di NOVELLA NiCODEMI
Ha soltanto sedici anni quando parte da Minori. Un ragazzo cresciuto in fretta, che sa cosa sia la sofferenza, conosce già il sacrificio. È il 1978. Porta con sé oltreoceano il suo talento innato, la sua voglia di realizzarsi, e l’incoraggiamento dei genitori. Prima Londra, poi Las Vegas, infine Washington e Abu Dhabi. E nella capitale degli States, ora, per i potenti della terra, per le celebrità, è semplicemente ‘Franco’. Il suo ristorante, nel quartiere di Georgetown, il posto dove non puoi non andare.
Il Cafe Milano da trentadue anni a questa parte è il punto di riferimento sia per i repubblicani che per i democratici, all’insegna della dinner diplomacy: non c’è posto per discussioni, divergenze o litigi. Una zona ‘franca’, viene da dire. Uno strategico punto di incontro, dove, deposte le armi, si stabilisce in modo assolutamente naturale una piacevole e costruttiva tregua momentanea.
Il 3 novembre del 1992 Franco Nuschese, messe in campo le sue eccezionali doti di imprenditore e di uomo di relazioni, inaugura quello che per il New York Times è “il ristorante della Casa Bianca”. Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, insignito l’anno scorso dell’attestato di civica benemerenza dell’Ambrogino d’oro, oggi è Magister della Civiltà amalfitana, riconoscimento che proviene dalla sua terra natale di cui è esemplare rappresentante e portavoce, titolo che lo riempie di gioia più di ogni altro perché significa tutto per quell’adolescente che dall’amata Costiera era partito per l’America.
Ma Franco non inseguiva l’american dream, Franco voleva realizzare il ‘Franco dream’. La sua sfida personale, una scommessa ardita, non con la vita, ma con sé stesso: abbandonare il noto per l’ignoto per mettersi alla prova, conoscere, sperimentare, per diventare chi voleva fortemente essere. Fare qualcosa di importante, lasciare un segno: questo il suo obiettivo. I suoi genitori sarebbero stati molto orgogliosi di lui oggi. Anzi, mi sento di dire, lo sono.
Se Barack Obama, i Clinton, Joe Biden, George Bush, – senza dimenticare le visite di Giorgio Napolitano, Sergio Mattarella, e di Giorgia Meloni – sono stati negli anni abituali frequentatori del Cafe Milano, scegliendolo per festeggiare le occasioni più importanti; se nel 2018 il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’ambasciatore degli Emirati negli Stati Uniti Yousef al-Otaiba hanno gettato qui le basi per primo dialogo tra i due paesi, non è certo solo perché in questa ambasciata del gusto italiano si mangia divinamente (e che si mangi divinamente, posso confermarlo, per esperienza!) o si trova una atmosfera fantastica. E’ il tocco di Franco che fa il miracolo: la sua bacchetta magica che ha trasformato un raffinato ristorante italiano nella capital city nel luogo di ritrovo per eccellenza dei grandi della terra.
La sua stretta di mano vigorosa e salda tipica degli uomini autentici, di grande personalità, il sorriso aperto di chi nella vita sa il sapore delle lacrime e per questo dà valore al gesto semplice di sorridere di cuore, sono già il segnale che ti trovi al cospetto di una persona che si distingue dalla massa.
Una vita straordinaria, una parabola degna della trama di un film, che lo conduce a un successo di proporzioni planetarie, quella del nuovo Magister di Civiltà amalfitana. Un titolo che non ha scadenza, si è Magister per tutta la vita. E lui è indiscutibilmente un maestro in quello che fa, un modello cui ispirarsi. L’incarnazione perfetta dello spirito di intraprendenza e audacia che ha animato da sempre gli amalfitani che partivano per terre lontane in cerca di avventura nonché per stabilire relazioni commerciali e scambi culturali con altri popoli. L’’amalfitanità’ che gli scorre nel sangue è proprio quell’apertura mentale che solo chi è nato sul mare (col mare dentro gli occhi e il cuore) porta stampata nel DNA: il coraggio di approcciarsi a realtà sconosciute senza omologarsi, ma rimanendo ancorati alle proprie origini, assorbendo tutto ciò che di stimolante proviene dalle altre culture. Il sogno di Franco si è realizzato, ma il suo segreto è continuare a sognare, soprattutto di giorno. Si sveglia, rimane coi piedi saldamente per terra, come solo i grandi fanno, grato di quello che la vita gli dà ogni giorno, e comincia a sognare da sveglio, aperto a tutte le nuove opportunità che la vita può continuare a offrirgli.
