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Cronaca di una settimana di agosto nella Divina Costiera

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Riceviamo e pubblichiamo lettera a firma della signora Fausta Ferraro, habitué della Costiera Amalfitana che racconta alcuni disagi e disservizi vissuti durante la sua ultima vacanza qui. Segue testo.

Premetto che da più di settanta anni amo e sono incline a reputare la costiera amalfitana il luogo più attrattivo del mondo per la riserva inesauribile di paesaggi di sorprendente e cangiante bellezza. Il che accentua, via via e in modo sempre più irreversibile, la percezione di un contrasto stridente con alcune caratteristiche che la rendono invivibile.

Descrivo tre aspetti tratti dalla mia esperienza di quest’anno, che penso siano emblematici dello stato avvilente delle cose. Do l’antecedenza all’aspetto sanitario, perché senza ombra di dubbio rappresenta la principale invariante, purtroppo non scalfita se non superficialmente, dall’istituzione, pur così importante, in zona, del presidio sanitario di Castiglione.  Nei giorni che hanno preceduto Ferragosto ci siamo recate (in due perché affette dall’identico problema) a Castiglione per l’insorgenza di una grave forma di allergia cutanea e abbiamo appurato che non era possibile avere, in quanto non prevista, una consulenza dermatologica. Un sanitario in servizio si è reso tuttavia disponibile a dare uno sguardo (nel perimetro esterno e quindi senza alcuna possibilità di tutela della privacy che ha implicato per necessità denudarsi pubblicamente). Anche la richiesta del nominativo di un dermatologo reperibile in caso di aggravamento è esitata nella indicazione dell’Ospedale di Cava de tirreni e forse Maiori. L’interrogativo insistente è: come è possibile che ad Amalfi, che registra un record costante di presenze, e per giunta in era postCovid, non sia stato mai possibile prevedere e istituire un presidio sanitario di ordinaria funzionalità e non semplicemente di pronto soccorso emergenziale? L’aggravamento (già prevedibile) del nostro quadro clinico ha implicato, per l’una, il rientro a Napoli che ha bruscamente e disastrosamente posto fine a tutto il piano vacanze appena iniziato, e, per l’altra, la sottoscritta, il rivolgersi al pronto soccorso dell’Ospedale di Cava, dove in codice bianco ha potuto avvalersi della visita dermatologica e di un, sia pur tardivo, accurato piano terapeutico.

Nel continuare ostinatamente a coltivare l’obbiettivo utopico (sempre più remoto) di una sanità pubblica a regime, sottolineerei che la esigenza di servizi di cura in prossimità dovrebbe essere uno dei punti cardinali di orientamento.

Secondo episodio: nel giugno scorso, presa visione del programma del festival di Ravello, che da un decennio a questa parte è ormai una sbiadita e misera copia di quello splendido e variegato di anni fa, avevamo programmato di concederci, come evento musicale del nostro breve soggiorno in costiera, il concerto del 7 Agosto. Poiché trattavasi di due persone di una certa età (ultrasettantacinquenni) avevamo deciso di prenotare una camera che consentisse di pernottare per il dopo concerto. Dopo una estenuante ricerca, perché già agli inizi di giugno vi era il tutto esaurito, avevamo prenotato una camera in un bed and breakfast del centro e fornito il contatto email per ricevere l’IBAN per una eventuale caparra. Nei nostri ripetuti solleciti telefonici era stata data conferma della prenotazione e ci avevano risposto di essere così indaffarati con arrivi e partenze da non aver avuto tempo per inviare Iban. Quando il giovedì precedente il concerto abbiamo telefonato per avvisare che saremmo arrivate prima delle 18, abbiamo appurato che non ci era stata riservata alcuna camera e ciò ha comportato, oltre che, ovviamente, una energica protesta, il danno conseguente dei due biglietti acquistati a giugno a vuoto, per la impossibilità a quel punto di assistere al Concerto. Vale la pena aggiungere, con sommo dispiacere per quel che mi riguarda, l’aver constatato una abissale differenza nell’accoglienza ricevuta, nell’ultimo week end di giugno, nel nostro minitour alle Isole Borromee, meta turistica di pari valore e di tutt’altro livello di civiltà. Situazione analoga: prenotazione più di un mese prima, pagamento in loco, squisita gentilezza in arrivo e in partenza, e garbata disponibilità a fornirci tutte le informazioni utili per il breve soggiorno.

Una ulteriore criticità, sebbene quest’ultima attribuibile alle caratteristiche morfologiche della costiera piuttosto che alla sua gestione, è la difficoltà e pericolosità dei percorsi da un luogo all’altro, come ad esempio da Vettica minore ad Amalfi, passeggiata di un valore paesaggistico enorme ma, anche nelle ore mattutine e in assenza di tracciati pedonali, a rischio di investimento per chi cammina a piedi. Paradigmatica la nostra breve escursione alla chiesa di San Pancrazio a Conca dei Marini. Il percorso di andata sulla carrabile, assai infelice, tallonate impietosamente da macchine e moto roboanti e, per contrasto, il ritorno immerso nella musica del silenzio, dopo aver esplorato l’ampia distesa boscosa che circonda la chiesa; periplo che,  attraverso sentieri e scalinate nel vagheggiare l’approdo in prossimità dell’ex convento di Santa Rosa, ripaga la fatica del percorso, in ombreggiata salita, con numerosi dettagli che appaiono mostrare la attenzione e la cura che la collettività (wishful thinking?) del luogo ha per il proprio borgo, bene comune.

Fausta Ferraro

redazione
http://www.quotidianocostiera.it
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