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Croce di Malta o di croce Amalfi?

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di GIUSEPPE GARGANO

Il pavimento in mosaici bianchi e neri di un’abitazione di Ercolano, risalente al I secolo d.C., contiene la più antica testimonianza a riguardo della croce ottagona: essa è rappresentata in forma stilizzata in nero su campo bianco. Non era di certo ancora un simbolo cristiano; d’altronde il simbolismo della croce in generale è molto antico e presente in varie civiltà mediterranee ed europee (croce celtica, croce a bracci lunghi, croce uncinata). Soltanto dopo la crocifissione di Cristo essa divenne genericamente un segno cristiano. E nel mondo ormai cristiano essa ritorna, sempre nella forma stilizzata ottagona, sui mosaici di S. Vitale a Ravenna, risalenti al VI secolo d.C.: la si nota verde in campo rosso trapuntare la veste dorata della seconda cortigiana a sinistra dell’imperatrice Teodora. Ma il mosaico ravennate evidenzia una suggestiva sorpresa: nelle appendici tondeggianti nere del drappeggio che incornicia il mosaico la stessa croce è raffigurata piena e bianca. E’ questo sicuramente il prototipo di una successiva interessante rivisitazione, della quale tratteremo a breve. 

Quella nuova foggia ricompare su di un tarì del 1088, coniato cum capite et cruce, per volontà del duca di Amalfi Gisulfo II, già principe di Salerno. Tra le aperture delle punte di notano quattro globi. Secondo un’antica tradizione amalfitana, ripresa da Gabriele D’Annunzio ne La Canzone del Sacramento (1911): «E la rosa dei venti amalfitana / già fatta croce irsuta d’otto punte / si consecrava presso la campana», essa sarebbe stata una prima rosa a dodici venti, come quella disegnata nel Codice Beda 3 conservato presso la Badìa di Cava risalente all’XI secolo e formata da dodici angeli disposti a cerchio e in atto di soffiare verso il centro comune occupato da un uomo sostenente il sole e da una donna reggente la luna (rappresentavano il dì e la notte). I dodici venti della rosa amalfitana croce ottagona erano quelli principali indicati dai globi: Tramontana (N), Ponente (W), Mezzogiorno (S) e Levante (E); le otto punte indicavano invece i venti secondari: Maestrale (NW), Ponente a Maestro (WNW), Ponente a Libeccio (WSW), Libeccio (SW), Scirocco (SE), Scirocco a Levante (ESE), Grecale (ENE), Borea (NE).

Negli anni ’80 dell’XI secolo la croce ottagona – rosa dei dodici venti era diventata uno dei simboli della repubblica marinara di Amalfi. Pertanto, Gerardo Sasso, nel fondare il primo ordine monastico-cavalleresco della storia, intitolato a S. Giovanni Battista di Gerusalemme, la adottò quale simbolo della sua istituzione. Allora i frati-cavalieri attribuirono alle punte un significato strettamente religioso: le Otto Beatitudini Teologali secondo S. Matteo.

La croce d’otto punte viaggiò con loro, dapprima bianca in campo nero poi anche in campo rosso (il nero colore rappresentante la disposizione verso il prossimo e quindi adeguato alla caritatevole missione dell’obsequium pauperum, il rosso colore della cavalleria e pertanto indicatore della tuitio fidei), verso i loro forzati spostamenti a S. Giovanni d’Acri (1187), a Cipro (1291), a Rodi (1310) e infine a Malta (1530), per assumere la definitiva denominazione di “croce di Malta”.

Quale emblema dell’Ordine amalfitano di S. Giovanni e della primitiva rosa dei venti essa è stata scelta come simbolo della Provincia di Salerno, sostituendo un’altra antica figura araldica amalfitana, la bussola nautica magnetica, che sin dal XVI secolo rappresentò il Principato Citra. Ciò va ad aggiungersi al simbolismo della Regione Campania, che dall’atto della sua istituzione (1970) utilizza il più antico stemma della repubblica di Amalfi: la banda rossa in campo bianco, a perenne memoria dell’origine romana degli amalfitani.

Per rispondere alla domanda del titolo, che numerose persone si pongono, possiamo affermare che la croce ottagona fu prima di Amalfi e poi di Malta.  

redazione
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