare finalmente a casa.
Premetto che già ero fortemente turbata perché si era da poco diffusa l’atroce notizia della morte del povero ragazzo salernitano (che già sembrava la scenografia degna di un brutto film dell’orrore) e già ero contrariata con me stessa per essere lì in quel momento, pensando a quel mare che faceva da sfondo ad una miriade di ragazzi festanti, che era lo stesso che poche ore prima aveva inghiottito e strappato alla vita un povero ragazzo poco più grande di loro in modo così brutale e onestamente, ma questo è un fatto personale, mi sembrava già tutto inopportuno.
Era quasi giunto il fatidico momento di andare a casa, quando vedo un gruppetto avanzare veloce verso le transenne e poi… il rumore sordo di quegli schiaffi e di quella testata (ancora risuonano nelle mie orecchie) e un ragazzo volare, letteralmente (lo si evince dal video pubblicato), a terra.
Sono rimasta profondamente scossa dal suo sguardo: atterrito, spaventato, attonito.
Immediatamente ho pensato a far uscire mia figlia di lì, maledicendo me stessa per averle concesso quella serata. Ero stata, forse, troppo permissiva?
Ma in fondo, che male c’è se un ragazzo desidera trascorrere con gli amici qualche ora di quello che pensavo, sarebbe stato un po’ di sano divertimento? In realtà non c’è nulla di male nella festa in sé, anzi…
Quello che invece mi ha spaventato è che un luogo che dovrebbe essere di aggregazione e di svago, si trasformi in un attimo in un teatro di tale violenza. Io non so cosa abbia fatto quel ragazzo per meritare tale trattamento, ma so solo che, sicuramente, se stava commettendo qualcosa di tanto grave, poteva semplicemente essere accompagnato fuori e assicurato alle forze dell’ordine.
Mi rattrista (e mi spaventa!) inoltre sentire e constatare che qualcuno, anche fra gli stessi ragazzi, minimizzi sull’accaduto, facendo passare per ordinario qualcosa che ordinario non è.
Come già dicevo inizialmente, se la violenza smette di essere condannata, smette di farci indignare, smette di “farci impressione”, inizia pericolosamente ad essere percepita come fatto naturale e allora non meravigliamoci poi se ogni giorno la cronaca ci racconta di cose che pensavamo possibili solo in tv…
Cari ragazzi, mi rivolgo a voi perché su di voi possiamo ancora sperare: andate pure alle feste, divertitevi, è un vostro sacrosanto diritto, ma ricordate (anche se non sempre noi vi siamo di aiuto) che la normalità è fatta di abbracci, risate, non certo di schiaffi e testate… ed è una cosa bellissima, forse l’unico vero “sballo”!
Lettera firmata