di EMILIANO AMATO
Dolore, rabbia e indignazione. Sono questi i sentimenti che attraversano la Costiera Amalfitana dopo la tragica e inaccettabile morte di Luigi Palumbo, il 72enne di Scala travolto mercoledì scorso da un motociclista pirata ad Amalfi. Un dramma che ha scosso l’intera comunità e riaperto, con forza, il dibattito su una sicurezza stradale sempre più precaria.
Palumbo, padre e nonno, stava camminando nei pressi del suo posto di lavoro quando è stato preso in pieno. Il dolore per la perdita è stato amplificato dal silenzio delle istituzioni: a eccezione del sindaco di Scala, nessun altro primo cittadino della Divina ha espresso un messaggio di cordoglio o preso posizione su quanto accaduto.

Una tragedia che, per molti residenti, non è altro che l’ennesimo capitolo di una situazione insostenibile: i cinquanta chilometri d’asfalto da Vietri sul Mare a Sorrento, sono pericolosissimi, invasi da un traffico incontrollato fatto di auto, moto, minivan, minibus, scooter, spesso condotti da turisti inesperti o guidatori imprudenti. Le strade strette e tortuose, unite a una sosta selvaggia e all’assenza di controlli capillari, costituiscono un mix letale.
Sulla Costiera si continua a morire in questo modo intollerabile. Le Istituzioni dello Stato hanno il dovere di garantire la sicurezza dei cittadini. Questo include la tutela dell’ordine, la prevenzione dei crimini, la protezione della proprietà e l’assicurazione dell’incolumità delle persone.
Da anni si chiedono interventi strutturali, ma ad oggi le misure adottate si limitano a pochi attraversamenti pedonali rialzati e a richieste di installazione di autovelox. Non è più sufficiente. Non si può vivere con la spada di Damocle sulla testa ogni volta che si mette piede fuori casa. Questa non è una strada, è diventata una pista da corsa per motociclisti incoscienti”.
In questo contesto, prende forza una proposta che inizia a circolare con sempre maggiore insistenza: l’intervento dell’Esercito Italiano attraverso l’Operazione “Strade Sicure”. Attiva dal 2008, questa operazione prevede l’impiego di militari per il pattugliamento congiunto con le forze di polizia, soprattutto in aree sensibili e a rischio. Anche città turistiche con notevoli presenze quotidiane (da Roma ad Assisi). L’idea è quella di assegnare alcuni contingenti anche alla Costiera, in punti nevralgici, per scoraggiare comportamenti pericolosi e garantire maggiore presenza dello Stato.
I militari, preparati specificamente per operare in contesti urbani e turistici, potrebbero rappresentare un supporto concreto alla Polizia Locale e ai Carabinieri, spesso sotto organico. Non si tratterebbe solo di repressione, ma anche di deterrenza e presenza attiva sul territorio.
La morte di Luigi Palumbo non può e non deve restare una tragica parentesi. È il momento di agire con decisione, responsabilità e coraggio. Le strade della Costiera Amalfitana devono tornare a essere percorsi di bellezza e non di paura. La comunità, intanto, chiede rispetto, giustizia e sicurezza. E chiede che lo Stato faccia sentire la propria voce. Prima che sia troppo tardi. Ancora una volta.