di EMILIANO AMATO
L’ennesima vita spezzata sulle strade della Costiera Amalfitana ci invita a una riflessione. Profonda e dolorosa.
C’è un morto a terra. Questa terminologia nel gergo giornalistico indica la gravità di un incidente. Una frase fredda, lapidaria, dietro la quale si cela una verità agghiacciante. Non la vorresti mai dare quella notizia. Speri fino all’ultimo che non sia così. Di fronte alla conferma, ti si ferma il cuore e il respiro si blocca. Un altro essere umano, un tuo concittadino, tolto all’affetto dei suoi cari esanime sull’asfalto freddo in una domenica di dicembre. Si potrebbe anche obiettare che questa è la vita. E la morte. Una fatalità. Per sua natura imponderabile. Ma non è così, perché questa è una morte assurda, che forse poteva essere evitata. Cosa sta succedendo? La Statale 163 “Amalfitana”, una delle strade più suggestive e famose del mondo che diventa sempre più spesso teatro di una tragedia. Ristrette dimensioni, tornanti a gomito, mediocrità del fondo stradale, mancanza delle protezioni e di diversi parametri di sicurezza: questo lo scenario che gli abitanti della Costiera vivono quotidianamente e che i visitatori e i turisti imparano a conoscere. Se tutti sanno della potenziale pericolosità di questo nastro d’asfalto con vista mare non tutti però la percorrono mettendo in atto le più elementari accortezze del caso. Non tutti si rendono conto di poter diventare, loro malgrado, potenziali suicidi o assassini.
Ovviamente gli imprevisti possono succedere a tutti: un malore, una distrazione, una fatalità. Ma se ci si mette alla guida dopo aver assunto droghe o alcool, se si superano i limiti di velocità, se si parla al telefono, se non si rispettano le regole basilari del Codice della strada, si va incontro al pericolo ed è inevitabilmente cronaca di una morte annunciata.
Automobilisti, motociclisti, autisti di autobus e ciclisti che percorrono l’Amalfitana dovrebbero tenere bene a mente che questo non è un percorso come gli altri. Che occorrano la massima prudenza e attenzione dovrebbe essere scontato: non è consentito essere incoscienti né imprudenti. Eppure, specie nella bella stagione e nei week-end, transitano, contemporaneamente, motociclisti scatenati che pensano di stabilire record di velocità sul circuito Costa d’Amalfi; ciclisti improvvisati che pensano di stare nel salotto di casa propria e conversano tra di loro – in mezzo alla carreggiata, avanzando di un centimetro al secondo; turisti fai da te – abituati a viaggiare sulle highways – che, arrivati all’aeroporto noleggiano un’ammiraglia con cambio automatico (evitando lo spiacevole odore di frizione ardente) che manovrano con l’agilità di un elefante in una cristalleria.
Per non parlare degli autisti di autobus turistici con targa straniera, che non hanno dimestichezza né con le dimensioni dei propri mezzi né con quelle al millimetro della Costiera, degli automobilisti distratti dagli smartphone, impegnati con Facebook e Whatsapp, dell’errato orientamento degli specchi parabolici nelle curve (spariti in diversi tratti a causa del forte vento di queste settimane), dell’assenza degli ausiliari alla viabilità, ecc.
Oggi siamo costretti a parlare di questo. Parlare non per retorica, ma per far sì che qualcosa di concreto si muova. Non è giusto che automobilisti che viaggiano con le proprie famiglie e che osservano una guida sicura e diligente siano messi a rischio da simili comportamenti scellerati. E’ inammissibile che un giovane di ritorno a casa dal lavoro incontri la morte invece delle braccia della sua figlioletta. Che Natale sarà per lei?
Siamo stanchi e indignati. Questo è un appello al senso di responsabilità di ognuno di noi, ma anche alle istituzioni, dalla Prefettura all’Anas, ai singoli Comuni, a fare di più, attuando misure drastiche e definitive che vanno prese sia per quanto riguarda la prevenzione che per quanto concerne la sanzione di comportamenti irresponsabili. Un appello al rispetto della legge. E della vita umana.