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Santa Chiara compatrona di Ravello

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di SALVATORE AMATO

Il 17 agosto 1637, Severino Puccitelli, predicatore barnabita che nella religione aveva assunto il nome di Celestino, veniva promosso alla diocesi di Ravello-Scala, guidata fino alla morte sopraggiunta nel 1642. Nel corso del suo breve ministero pastorale riuscì a celebrare anche un sinodo diocesano, nel quale volle regolare gli aspetti della vita cristiana nella triplice dimensione morale, liturgica e religiosa. Nella rubrica dedicata ai giorni festivi ordinava, anzitutto, di osservare le feste stabilite dalla Chiesa e quelle che per consuetudine erano solite celebrarsi nel territorio diocesano. Decretava, poi, che il 12 agosto, in cui cadeva la ricorrenza di santa Chiara, doveva essere considerato giorno di festa in tutta la diocesi.

La decisione era maturata non solo dalla presenza dell’antico e insigne monastero di donne nobili, che sosteneva costantemente con la preghiera l’azione del Pastore marchigiano, ma anche perché in quegli anni la festa della santa assisiate non era celebrata con la dovuta solennità. Così, per ravvivare l’animo dei fedeli e per ottenere che il popolo fosse partecipe alle celebrazioni monastiche, ne stabiliva il grado di precetto, sciogliendo i fedeli dalle quotidiane occupazioni. Tuttavia, alla fine del secolo XVII, nella tabella delle feste di precetto presente nel sinodo del vescovo Luigi Capuano, la festa clariana non risultava inserita tra quelle ricorrenti nel mese di agosto, che registrava, oltre all’Assunzione, anche san Lorenzo e San Bartolomeo. Dopo qualche decennio, però, santa Chiara ebbe la sua “rivincita”. Nell’ottica della diffusione del culto, il vescovo Antonio Maria Santoro, nel 1736, convocava il Capitolo nel palazzo vescovile, proponendo il trasferimento della statua con le reliquie della santa dal monastero alla cattedrale per tutto l’arco dell’anno, per trasportarla nella chiesa conventuale solo nella vigilia e nel giorno della festa. In tale contesto, non sorprende la deliberazione adottata nel maggio 1736 dall’Università del Popolo con la partecipazione del Sindaco dei Nobili, che stabiliva l’elezione della santa di Assisi a patrona “meno” principale della Città, indicando che il 12 agosto fosse osservato a Ravello come giorno di precetto, «affinché maggiormente possa santificarsi».

Le motivazioni addotte dal governo municipale risiedevano, ancora una volta, nel ruolo di assoluto rilievo rivestito tra le istituzioni cittadine dal monastero di donne nobili: «nel quale nel tempo presente gioisce la regolare osservanza con edificazione grandissima, non solo di essa Città, ma de’ luoghi vicini e lontani».

redazione
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