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Amalfi, ex Seminario: Provincia di Salerno condannata a risarcire Curia per 300mila euro

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La Provincia di Salerno condannata al pagamento di oltre 300mila euro in favore dell’Arcidiocesi di Amalfi-Cava de’ Tirreni. 

Con sentenza dello scorso 30 gennaio, il Tribunale di Salerno (Prima Sezione Civile, giudice designato Roberto Ricciardi) ha condannato l’ente di Palazzo Sant’Agostino al compenso della penale da inadempimento per il mancato raggiungimento dell’accordo circa il trasferimento della sede dell’istituto tecnico per il turismo di Amalfi all’interno dell’ex seminario di piazza Duomo. A darne notizia il quotidiano Il Mattino oggi in edicola.

Nel 2012 la Provincia di Salerno prese contatti con la Curia amalfitana, offertasi disponibile a destinare, per uso scolastico, l’immobile di sua proprietà che fino a qualche anno prima aveva ospitato l’Istituto tecnico commerciale.  

Le trattative si conclusero favorevolmente: l’arcivescovo Orazio Soricelli e l’ingegner Lorenzo Criscuolo (per la Provincia) sottoscrissero un preliminare di locazione che prevedeva una penale di 300mila euro nel caso della mancata stipula del contratto definitivo entro tre anni. Penale garantita dall’Elba Assicurazioni

Come da impegni assunti nel preliminare, la Curia garantì a proprie spese gli interventi strutturali all’immobile per l’ottenimento dell’agibilità. Al completamento, monsignor Soricelli chiese all’amministrazione provinciale la stipula del contratto definitivo di locazione entro il 31 ottobre 2015. 

Sia la Provincia di Salerno che la compagnia assicurativa non intesero sottoscrivere il contratto definitivo, in quanto la Curia non aveva provveduto a eliminare le barriere architettoniche, come previsto dal preliminare. 

Non condividendo il diniego alla stipula, l’Arcidiocesi di Amalfi citò in giudizio, dinanzi al Tribunale di Salerno, la Provincia e l’Elba Assicurazioni, chiedendo la condanna in solido al pagamento della penale, oltre gli accessori di legge. A tutelare gli interessi della Curia i legali Andrea Di Lieto e Adele Apicella.  

«L’impegno della Curia a mettere a norma l’immobile non può estendersi fino al punto di imporle la realizzazione di opere non consentite dai vincoli imposti dalla normativa vigente – si legge dalla sentenza -. Ciò, ovviamente, nei limiti di un corretto e ordinato svolgimento della attività scolastica, tale da garantirlo anche in favore delle fasce più deboli della scolaresca, come per gli alunni portatori di  handicap […] E’ dunque lecito ritenere che la Provincia di Salerno, prima di assumere l’impegno contrattuale di stipulare il definitivo, abbia considerato che all’immobile non potevano essere apportate chissà quali grandi modifiche e che, se ciò nonostante, abbia ugualmente deciso di stipulare il preliminare, lo abbia fatto nella consapevolezza di poter pretendere solo modesti aggiustamenti».

Inoltre il consulente tecnico d’ufficio ha poi chiarito che le barriere non erano eliminabili, in quanto attengono a parti strutturali dell’immobile. 

Il giudice «non ritiene che la Provincia abbia legittimamente rifiutato la stipula del definitivo per l’inadeguatezza dell’immobile allo scopo cui era destinato, specie per quel che riguarda la presenza di dislivelli e la impossibilità di raggiungere l’ascensore per i portatori di handicap, trattandosi di circostanze facilmente verificabili già prima della stipula del preliminare» condannando la Provincia al saldo dei 300mila euro oltre agli interessi legali dal primo atto di messa in mora al soddisfo, nonché al pagamento delle spese di lite (poco più di 7mila euro) e della consulenza tecnica d’ufficio. 

L’ex Seminario resta chiuso. Dal 2017 è passato alla gestione dell’imprenditore turistico sorrentino Luigi Savarese con l’intento di trasformarlo in casa di accoglienza per fedeli. 

Nel maggio 2019 la sentenza del TAR respinse il ricorso dell’imprenditore che chiedeva il cambio di destinazione, tenendo conto che la conversione in casa religiosa di ospitalità, va considerata nell’ambito della categoria turistico-ricettiva. 

Savarese presentò anche ricorso al Consiglio di Stato che nel 2021 che diede ragione al Comune di Amalfi

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