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Amalfi

La storia la puoi raccontare, la puoi scrivere, ma puoi anche riviverla

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di Novella Nicodemi*

Pur essendo salernitana, ammetto, non senza un lieve senso di colpa, di non aver mai assistito, prima di ieri, alla regata storica delle quattro Repubbliche Marinare. Mi hanno sempre scoraggiato il caldo, la folla e il timore di non trovare parcheggio. Prendendo il pullman, ho bypassato il terzo ostacolo.  I primi due non ho potuto evitarli. Ma ne è valsa la pena. Alla storia di Amalfi e delle antiche repubbliche marinare dedico sempre ampio spazio nelle mie lezioni ai ragazzi. Ma ieri ne ho rivissuto un pezzetto con lo spirito di una studentessa che ha tutto da imparare. La storia la puoi raccontare, la puoi scrivere, ma puoi anche riviverla.

L’adrenalina è salita già nel momento in cui gli equipaggi hanno immesso in acqua i galeoni ed è dilagato all’improvviso il boato fragoroso della folla assiepata nel porto. L’eccitazione era tangibile. Ho assaporato l’apertura del palio, scandita da questi rituali quasi liturgici, da una postazione privilegiata, dall’acqua, abbagliata da quei colori sfavillanti dei galeoni, in primis dall’oro del cavallo alato bendato. L’emozione è partita da qui.

Mi sono affidata a Giacomo, un ragazzo esperto nella navigazione a dispetto della giovane età, temerario e avventuroso, che, alla guida di un’imbarcazione che per me si è rivelata come una magica macchina del tempo, mi ha fatto volare sull’acqua del mare e sulle correnti gravitazionali del tempo. Un tuffo nel nostro glorioso passato. Ho avuto la netta sensazione di assistere a un miracolo. Le imprese umane sono appunto umane, ma quando catalizzano energie, sentimenti e fede di un popolo intero hanno del miracoloso. Mi sono sentita davvero parte di un evento di grande portata. Non solo perché rievoca una delle pagine più importanti e significative del nostro passato, scritta nel nostro DNA, ma perché concepito come una manifestazione non aridamente folcloristica, ma viva e pulsante, fortemente sentita, dello spirito identitario di un popolo, della nostra cultura più autentica, delle nostre radici.

Manifestazione davvero riuscita anche perché curata nei dettagli, evidentemente con attenzione e amore. E organizzare un simile evento, di forte impatto e richiamo, non era né semplice né scontato, in un comune comunque piccolo, dopo un lungo periodo di pandemia che ha congelato la vita sociale, mettendo in pausa ogni sorta di manifestazione pubblica.

Un evento che non ho guardato però da sterili prospettive municipalistiche, ma che ho vissuto da testimone. Storia è testimonianza. Di ciò che gli uomini hanno fatto. E di ciò che sono capaci di fare. Nelle orecchie le esclamazioni di incitamento della gente: urla, ‘forza ragazzi’ a squarciagola, il nome di Amalfi che rimbalzava di bocca in bocca con intensità sempre crescente e propagava nell’aria onde magnetiche galvanizzanti. Clima di ebbrezza dionisiaca. Io sono lì, lo sto percependo. Negli occhi quelle tinte intense dei galeoni che solcano, agili e nobili con le loro imponenti polene, lo stesso mare di cui Amalfi nel basso Medioevo è stata regina incontrastata. Nelle narici il profumo del mare. Sulla pelle il caldo tepore del sole al tramonto, nel vento la spuma marina che mi scompiglia i capelli. Con gli equipaggi protesi alla vittoria a pochi metri da me, che mi protendo invece a prua solo per non perdermi neanche un frammento di quello spettacolo, mi sono sentita come Rose sul Titanic (il potere dell’autosuggestione!), con la differenza che Giacomo alla fine mi ha portato sana e salva a terra e quindi nessun povero novello Di Caprio ha dovuto sacrificarsi per me. Quel senso di libertà, ineffabile, solo il mare sa fartelo provare. Ero al posto giusto nel momento giusto per fare il pieno di una gamma infinita di emozioni che di solito non oscillano così velocemente nell’arco di pochi minuti. Condividere quell’entusiasmo, poi la paura, poi la speranza, poi l’incredulità, poi la gioia incontenibile, mi ha fatto sentire protagonista di qualcosa di grande. Un’esperienza esaltante.

Non si è trattato solo di una stimolante competizione sportiva all’insegna del fair play in una ripristinata normalità dopo la fine dell’emergenze sanitaria. E’ stata una tempesta perfetta: migliaia di anime hanno vibrato all’unisono. Tutta quella gente era lì a vogare insieme agli atleti. Ragazzi che, con i loro visi espressivi color terracotta e il corpo scolpito da ore di duro allenamento e sacrifici, hanno dimostrato che in una competizione sportiva si gareggia non solo con degli avversari, ma anche contro se stessi, contro i propri limiti, che ogni vittoria meritata sposta un po’ più avanti. Hanno dimostrato che le cose possono cambiare in una frazione di secondo. E che non esiste un’impresa impossibile se si è armati di volontà, di fiducia nelle proprie forze, e di coraggio. Hanno regalato la felicità tanto attesa e sperata alla Campania intera e soprattutto al popolo di Amalfi, orgoglioso di essere rappresentato da questi straordinari eroi. Sarà un ricordo indelebile che entrerà a far parte della storia di ognuno di noi.

*docente di Italiano e Storia presso l’IIS “De Filippis-Galdi” di Cava de’ Tirreni

redazione
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