di EMILIANO AMATO
Sono tre i luoghi che esprimono in modo intenso e forte la spiritualità del Natale: Betlemme, naturalmente; Greccio, nel Lazio, dove San Francesco d’Assisi ha inventato il primo presepe nel 1223 e Scala dove Sant’Alfonso trovò ispirazione, tra pastori, grotte e greggi, per la composizione di quello che sarebbe divenuto il più celebre canto del Natale: il “Tu scendi dalle Stelle”.
Scala, che resta custode di questa tradizione.
Giuseppe Verdi asseriva che il Natale non sarebbe più Natale senza i versi di “Tu scendi dalle stelle”, il canto natalizio italiano per antonomasia, quello che più di tutti scalda i cuori e ci fa riflettere sul grande mistero della Natività. Il motivo, scritto in 6/8 in lingua napoletana affinché tutti potessero capirne il significato, deriva dalla celebre “Quanno nascette Ninno” composta nel 1754 da Sant’Alfonso Maria de’ Liguori. Con tutta probabilità il dottore della Chiesa trasse ispirazione dalla sua permanenza a Scala, sulle alture di Santa Maria de’ Monti, nel 1731.
Venne pubblicata per la prima volta nel 1816 con il nome originale di “Per la nascita di Gesù”, subendo varie riedizioni e modifiche. Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, vescovo e giurista, divenne sacerdote nel 1726 e si dedicò all’evangelizzazione dei derelitti, dei poveri e dei bisognosi recandosi anche oltre i confini campani per soccorrere le popolazioni della Puglia duramente provate da un terribile terremoto. Nel 1731, stremato dalla fatica e ammalato, per ordine dei superiori, gli fu imposto un periodo di riposo ad Amalfi.
Ma il vicario di Scala lo invitò a riposarsi presso il romitorio di Santa Maria dei Monti, frequentato dai rozzi pastori ai quali si dedicò con amore e sollecitudine, portando loro la luce della Parola di Dio, nella piccola chiesa in cui vi era una statua della Madonna (che è tutt’ora conservata, dopo un sapiente restauro, nella cappella del Convento dei Padri Redentoristi).
Il 9 novembre del 1732 nella cattedrale di Scala il nascente Ordine dei Redentoristi iniziava il suo cammino. Sant’Alfonso rimase per molti anni a Scala dove attraverso la preghiera e la riflessione preparò le regole dell’Istituto.
Era solito recarsi in una piccola grotta non molto distante dalla Cattedrale, oggi chiamata proprio Grotta di Sant’Alfonso, per pregare, meditare e far penitenza; in quel luogo ricevette molte volte le apparizione della Madonna.