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La quercia che credevo immarcescibile ed eterna si è abbattuta

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di SALVATORE ULISSE DI PALMA

La natura, inesorabile, ha fatto il suo corso.

Come in quella vecchia lettura che leggevamo alle scuole elementari, bandita perché retorica, continuerai, nonostante tutto a dare i tuoi frutti.

Non avremo più la tua chioma a cui fare ricorso durante la grande calura e, alle tante difficoltà, ma potremo ancora giovarci dei tuoi preziosi consigli e, chissà quante volte ancora continueremo noi, che abbiamo avuto il privilegio di essere stati tuoi allievi, a domandarci: “come si sarebbe comportato il Professore in quest’occasione?”.

Perché è bene sgombrare subito il terreno da ogni contingenza e, a parlare, con il cuore in mano, come si deve dinnanzi ad un monumento di sapienza amministrativa, di saper vivere civile, di uomo al di sopra delle parti, equidistante dalle passioni e, solo pronto a consigliare per il meglio della comunità.

In tanti ti dobbiamo qualcosa, vecchia cara quercia, in tanti abbiamo appreso da te tantissimo e, tu sempre al di sopra delle parti non hai mai fatto capire, da buon padre di famiglia, chi fosse il figlio prediletto.

Sei stato capace di superare il Maestro per eccellenza che pure in Giovanni riconosceva il prediletto.

Caro Professore non ho mai cercato di capire quanto io ti fossi stato caro, ma ho la certezza di essere stato un allievo prediletto, da incoraggiare, perché puro, lontano da bizantinismi e dalle conventicole, da preservare, da accarezzare con lo sguardo in lontananza e, non so, se ho avuto il bene ed il privilegio di essere stato gratificato dal tuo voto nell’ urna, ma è poca cosa, perché so con certezza che sei stato prodigo di consigli affettuosi e sinceri.

Ho legato sempre, nel tuo tratto umano, la tua figura a quella di mio padre e, ricordo sempre, in maniera viva, anche gli scontri avuti con lui, ma ancora di più le riappacificazioni, perché non sapevate tenervi il broncio, se non per poco, perché la verità è che intimamente vi volevate un gran bene.

Ti ho visto, anche per questo, come un tutore, quel tutore che volle, in tempi ormai lontani, intuendo che forse potessi essere una risorsa per il paese, regalarmi la gioia di organizzarmi la presentazione della mia prima opera letteraria di Poesie “Amare per Cambiare” edita nel lontano 1983.

In te e me, vive quel ricordo, un pulcino pronto o forse no, per la sua prima pubblica uscita nella magica e stupenda cornice di Villa Rufolo, con relatori autorevoli che se non sollecitati da te, non avrebbero accettato l’invito.

Il mio battesimo pubblico, primo di una lunga serie che sarebbe continuato con il mio primo impegno pubblico nel 1985.

Mi volesti al tuo fianco, candidato nella tua lista della Democrazia Cristiana, lottasti perché fossi presente nel civico consesso perché credevi in me e, sicuramente non avresti voluto fare a meno della mia presenza.

Ci accomunava l’amore per le discipline umanistiche e, anche se talvolta, nel corso degli anni di vita amministrativa, qualche disappunto veniva fuori, avevi sempre il garbo e la capacità di farmi riflettere, di farmi comprendere, perché al di là del tuo vocione, io sentivo la tua anima, sentivo il tuo affetto e molto, umilmente, assecondavo anche il tuo pensiero.

Mi hai seguito sempre!, anche quando, nelle ultime vicende elettorali sembravi equidistante, trovavi sempre l’opportunità di consigliarmi.

Maestro di penna ho bevuto intensamente e facilmente il tuo eloquio perfetto, lucido, sino poco tempo fa.

Chi dall’ alto predispone il tutto ha voluto che ieri, in Ospedale a Castiglione, fossi proprio io ad accoglierti, un segno forse del destino, il mio forse, l’ ultimo volto caro che hai potuto vedere.

I Ravellesi, ed io con loro, hanno perso una guida, hanno perso un padre fondatore, un uomo con un solo obiettivo: “fare grande Ravello”.

Io, caro Professore piango, come ho pianto per mio padre la tua dipartita da questa vita terrena, ma come per la quercia in premessa per me non sei andato via del tutto, perché seguirò i tuoi insegnamenti e continuerò a domandarmi: “come si sarebbe comportato il Professore?”.

Nella tristezza del momento, nel dolore, mi sento di dire ai tuoi figli che avete perso un padre , ma se continuerete in quelli che sono stati i suoi insegnamenti, avrete ritrovato i fratelli che non conoscevate come tali e, che nell’ amore comune vi sono vicini.

redazione
http://www.quotidianocostiera.it
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