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Ravello, corona d’alloro rinsecchita ai Caduti: l’indignazione di Ulisse Di Palma

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Uno «schiaffo alla memoria». Salvatore Ulisse Di Palma, nel suo ruolo di consigliere comunale di minoranza, definisce così il riutilizzo della corona d’alloro visibilmente rinsecchita apposta lo scorso 12 settembre dal Comune di Ravello al Sacrario die Caduti, sulla lapide del marinaio ravellese Andrea Mansi nell’80esimo anniversario dell’esecuzione da parte dei tedeschi. Si tratta, infatti, della stessa composizione commissionata lo scorso 26 luglio per gli onori a tutti i Caduti in occasione della festa di San Pantaleone. La stessa corona è stata soltanto trasferita all’esterno. “Onore agli estinti e ai vivi onor”.

Segue nota a firma di Di Palma.

Schiaffo alla Memoria!

Dovessi restare solo, continuerò in questa convinta lotta all’oblio, sicuro come sono che questo solo genera mostri.

La mia non è una semplice enunciazione di principio, ma la consapevolezza che mi porta a considerare il culto della Memoria, il solo antidoto ai guasti presenti e futuri.

Che senso ha deporre una corona d’alloro, tra l’altro riciclata (sì, perché è la stessa oramai insecchita, impoverita, con l’ alloro diventato di colore marrone depositata all’ interno del Sacrario dei Caduti di Ravello il 26 luglio us, vigilia della solenne festa patronale) e farlo senza invitare né rappresentanti della civica Amministrazione comunale, né cittadini, né giovani studenti, anzi affidando alle immagini di una diretta streaming, perché testimoniassero che un uomo solo, in solitudine, compisse un sacro rito che invece dovrebbe essere di popolo, ma che si riduce al non sentito e quindi al dovuto.

Fa tenerezza e anche rabbia vedere un primo cittadino prestato alla necessità, quando si sarebbe potuto fare ben di più per coltivare e testimoniare soprattutto alle giovani generazioni.

Quando ho potuto, l’ho fatto, anche vergando quelle poche note, sicuramente incapaci di rappresentare l’ umano dramma che aveva coinvolto alcuni dei nostri fratelli Ravellesi, inconsapevolmente vittime di una guerra alla fine fratricida di cui non sapevano né le ragioni, né gli scopi.

Eppure ottant’anni non rappresentano una ricorrenza da celebrare in tono dimesso , ma dirò di più , man mano che aumenteranno gli anni a venire, questo sacrificio dei nostri fratelli innocenti, non può, né deve passare sotto silenzio perché è così che prospera l’ indifferenza, mentre ora più che mai, abbiamo bisogno di testimonianze di valori a cui appellarci per far sì che il mondo nuovo non sia vuoto concetto, ma lenta realizzazione di uomini liberi forti che lottano per qualcuno e per qualcosa.

Cittadini degni di tale nome non s’improvvisano, ma si formano ed è anche tra l’ altro compito di una civica Amministrazione provvedere all’ incombenza.

P.S.: un affettuoso e fraterno consiglio, potendo provvedere alla sostituzione della corona d’alloro del 26 luglio u.s. riciclata, l’ auspicio che si possa aggiungere ai piedi delle lapidi al Sacrario dei Caduti in guerra di Ravello, una composizione di fiori di campo a testimonianza di una gioventù mai vissuta e brutalmente recisa .

A tutti i miei fratelli Ravellesi caduti in guerra una prece con il loro ricordo sempre vivo nel cuore.

redazione
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