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Il Corpus Domini e la tradizione dei tappeti di fiori a Ravello

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di SALVATORE AMATO

La Solennità del Corpo e del Sangue di Cristo, comunemente detta Corpus Domini, è un appuntamento ciclico di grande importanza per la nostra comunità, che lo celebra in modo solenne ogni anno. L’origine e lo sviluppo di questo grande mistero eucaristico risalgono al XIII secolo, in una regione dell’attuale Belgio, le Fiandre, grazie alla beata Giuliana di Cornillon.

Nel 1208, quando era priora nel Monastero di Monte Cornelio presso Liegi, durante un’estasi vide il disco lunare risplendente di luce candida, deformato però da un lato da una linea rimasta in ombra. Intese che quella visione significava la Chiesa del suo tempo, che ancora mancava di una Solennità in onore del SS. Sacramento. Il direttore spirituale della beata, il Canonico di Liegi Giovanni di Lausanne, ottenuto il giudizio favorevole di parecchi teologi in merito alla suddetta visione, presentò al vescovo la richiesta di introdurre nella diocesi una festa in onore del Corpus Domini.

La richiesta fu accolta nel 1246 e venne fissata la data del giovedì dopo l’ottava della Trinità. Più tardi, nel 1262, salì al soglio pontificio, col nome di Urbano IV, l’antico arcidiacono di Liegi e confidente della beata Giuliana, Jacques Pantaléon. L’anno dopo, nel viterbese, a Bolsena, terra dove fu aperta la causa di beatificazione, si verificò un miracolo eucaristico; un prete boemo, in pellegrinaggio verso Roma, si fermò a dir messa a Bolsena ed al momento dell’Eucarestia, nello spezzare l’ostia consacrata, fu pervaso dal dubbio che essa contenesse veramente il corpo di Cristo.

A fugare i suoi dubbi, dall’ostia uscirono allora alcune gocce di sangue che macchiarono il bianco corporale di lino liturgico (attualmente conservato nel Duomo di Orvieto) e alcune pietre dell’altare tuttora custodite in preziose teche presso la basilica di Santa Cristina. Venuto a conoscenza dell’accaduto, Papa Urbano IV, con la bolla “Transiturus de hoc mundo” (mentre stava per lasciare questo mondo), istituì ufficialmente la festa del Corpus Domini, estendendola a tutta la cristianità, fissandone la ricorrenza al giovedì seguente la prima domenica dopo la Pentecoste.

In seguito, la popolarità della festa crebbe grazie alla diffusione delle confraternite o compagnie del SS. Sacramento e ai provvedimenti del Concilio di Trento.
Nel territorio ravellese, le prime notizie riguardanti il culto del Corpus Domini risalgono al XVI secolo. Le Visite Pastorali e i Sinodi diocesani, nonché speciali indulgenze, ricordano il grado di grande solennità riservato a questa celebrazione in età moderna.

Un grosso apporto alla diffusione del culto eucaristico a Ravello si deve pure ai sodalizi laicali, e in particolare all’Arciconfraternita del SS. Nome e Corpo di Cristo, fondata verso il 1490, la quale ebbe sede presso l’attuale Pinacoteca del Duomo fino al 15 ottobre 1935, quando, nel corso della quarta Visita Pastorale dell’Arcivescovo di Amalfi, Ercolano Marini, ne fu decretato il trasferimento a San Giovanni del Toro.

Nello statuto predisposto a seguito del Dispaccio del 29 giugno 1776, con il quale il re di Napoli, Ferdinando IV, dettò le norme da seguirsi per lo stabilimento di corpi laicali, all’articolo ottavo vengono definite le pratiche di culto del sodalizio: la speciale devozione verso “Gesù Cristo Sagramentato” e la promozione dell’esposizione del SS. Sacramento, accompagnata da “quel dolcissimo saluto: Sia lodato oggi e sempre il SS.mo Sacramento”. Questo aspetto della pietà religiosa, curato dall’antica Arciconfraternita fino alla sua estinzione agli inizi degli anni Sessanta del Novecento, dal 2008 ha ripreso vigore a seguito della fondazione della Confraternita del SS. Nome di Gesù e della B.V. del Monte Carmelo, che a norma di statuto ha l’obbligo, tra l’altro, di partecipare alle solenni Quarantore e alla processione del Corpus Domini.

Né di minore importanza è il contributo, documentato almeno dal XVIII secolo, dell’amministrazione civile della Città, che provvedeva e provvede alle spese occorrenti per la celebrazione della “solenne processione con il SS. Sacramento”. I tappeti fiorati, la partecipazione dei fanciulli che hanno ricevuto la Prima Comunione e dei bambini vestiti da angeli coronano questa tappa fondamentale dell’anno liturgico della Chiesa cattolica, ma al tempo stesso evocano immagini di un “piccolo mondo antico” dolce nella memoria.

redazione
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