di EMILIANO AMATO
Nuova notte di trambusti e schiamazzi, quella appena trascorsa, a Ravello. Tra l’1.20 e le 2.50 di oggi, martedì 24 giugno, piazza Vescovado si è trasformata in un’arena libera per canti sfrenati da parte di un gruppo di turisti stranieri reduci da un matrimonio. Malgrado i bar chiusi, gli “ospiti”, molti dei quali visibilmente ubriachi, hanno continuato a occupare la piazza in modo rumoroso e invadente, nel mancato rispetto del luogo e della quiete pubblica.
A testimoniare l’insofferenza crescente è anche Don Angelo Mansi, parroco del Duomo di Ravello, la cui canonica affaccia proprio sulla piazza. Nonostante gli infissi insonorizzati installati per mitigare il disturbo, Don Angelo ha trascorso una nuova notte insonne.

“Povera Ravello, ti stai prostituendo ai soldi dei turisti cafoni! Cambia logica, Ravello, non tradire la tua anima, i tuoi avi!”, ha dichiarato il sacerdote, ultimo baluardo di ravellesità autentica, con sconcerto e tanta amarezza. Parole forti a cui non si può restare indifferenti.
La situazione sembrava essersi stabilizzata negli ultimi anni grazie all’istituzione di un servizio di vigilanza notturna. Tuttavia, quest’anno il Comune, per il mese di giugno (in cui si registrano numerosi event privati) non ha ancora attivato alcun presidio, lasciando la città esposta a scene simili.
Il settore dei matrimoni resta uno dei pilastri dell’economia locale, generando un indotto importante per hotel, ristoranti, strutture extralberghiere, fornitori e lavoratori del settore. Ma con la ripresa dell’attività post-pandemia e l’arrivo massiccio di turisti, riemerge anche l’altra faccia della medaglia: l’eccesso. Brindisi infiniti, musica ad alto volume, cori da stadio in pieno centro storico. I residenti, esasperati, chiedono regole chiare e un’applicazione rigorosa del buon senso.
In una località che ha costruito la propria identità su un turismo di qualità, su silenzi carichi di bellezza e rispetto per la storia e l’arte, il tema della convivenza tra visitatori e abitanti torna a farsi urgente. L’ospitalità non può essere sinonimo di anarchia. Ravello merita attenzione, tutela e un modello di sviluppo che non sacrifichi la sua anima sull’altare del profitto.