di FLAVIANO PINTO*
Le cronache di tutti i giorni parlano ormai costantemente di over-tourism, da molti interpretato come definizione di “turismo di massa”, mentre in realtà esso indica semplicemente “l’impatto del turismo su di una destinazione, che influenza eccessivamente ed in modo negativo sia la qualità della vita percepita dai cittadini che la qualità delle esperienze dei turisti”, così come definito dall’Organizzazione mondiale del turismo. Tra le mete italiane maggiormente colpite ci sono Venezia, con il più alto livello al mondo, le Cinqueterre, la Costiera Amalfitana.
Dalla definizione evidenziata si possono dedurre due elementi fondamentali, la qualità ed il fatto che il fenomeno colpisca sia gli abitanti che i turisti.
Analizziamoli una alla volta.
Non propendo per una valutazione negativa del fenomeno, che è pur sempre fonte di sviluppo ed incremento dell’economia di un territorio e di produzione di redditi. In realtà esso, molto più semplicemente, è il risultato di uno scollamento, o per meglio dire l’assenza di correlazione, tra l’elevata velocità di crescita della capacità di attrarre flussi turistici ed il lento adattamento del livello dei servizi. Una corsa esasperata verso la quantità piuttosto che la qualità. Sarebbe sufficiente colmare questo gap con opportune e mirate azioni nell’ambito di una precisa pianificazione strategica dei territori interessati, soprattutto in ambito di distribuzione dei flussi e di mobilità all’interno dei territori, per disinnescarne le distorsioni. Un esempio può rendere più comprensibile il concetto. La realizzazione di opere infrastrutturali (aeroporti, stazioni ferroviarie, TAV, porti, autostrade, etc.) rende più agevole l’arrivo dei viaggiatori favorendo ed incrementando, per questo, i flussi in arrivo, ma poi i viaggiatori in arrivo dovranno raggiungere le mete da visitare, dovranno muoversi all’interno dei territori e dovranno ritornare verso l’infrastruttura di trasporto, ciò comporta necessariamente l’adeguamento di tutti i servizi di trasferimento infraterritoriali, mezzi di trasporto pubblici e privati, parcheggi, servizi di assistenza facchinaggio, deposito, etc., altrimenti si andrebbe, come poi effettivamente accade, verso strozzature evidenti, i cosiddetti “colli di bottiglia”. Ad aggravare la mobilità interviene anche il surplus di approvvigionamento di materie prime e merci, che una maggiore presenza di turisti richiede, con conseguente incremento dei flussi di trasporto che convergono egualmente verso le mete turistiche.
Passiamo all’analisi del secondo elemento. In primo luogo, e ci riallacciamo a quanto già rappresentato, l’overtourism rende difficile anche per gli stessi abitanti vivere ed usufruire agevolmente dei servizi e spazi pubblici, pensiamo soprattutto alle persone più fragili come gli anziani. Borghi di poche centinaia di abitanti che si trovano invasi ogni giorno da turisti in numero dieci, venti volte superiore. Il sovraccarico dei servizi finisce con il condizionare negativamente, sia la qualità della vita percepita dai cittadini che la qualità delle esperienze dei turisti, con conseguente disaffezione alla meta turistica. Inoltre, la deregulation che ha portato negli ultimi decenni al proliferare di strutture ricettive e di accoglienza private, ha causato la conversione di un notevole numero di abitazioni private in strutture ricettive, con la conseguente emigrazione degli abitanti, soprattutto giovani coppie, verso paesi e luoghi più economici ma più distanti. Effetti? Si allentano i legami familiari, viene a mancare l’opera sociale svolta da genitori e nonni in favore soprattutto dei lavoratori, si perdono tradizioni e ricordi e quando il flusso turistico stagionale termina, i borghi ed i paesi vedono completamente svuotati loro luoghi. In più, e qui si chiude anche il cerchio con la mobilità, gli abitanti costretti giocoforza ad emigrare devono ritornare quotidianamente nei luoghi turistici per le proprie attività lavorative, con ulteriore sovraccarico sempre per i servizi e le infrastrutture locali.
Le soluzioni sono semplici e, senza arrivare alla “esagerata” delibera della Municipalità di Barcellona, basta avere la volontà di tutti gli operatori coinvolti, politici, amministratori pubblici, imprenditori, privati di perseguire una logica strategica di territorio che sia veramente tale, libera cioè di interessi di parti, personalismi, opportunismi etc.
Appaiono invece, criticabili provvedimenti quali tasse di sbarco o di accesso, generalmente per somme esigue, quali 5,00 euro, o poco superiori. Difficilmente tali azioni potranno avere l’effetto di ridurre o scoraggiare gli accessi. Immaginiamo un turista che giunge dall’altro capo del mondo e l’entità dei costi che ha sostenuto per giungere in Italia, ebbene: è pensabile che si faccia scoraggiare dal pagare pochi euro per raggiungere la tanto agognata meta? Direi proprio di no! Questi provvedimenti emanati dalle amministrazioni locali, appaiono più come una scusa per rimpinguare le casse comunali, atteso poi che spesso non si nota evidenza di un corrispondente aumento dei servizi comunali.
*Dottore Commercialista, specializzato in consulenza gestionale e Manager di imprese turistiche