di SABRINA SICA
Nu jeans e na maglietta gli hanno cambiato la vita, nella semplicità di chi delle parole fa incastro di passione e tradizione. Quel caschetto biondo ha ritmato mode, segnando gli anni di una musica che non conosce compromessi, che salta oltre l’ostacolo e si fa battito per arrivare più forte al popolo delle sue canzoni che per sempre saprà conoscerlo e riconoscerlo. Nino D’Angelo, o come piace a lui il poeta che non sa parlare è il maestro di un’arte che non passa, che sotto le stelle trova infinite storie, che si fa coperta e faro, che si fa lettera d’amore e sigillo indiscusso di un romanzo fatto di fermo immagini che trovano costantemente nuovi inizi.

Nella notte di Maiori è certezza, con l’evento sold out targato Anni60 produzioni ha ripercorso la sua carriera dandosi al cuore di quella gente che ha fatto di lui una storia meravigliosa, cantata con la stessa intensità: “Mi avete regalato una vita più facile e bella, siete stati lo scudo per combattere il pregiudizio – a cuore aperto Nino, con la faccia piena di quel mare che da ragazzino lo vedeva saltare da una parte all’altra per rincorrere i suoi sogni -. Dicevano, questo ragazzo con il caschetto dove va? Mi avete dato la forza che serviva, siete meraviglia. Io non smetterò mai di parlare alla mia gente, mi restituisce nuova vita”. È un po’ una favola d’amore la sua storia, un romantico meridionale che ha fatto dei sentimenti un racconto pieno di Sud e musica, sceneggiata e sorpresa.

“Mario Merola mi indicò a Pippo Baudo come suo erede, non mi conosceva nessuno – ha raccontato ad una Maiori strepitante -. Io volevo cantare, portare alle persone la mia semplicità ma non riuscivo a scrivere una canzone che mi facesse fare successo. Poi una mattina mia moglie era più bella del solito, aveva un jeans e una maglietta e mi ispirò, è nata così la mia fortuna”. Che l’amore ti cambia la vita, la salva, scandisce il tempo e lo spazio. E celebrare Nino è una poesia, che sa spiegarsi con parole che sanno di storia, di anni passati a rincorrere traguardi, dentro i vicoli più sorprendenti di quel percorso che lo hanno portato ad essere l’indiscusso Nino D’Angelo, principe perfetto di Napoli e del Mondo.

Senza giacca e cravatta, a ricordare a tutti che è la semplicità la più grande delle ricchezze. E così la festa di Nino è la festa di chi non si ferma, di chi corre oltre l’ostacolo, si spinge senza sosta verso la libertà, la vita: Fotoromanzo, Maledetto treno, Jesce sole, Chesta sera, Stupida avventura, Luna Spiona, Pop Corn e patatine, per uno spettacolo di emozioni unico, pulsante. “Le canzoni sono dei momenti di solitudine perfetti, il mio tesoro più intenso – ha continuato emozionato Nino -, ma quando vi sento cantare con me capisco la vera fortuna di essere quello che sono, tocco la meraviglia e io auguro questo ai giovani che vogliono fare questo mestiere. Gli auguro voi, niente di più”.

Nel 1992, quando la vita di Nino cambiava, io non sapevo ancora scrivere. Esattamente 31 anni fa, prima di riempire piazze e amori, cieli e parole. Sarà la sua smania di poesia, quel forte senso di appartenenza, i film in estate guardati sul divano con papà, sarà che chi sgomita tra pregiudizi e fragilità ha un’anima potente come pochi. Sarà che mi sembra così com’è. Fatalità. Per ritrovarci qui, a muovere le mani e il cuore, in un romanzo d’amore, e nu jeans e na maglietta.
Foto: Angelo Tortorella
