di NOVELLA NICODEMI
A una settimana dalla scomparsa, ricordiamo l’uomo e l’artista portoghese Manuel Cargaleiro attraverso il racconto del rappresentante più significativo del panorama artistico della ceramica vietrese, il maestro Franco Raimondi, grande amico e collaboratore del maestro portoghese.
Cargaleiro, spentosi a 97 anni, si era trasferito a Parigi mezzo secolo fa, lasciando il suo caro Portogallo che ancora riportava le ferite della dittatura di Salazar.Pittore e ceramista, nella sua arte, basata su moduli geometrici e colori primari (sull’onda di artisti della Scuola di Parigi come Max Ernst e Paul Klee), decisivo è stato l’incontro con la Costiera amalfitana di cui era follemente innamorato. Spirito cosmopolita, interpretava i luoghi che visitava e lo affascinavano catturandone l’essenza vitale, immedesimandosi nello spirito più genuino, cogliendone l’anima profonda.
Dopo aver ricevuto nel 1999 il premio “Viaggio attraverso la ceramica”, nel 2004 inaugurò il Museo Artistico Industriale di Ceramica Manuel Cargaleiro a Vietri sul mare, poi trasferito nel 2014 presso la Fondazione Museo Manuel Cargaleiro a Ravello. Nel 2017 arriva l’investitura a Magister Civitatis Amalfie, dopo l’esecuzione del murale “Io preferisco i fiori” donato alla città. Pannelli policromi, piastre, piatti, sculture e vasi: queste le opere che ha lasciato alla sua prediletta Costiera amalfitana, tutte intrise di raffinata eleganza e impregnate delle emozioni profonde che questo luogo suscitava in lui. A Ravello, le sue opere sono ospitate nella mostra permanente a Palazzo Tolla, in piazzetta Monsignor Pantaleone Amato e sulla facciata del plesso scolastico di via Roma. Al borgo di Atrani, con le sue mirabolanti geometrie verticali, aveva donato il pannello “Atrani Rinata”, a testimonianza della rinascita della cittadina dopo la tragica alluvione del 2010.
Maestro Raimondi, quando ha conosciuto il maestro Cargaleiro?
Nel 1999, quando il maestro fu premiato dal Comune di Vietri nell’ambito del Premio “Viaggio attraverso la ceramica”. L’allora direttore artistico era Enzo Biffi Gentili. Io ero responsabile artistico dell’Ente ceramica vietrese.
Chi era allora per lei il maestro?
Non entro nell’aspetto critico della sua opera perché non spetta a me. Parlo solo dell’aspetto umano, altro non mi compete. Era un gigante dell’arte che ha attraversato tre generazioni. L’ultimo grande del Novecento. In seguito venne da me, a trovarmi nel mio laboratorio, con grande umiltà, da amico, e io lo accolsi come un amico.
A livello umano cosa le ha lasciato?
Ho difficoltà a parlarne, l’emozione è forte. Mi ha lasciato una eredità straordinaria: la libertà di segno assoluta che solo un grande maestro può darti. Con la sua maestria ha creato capolavori. Il nostro rapporto di amicizia e collaborazione è durato per quindici anni, con fasi alterne. Con lui ho avuto un confronto continuo di idee, uno scambio di esperienze che mi ha arricchito. Era di una umiltà e semplicità straordinarie. Ricordo i tanti pranzi e cene di famiglia in cui lui era veramente di compagnia. Amava soggiornare all’Hotel Baia e raggiungere a piedi Vietri. Sono stato fortunato. Lavoro da cinquant’anni nel mio piccolo laboratorio a Vietri, a Via Mazzini, e lì sono passati tantissimi personaggi. Fino a questo gigante che ha segnato l’arte europea con il passaggio dalla ceramica tradizionale a una ceramica innovativa. Il nostro era un rapporto intenso di grande rispetto.
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A suo avviso, quale è stata la più grande innovazione del maestro Cargaleiro?
Il ritornare a progettare. Un buon ceramista prima di eseguire un pezzo deve progettarlo. La pittura arricchisce la ceramica e la ceramica a sua volta arricchisce la pittura. Ha innovato la concezione della ceramica portoghese dando vita nel contempo a un movimento artistico di vasta portata, di respiro mitteleuropeo, influenzando anche artisti come Gambone, che ha conosciuto a Firenze e con il quale si è spesso confrontato.
Della sua vita parigina le raccontava?
Lui alloggiava a Parigi nella stessa pensione di Picasso. Mi diceva che Modigliani era stato molto sfortunato in amore e che Picasso era così generoso che quando acquistava qualcosa in un negozio non pagava mai in contanti, ma lasciava un suo bozzetto firmato.
Cosa ha lasciato questo gigante dell’arte ceramica portoghese alla Costiera amalfitana?
Sono avvenuti grazie a lui eventi straordinari, tantissime mostre in Europa, un’occasione per gli artisti vietresi di essere presenti nei più importanti musei europei. Al Museo Azulejos, nella mostra Proposte di architettura, presentò dodici pannelli prodotti a Vietri, un evento internazionale con annullo speciale di un francobollo. A una mostra a Parigi nella Galleria Albert Loeb vennero esposti circa cinquanta pezzi prodotti dalle aziende vietresi. Ma penso, ovviamente, al pannello ad Amalfi voluto dalla Comunità montana, che ci onoriamo di avere, così come al pannello a Villa Guariglia. Dalla nostra collaborazione sono nati tanti pezzi per i musei, per la Fondazione di Vietri che oggi non esiste più. Nel suo museo a Castelo Branco ha dedicato una stanza alla ceramica vietrese verso cui aveva un amore profondo, con una esposizione di artisti ceramisti vietresi. Ha portato sapienza nell’arte della ceramica. Ognuno di noi ha colto a modo suo questa grandezza.