di GIUSEPPE GARGANO
“Ricordo gli occhi, gli occhi solamente,
segnati un po’ da matita blu,
poi vi giurai di amarvi eternamente.
Vi chiamavate… non ricordo più”.
Una signora di trent’anni fa, una signora molto religiosa: Chiesa e Di Maria una religiosità bianconera, però una Chiesa dapprima disincantata e poi più ispirata.
Un grande striscione al Maradona con una grande scritta: “Una sola parola: vincere!”. E la vittoria è venuta al comando perentorio della Curva B.
Osimhen mangiagoal diventa subito come l’Embriaco genovese, Testa di maglio.
Rahmani passa da una liscia a una gasata.
Mario, l’indomabile caparbio, è come un omonimo ciuccio amalfitano.
Un ciuchino vestito a bardo e striglia
al grande giorno con emozion s’appresta
della Signora riga d’azzur le ciglia
per avviarsi alfin alla sua festa.
“El Massimo” è un gran giocatore di tresette.
Il bancolotto ruota di Napoli dà vincente la cinquina: 23 (ciuccio) – 34 (capa, di Osimhen) – 65 (pianto, della Juve) – 72 (meraviglia, careche ‘e maraveglia) – 20 (festa, del Napoli); cinque numeri come i goals segnati.
Kvara dribbla, tira e segna
e il calcio lo insegna.
Kvara razzo finta e pennella
per far la vittoria più bella.
Fu gran signora e non c’è dubbio ma una signora di trent’anni fa, come vuole l’omonima canzone del 1951.
Lo smemorato di avanzata età ritrova la memoria e perfeziona il suo verso “vi chiamavate… non ricordo più” con “vi chiamavate forse Gioventù”, che è la versione italiana della parola latina Juventus.
La capolista se ne va
e chissà dove arriverà
soffia leggero il sussurro
il futuro è azzurro
Azzurro quotidiano:
Il Ciuccio dal volto umano!