di EMILIANO AMATO
Dal sapore intenso, corposo e gradevolmente amaro, il Nocino è molto più di un semplice liquore: è un concentrato di storia, tradizione e mistero. Ottenuto dalla macerazione in alcool delle noci verdi, viene preparato secondo un’antica usanza che affonda le sue radici nella cultura contadina e nei riti pagani legati al solstizio d’estate.

Secondo la tradizione, le noci vanno raccolte il 24 giugno, giorno in cui la Chiesa celebra la memoria liturgica di San Giovanni Battista, quando il mallo è ancora tenero e ricco di oli essenziali. Una scelta non casuale: in epoca precristiana, proprio in quella data si celebrava il solstizio d’estate con riti propiziatori, fuochi e danze, nel tentativo di scongiurare la malasorte e invocare fertilità e abbondanza. La notte tra il 23 e il 24 giugno era (e in alcune zone lo è ancora) ritenuta magica, sospesa tra luce e ombra, tra sacro e profano.
Non mancano infatti le leggende: si racconta che il noce fosse l’albero prediletto dalle streghe, che nella notte di San Giovanni si radunavano ai suoi piedi per celebrare i loro sabba, raccogliendone i frutti ancora acerbi per pozioni e incantesimi. Si credeva anche che i rami del noce servissero da strumento per il volo magico.
Ma superstizioni a parte, la preparazione del Nocino è un rituale che richiede pazienza e dedizione. Dopo la raccolta, le noci vengono tagliate e lasciate macerare nell’alcool con spezie come cannella, chiodi di garofano e scorze di agrumi. La miscela viene poi esposta al sole per diverse settimane, agitata ogni giorno, quindi filtrata con cura attraverso panni di tela. Il risultato è un liquore scuro, denso, dal profumo intenso, con proprietà digestive grazie alla presenza dei tannini contenuti nel mallo.
Anche i monaci benedettini del Medioevo avevano compreso il valore di questa pianta, tanto da piantarla nei pressi dei conventi e avviare una vera e propria produzione del liquore. Non a caso, la forma della noce, simile a quella del cervello umano, ha sempre affascinato l’uomo, che le attribuiva poteri curativi e mistici. La tradizione è così radicata che, un tempo, alla nascita di una figlia femmina, il padre piantava un albero di noce nella proprietà. Quando la ragazza si sposava, dal legno di quell’albero si realizzavano i mobili della sua camera da letto: un gesto simbolico, carico di significato, che univa la terra, la famiglia e il futuro
In Costiera Amalfitana, alcuni liquorifici ancora producono il Nocino seguendo l’antica ricetta artigianale. Questo liquore è ancora apprezzato come digestivo a fine pasto o ingrediente speciale in pasticceria, ma resta soprattutto un sorso di memoria: un richiamo a un tempo in cui l’uomo viveva in stretta connessione con la natura, i cicli del sole e le forze invisibili della terra.
Foto: Il Club delle Ricette