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Minori, rimossa immagine sacra: era davvero un ingombro?

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di FRANCESCO CRISCUOLO (ed altri)

Ha suscitato una spiacevole sorpresa, mista a notevole sconcerto, la rimozione, avvenuta qualche giorno fa, di una statua in gesso della Madonna dal piazzale di pertinenza del condominio di Via Pergola in Minori.

La reazione di sbigottimento e di stupore, che esula dal consueto vespaio di polemiche spicciole di stile strapaesano, è tanto più diffusa e accentuata quanto più inopinato e imprevisto è stato lo smantellamento, con il consenso degli aventi diritto, di quanto ha costituito, da quasi un quarantennio, parte viva e integrante di un ampio complesso abitativo.

È un atto che ha il sapore amaro dell’irriverenza e dell’oltraggio, in quanto posto in essere proprio nel mese di maggio, tradizionalmente dedicato a una sentita devozione mariana, culminante, al termine dello stesso mese, come da consuetudine radicata ab immemorabili, in una solenne processione che vede la partecipazione corale di bambini e rispettivi genitori.

È la cartina di tornasole di una sorta di analfabetismo religioso, che confonde la dimensione pubblica della professione di fede, tutelata dagli articoli 7, 8 e 19 della Costituzione italiana, con manifestazioni di tipo idolatrico, legittimando, di fatto, l’opportunità, se non la necessità, di confinarla in una sfera puramente privata o nei recinti delle sacrestie.

È l’ennesimo sintomo di una gratuita ossessione iconoclasta che si illude di strappare dal cuore dell’uomo i segni della sacralità con tutta la loro pregnanza significativa ed espressiva.

Fa paura, invero, una società che espunge il senso del sacro dai suoi orizzonti, perché si pone in aperto contrasto con la più autentica realtà storica, antropologica ed etica dell’umana esperienza.

Il biografo greco Plutarco (II sec d.C.)  ha scritto nell’opera intitolata “Moralia”: “Ho tanto viaggiato e, nel mio peregrinare anche nei luoghi più remoti, ho conosciuto popoli senza capi e senza leggi, ma non ho mai trovato un popolo senza statue e senza altari”.

Quel simulacro, bellamente adornato ed esposto su uno spazio prospiciente la pubblica strada e disinvoltamente sottratto alla vista di tanti passanti, non è un inutile orpello né l’elemento meramente decorativo di un popoloso caseggiato. Esso nasce dalla comunicazione di un messaggio, dalla forza dirompente di una grazia e di una luce che inondò l’animo tormentato, anche perché prostrato da una sfibrante malattia, di uno degli inquilini, il quale, con entusiastica convinzione, tutta spirituale, ne volle l’installazione.

È, quindi, un’opera che, al di là di un pur apprezzabile pregio artistico, rappresenta più di un monumento in miniatura: è storia concreta, è parte di una coscienza collettiva, è testimonianza di un ricordo vivo di quell’inquilino committente, oggi defunto, è custodia dell’anima della comunità fissa delle case sovrastanti e della comunità itinerante di quanti, sia pure per qualche istante, volgono lo sguardo o un pensiero orante alla Madre celeste, visibilmente raffigurata, per vivere un momento di sosta dai consueti ritmi frenetici o per attingere sentimenti di elevazione e di conforto nei travagli quotidiani.

Quando tale opera viene sradicata dal suo luogo di origine per finire altrove, si elimina qualcosa di più di un pezzo di gesso, in quanto si tradisce una memoria, si crea un vuoto nello spirito di un popolo, se ne ferisce l’orgoglio di appartenenza.

Le raffigurazioni sacre, di qualsiasi materia esse siano, non sono oggetti inerti; la loro dimensione fisica fornisce emozioni storiche, estetiche, religiose. Per questo motivo nessuno ha mai pensato di spostare o di demolire le numerose sculture in avorio o in marmo e i tanti dipinti riportanti l’icona della Madonna col Bambino, che si trovano agli angoli alti di vari palazzi insistenti sulle principali vie e piazze di grandi città come Roma, Milano, Firenze, Napoli, dove non è raro imbattersi in vere e proprie edicole o piccole cappelle votive lungo i centralissimi Corso Umberto, Corso Garibaldi, Corso Venezia.

Non risulta, poi, che a qualcuno sia venuto in mente di smantellare colonne e obelischi sormontati dalla figura mariana, per lo più marmorea, che svetta col suo manto protettivo sui porti dell’intero territorio nazionale, tanto da essere identificata col titolo di Stella Maris. Forse qualche dirigente scolastico, tra i tanti che si sono succeduti, o qualche consiglio d’istituto si è espresso per la dislocazione o distruzione di statue imponenti come, ad esempio, quelle del Cuore di Gesù nell’edificio delle scuole primarie di Minori o del Liceo di Amalfi o del Liceo del Convitto Nazionale di Salerno, dove peraltro esiste una capiente cappella?

È veramente da stolti ritenere che, abbattendo pietre, bronzi, marmi, gessi inseriti in immobili pubblici o privati, si possa cancellare la storia.

Nell’episodio inquietante di Via Pergola, al di là di una più o meno supina assimilazione alla moda aberrante della  cancel culture, non è fuori luogo ravvisare una ben scarsa considerazione della valenza e della portata simbolica profonda di un soggetto squisitamente religioso, trattato come un ingombro di cui sbarazzarsi, con conseguente violazione di valori e di convincimenti propri dell’intimità e della libertà della coscienza dei più.

Un grande scrittore francese del Novecento, premio Nobel per la letteratura nel 1957, vale a dire Albert Camus, ben lontano da qualsiasi fede, fa affermare a uno dei personaggi del suo capolavoro ”La Peste”: “L’irreligiosità è la peggiore forma di volgarità”. Sulla stessa falsariga, il concittadino Antonio Polverino, con la notoria vena poetica dialettale – popolaresca, ha pronunciato queste toccanti parole a mo’ di appello e di elementare preghiera: “Madonna mia, tu sai perdonare, perdona gli autori di tanta malvagità!”.

Chiunque abbia proposto e messo in atto uno sgombero così poco plausibile ritorni sui suoi passi, ci ripensi, non si renda artefice di un misfatto dal profilo verosimilmente volgare o disdicevole.

Il buon senso e la ragionevolezza suggeriscono di ricollocare al suo posto un immagine bella e cara ai minoresi, credenti e non, come ha rilevato Polverino nel suo spontaneo e commovente commento.

Si rivolge, a nome di numerosi concittadini, un invito accorato a tutti voi condomini, che avrete la bontà di leggere questa modesta nota, a farvi parte attiva e diligente per ripristinare la situazione preesistente.

La Vergine Maria torni a campeggiare nel vostro cortile, ridiventi occasione e impulso di relazioni, dando nuova linfa di spiritualità al popolo minorese, che ve ne sarà oltremodo grato!

Foto di repertorio

redazione
http://www.quotidianocostiera.it
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