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Salernitana, la passione dei ragazzi della Costiera. Le emozioni (incredibili) di Marco e Pietro

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di Sabrina Sica

Come si affrontano le emozioni?
Sarebbe tutto più facile se da bambini venissero a spiegarci come si fa con queste strane parole chiamate emozioni.
Ti riempiono gli occhi e il cuore, ma sanno anche gonfiarti le notti di ansie e visioni.
Sono l’essenza, e assenza all’occorrenza. Ne fai il pieno, colori i giorni e pure i sogni. Con le emozioni puoi fare ogni cosa, puoi costruire ponti. Abbattere muri. Con le emozioni puoi respirare, riempirti i polmoni di quello che vuoi. Quello che scegli. Ma stasera metterle a posto non è una cosa tanto semplice. A letto presto, domani è il gran giorno. Il sonno non verrà: tempo sprecato dormire, c’è bisogno di fantasticare. Una favola sola non basterà, quante ce ne raccontano.

La nostra vita è piena di c’era una volta che non trovano principi su cavalli bianchi o belle addormentate pronte a risvegliarsi dopo un bacio che ti cambia la vita. La vita è una favola, ma anche un eterno racconto. Pagine da riempire e inchiostro da custodire. Libri da leggere, maglie da indossare. Alcune scolorite, lavarle continuamente in lavatrice lascia il segno.

Quelle di Marco e Pietro sono già pronte per il gran giorno, i più piccoli della tifoseria di Ravello. Papà Gerardo li ha trascinati in questa impresa, la favola della Salernitana è una delle sue passioni potenti. E così, la prima per gioco, tutte le altre per amore. Un amore che li ha accompagnati in questo viaggio, zainetto in spalla e via. Da Ravello all’Arechi, fino ai primi viaggi. Le sconfitte, quelle lacrime, una nuova emozione per due innamorati incoscienti. In trasferta con gli occhi di chi ha voglia di vedere, dare e prendere. Che la Salernitana è un eterno movimento, uno scambio di parole, cori. Cuori e mani, lezioni, chilometri e ossessioni. Che la Salernitana è della gente, una cosa semplice, come l’amore. Come le emozioni. Ognuno come gli va, ognuno come può. Ognuno come sa. “Come lo spieghiamo che cosa è la Salernitana? È un po’ come la pelle, sta lì. E sarà sempre lì – la raccontano così i piccoli grandi ultras Marco e Pietro -. Un sentimento che pulsa, una rete che si gonfia e sembra tutto più bello”.

Come disegnare, ma anche come quegli impossibili compiti di matematica che però ti lasciano un sorriso perché due più due fa quattro, ma dietro c’è un mondo e che bello quel posto. In curva, rigorosamente muniti del bandierone granata che sventola forte.

“L’Inter ci ha fatto piangere, quella sera è la più brutta di tutte – hanno raccontato -. Non pioveva, eppure avevamo la faccia bagnata. Senza voce siamo tornati a casa, sembrava tutto più vuoto. Ma il cuore era pieno lo stesso, pieno davvero. La Salernitana è una cosa che basta da sola, non ha bisogno di niente più. Sa farsi perdonare, perché è fatta di cose vere”. E anche se mamma Stefania direbbe che è tutta colpa di Gerardo, che con quel “lavaggio di cervello” li ha catapultati in questa passione dai contorni sempre più intensi, Marco e Pietro sono la risposta più bella che c’è. Sono la favola giusta. Mente e cuore, fiato e coraggio, un mantello perché non si sa mai, i supereroi a volte lo sostituiscono ad una maglia, sempre la stessa. Dietro un numero, va con il ritmo del vento. Soffiano le emozioni, diventa invisibile. Sono brividi, sono emozioni si.

Come si fa? Come si fa con le emozioni? Non si fa. Chiudi gli occhi, vivile.

redazione
http://www.quotidianocostiera.it
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