C’è un ordine, tanto assurdo quanto evocativo, nel regolamento militare della Real Marina delle Due Sicilie: “Facite Ammuina!”. Tradotto: “Fate confusione!”. Ma dietro quello che sembra un decreto ufficiale borbonico si cela in realtà un falso storico, un’operazione goliardica diventata col tempo simbolo della veracità partenopea.
Il testo – un capolavoro di nonsense strategico – recita: «Tutti quelli che stanno a prua vadano a poppa, e quelli a poppa vadano a prua…». Una girandola di movimenti senza senso, chiusa con l’iconico ordine per chi è senza compiti: «S’aremeni a ‘cca e a ‘llà» (si dia da fare qua e là). Il tutto, stando al presunto regolamento, da eseguire durante le visite a bordo delle Alte Autorità del Regno.

Ma la verità è che questo decreto non è mai esistito. Non è presente in alcun archivio della Marina borbonica, i firmatari sono personaggi inventati, e perfino la carica del “Maresciallo in capo dei legni e bastimenti” è frutto della fantasia.
Un gioco di cadetti o uno scherzo da caserma?
L’origine più probabile risale al collegio militare di Pizzofalcone – oggi Accademia della Nunziatella – dove tra il 1841 e il 1844, un gruppo di cadetti avrebbe redatto il testo in napoletano come scherzo interno, prendendo bonariamente in giro la rigida disciplina dell’epoca.
Un’altra leggenda chiama in causa un ufficiale reale: Federico Cafiero, sorpreso a dormire durante il servizio, avrebbe inventato la strategia dell’“ammuina” per fingere efficienza in caso di controlli improvvisi. Ma anche qui le prove scarseggiano.
Una parola che ha fatto il giro d’Europa
“Ammuina” non è solo una parola colorita, ma un frammento di storia linguistica. Deriva dallo spagnolo amohinar, che significa proprio “fare confusione”. A sua volta, il termine risale al latino cristiano eleemosyna (elemosina), nato dal greco eleēmosúnē (compassione). Un lungo viaggio semantico che lega Napoli al Mediterraneo, passando per la Francia e la Spagna, fino ad arrivare all’inglese “alms”.