Antonio Scurati, scrittore appassionato di storia che con M. Il figlio del secolo ha vinto nel 2019 il Premio Strega, non ha dubbi: “Abbiamo assistito a una ricerca del tornaconto personale, a un calcolo partitico miserabile a discapito dell’interesse generale. Una sciagurata manifestazione di irresponsabilità”. Lo ha detto in un’intervista rilasciata a Raffaella De Santis per la Repubblica oggi in edicola.
Nelle ultime ore c’era stata una mobilitazione di cittadini e associazioni per scongiurare la sfiducia. La politica ha tradito la cittadinanza?
“Non so se ha tradito gli italiani, senza dubbio si è trattato di un tradimento nei confronti del Paese, un colpo vigliacco inferto a un uomo e a un governo che cercava soluzioni a una somma di problemi epocali, dalla pandemia alla crisi economica, alle conseguenze della guerra”.
La congiuntura storica avrebbe richiesto responsabilità?
“Stiamo vivendo un’estate assediata dagli incendi dovuti alla siccità. Siamo immersi in un paesaggio post-apocalittico: ghiacciai che ci crollano sulla testa, fiamme che minacciano strade e case, blackout energetici, razionamento idrico. Il fatto più grave di tutti è che il calcolo meschino sul breve termine oscuri del tutto questo scenario di gravità epocale”.
Si sente parte di quegli italiani a cui ha fatto riferimento Draghi nel suo discorso?
“Sono tra quelli che volevano un governo di unità nazionale e temo purtroppo che alle prossime elezioni si allargherà ancora di più la vastissima area dell’astensionismo”.
Spira un vento di destra. Rischiamo nuovi estremismi?
“Non credo che assisteremo al ritorno delle forme storiche del fascismo con la camicia nera o il saluto romano. I nuovi estremismi sono già qui da anni, hanno governato questo Paese e si preparano a governarlo di nuovo. Sono quei partiti e movimenti che convenzionalmente chiamiamo populisti”.
Con l’inflazione che galoppa e la crisi economica, crescerà la rabbia sociale?
“Il populismo si alimenta delle cosiddette “passioni tristi”: rabbia, delusione, sconforto, risentimento, soprattutto paura. La caratteristica della leadership populista, che fu inventata da Benito Mussolini, è di non avere idee, principi, strategie proprie ma di valersi della supremazia tattica del vuoto, di essere come un vaso che si riempie dei malumori dell’elettorato, li fiuta, li asseconda, li alimenta, soffia su di essi. Non li precede, semmai li segue”.
Dobbiamo aspettarci una destra sovranista al potere?
“Secondo me l’aspetto più sciagurato di un’eventuale vittoria elettorale di questa destra populista e sovranista sarebbe quello di rappresentare un arresto del processo storico di formazione di un’unità politica europea e di una sua indipendenza militare, che la guerra in Ucraina ha dimostrato necessaria. Credo che i grandi problemi epocali di questi giorni possano essere affrontati solo da un’Europa politicamente unita”.
Come vede il nostro posizionamento rispetto all’Ucraina?
“Non dimentichiamo che i leader dei partiti populisti, da Fratelli d’Italia alla Lega ai 5Stelle, fino a ieri pensavano di spostare il baricentro della politica italiana dall’Unione europea e dall’alleanza atlantica, di cui Draghi è un sostenitore, verso l’orbita della Russia di Putin, dove trovano un impasto maleodorante di suprematismo bianco, senso di rivincita, disprezzo della democrazia. C’è un abisso tra unità nazionale e nazionalismo sovranista. L’idea che alle soglie del centenario della marcia su Roma, al governo potrebbero andare gli eredi di quella storia e di quelle idee mi sembra francamente agghiacciante”.
Teme un indebolimento della democrazia?
“In realtà l’indebolimento è già in atto, proprio sotto la spinta dei populisti. Guardiamo agli Stati Uniti. Le risultanze giudiziarie dimostrano come Trump avesse giocato un ruolo in prima persona nell’assalto a Capitol Hill. Trump era un leader che aveva tutte le caratteristiche del populismo più spinto, a partire dalla riduzione della complessità della realtà a un unico problema: quello del nemico invasore e degli immigrati. È tipica del leader populista la promessa di semplificare, di banalizzare e riportare tutto a formule apparentemente semplici. È un’infantilizzazione della cittadinanza, purtroppo spesso molto efficace”.
Il futuro politico è già scritto?
“L’esito delle prossime elezioni non è scontato. Chi la pensa diversamente rispetto a chi ha fatto cadere il governo non si deve dare per vinto. La storia insegna che la democrazia è sempre lotta per la democrazia”.