Gli agricoltori della Costiera Amalfitana lanciano l’allarme per la salute dei limoni. La produzione identitaria del territorio ha ottenuto la certificazione di Indicazione geografica protetta (Igp) con il Limone Costa d’Amalfi e il Limone di Sorrento. Agrumi di riconosciuta qualità, elementi essenziali della dieta mediterranea, che sono sempre più a rischio a causa dell’aggressione del «mal secco». Al punto che il governo, con la legge di Bilancio approvata a fine dicembre, ha stanziato risorse per la ricerca contro l’infezione che negli ultimi 30 anni ha ridotto in tutta Italia la superficie destinata ad ospitare le piante del 45 per cento, mentre nello stesso lasso di tempo la produzione è calata del 41 per cento.
«Il mal secco affligge anche le nostre colture da almeno 50 anni – spiega Mariano Vinaccia, presidente della cooperativa Solagri attiva tra le due costiere -. Il fungo raggiunge le piante trasportato dal vento. Attraverso le foglie penetra nel fusto e provoca la morte dell’albero». Per limitare la diffusione si ricorre ai pergolati che proteggono gli alberi dal vento. «In passato venivano realizzati in pali di castagno e coperti con le tipiche pagliarelle, ma il costo eccessivo dei materiali li ha resi antieconomici – sottolinea Vinaccia -. Ora, grazie al regolamento ratificato dalla Regione Campania nel 2017, possiamo utilizzare anche il metallo per abbattere le spese e garantire una maggiore longevità delle strutture». Per quanto riguarda i trattamenti con fitosanitari per prevenire lo sviluppo del «mal secco», il presidente della Solagri spiega che «vengono utilizzati esclusivamente prodotti a residuo zero, come impone il disciplinare Igp». Negli ultimi anni è stata anche avviata un’intensa attività di recupero di poderi abbandonati per evitare che il fungo possa trovare terreno fertile in territori incolti. «I nostri 225 associati – conclude Vinaccia – forniscono annualmente tra i 14mila ed i 18mila quintali di limoni Igp dei quali il 40 per cento circa è destinato alla produzione del limoncello ed il resto commercializzato sui mercati di tutto il mondo. Nonostante il mal secco le quantità non variano eccessivamente grazie al reimpianto degli alberi malati, garantendo la sopravvivenza di centinaia di aziende agricole.
Ora l’intervento del governo può rivelarsi determinante per individuare nuove terapie da adottare per salvaguardare le piante». Un aiuto per le regioni dove sono presenti produzioni certificate da marchio di qualità, che prevede una dotazione economica pari a 3 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023, 2024 e 2025, per un totale di 9 milioni. In particolare, vengono finanziate le attività di ricerca finalizzate al contenimento della diffusione del «mal secco», specificatamente riferite alle produzioni Igp. «Vogliamo rafforzare le filiere italiane e proteggere i nostri prodotti, che sono sinonimo di eccellenza e qualità», ha chiarito il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, in occasione dell’approvazione della legge di Bilancio, precisando: «Abbiamo previsto tanti interventi utili, tra cui importanti fondi anche per contrastare le patologie che sempre più spesso aggrediscono le piante». Il governo, quindi, ha deciso di intervenire in sostegno dei coltivatori, ma anche per salvaguardare gli agrumi italiani, che, secondo Lollobrigida, sono «tra le più preziose produzioni al mondo, un nostro prodotto di eccellenza che vogliamo continuare a produrre anche per non essere costretti, una volta cancellate le nostre colture, a doverle comprare da nazioni che producono con meno qualità e spesso utilizzando forti concentrati di fitofarmaci, i cosiddetti pesticidi».