di ROBERTO PALUMBO*
La “strana” e triste vicenda del Monastero di Ravello e il suo epilogo, fatto salvo il diritto di chi ha preso le decisioni conclusive, non spetta a noi sindacare il suo operato, lasciano spazio comunque a delle riflessioni.
Vedremo se, tra cento anni, quando suor Cristina sarà passata a miglior vita, la promessa sarà mantenuta.
Del resto, quello che ha detto ieri, padre Giorgio non avrebbe potuto dirlo l’anno scorso? Evidentemente, se vera, l’intenzione di non chiudere o sopprimere il monastero di Ravello è recente. Altrimenti è difficile credere che le linfe nuove, comprese quelle a vocazione infermieristica, siano cominciate a scorrere nell’albero delle Urbaniste dal giugno scorso. E comunque, se il Monastero non chiuderà, il se è d’obbligo, Ravello deve essere grata alle due consorelle che hanno con la loro “disobbedienza” evitato il peggio.
Mai come in questa dolorosa vicenda e al cospetto delle gerarchie a vario titolo coinvolte, credo s’imponga il rimando all’antico e sempre attuale monito: intelligenti pauca!
*Docente