Quando hai la fortuna di conoscerlo e di passare del tempo con lui, lo vedi occuparsi freneticamente di mille faccende nello stesso momento, spesso ti parla ma con lo sguardo febbrile, perso in chissà quali progetti geniali che partorisce la sua mente creativa in perenne attività. Ma poi arriva il momento che i suoi occhi cristallini ti fissano dritto nelle pupille, e in quell’istante comprendi che lui ti vede realmente, e ti apprezza. Un privilegio concesso a pochi, perché un uomo vero come lui sa fare istantaneamente la radiografia alle persone, e capisce subito se si può fidare di chi gli sta davanti. Con quello sguardo luminoso e sincero sembra dirti: sono contento che tu sia qui con me. Non conosce infingimenti, e quando hai l’onore di diventare suo amico, quello sguardo è uno splendido regalo.
Sono stata onorata, due anni fa, di aver partecipato, a Washington, ai festeggiamenti del trentesimo anniversario del Cafe Milano. Quello che posso dire è che sono stata trattata come un’ospite d’onore. Là dove re e regine, capi di stato, celebrità del mondo dello sport, della musica e del cinema amano andare abitualmente, anche una persona normale riceve attenzioni e si sente speciale. Ecco perché gli americani vanno letteralmente pazzi per il Cafe Milano!
Come ha fatto Franco Nuschese a creare tutto questo dal nulla? Quante volte gli viene fatta questa domanda! Innanzitutto a Franco non è stato regalato niente, tutto quello che ha lo ha costruito con impegno e dedizione. Io poi credo che Franco non sia affatto partito dal nulla: le sue capacità, più uniche che rare, sono state il suo punto di partenza. L’abilità nel tessere relazioni – come la competenza nello stabilire rapporti – o ce l’hai o non ce l’hai. Ma anche quando la possiedi, devi potenziarla e consolidarla quotidianamente, con metodo e pazienza, perseveranza e precisione, disponibilità ed empatia, tenacia e determinazione.
Per arrivare a questo traguardo nella vita serve disciplina, come Franco ama sottolineare. Uomo di relazioni e contatti, sa soppesare l’interlocutore, sa come comportarsi, sa creare le condizioni e l’ambiente giusto per far sì che i suoi ospiti si sentano a loro agio, trovandosi in quella perfetta situazione di predisposizione emotiva per godere di un momento di amabile conversazione, di relax, di rigenerazione. Si sa che i migliori affari si concludono a tavola. Davanti a un piatto di pasta o a un cocktail non importa, a tavola si celebra la vita, il cibo è nutrimento del corpo e dell’anima. Non c’è da stupirsi quindi che nella capitale degli Stati Uniti un locale come il Cafe Milano sia tra le prime scelte delle persone che contano. Franco ha avuto la lungimiranza di rispondere a un bisogno che i big della terra non sapevano come soddisfare. Il bisogno di avere una seconda casa dove potersi ricavare un angolo di spensieratezza, sapendo di poter contare sulla massima riservatezza del padrone di casa, depositario di confidenze e piccoli segreti nonché testimone di incontri cruciali.
Quando quel coraggioso ragazzino ha fatto quello che dall’esterno poteva sembrare un salto nel buio o, io sono certa che fosse consapevole che non era un azzardo. Sono sicura che quel fuoco creativo lo percepiva bene dentro di sé, ne era consapevole, e aveva realizzato, con grande maturità, che sarebbe stato uno spreco non sfruttarlo.
Bisognava partire, a ogni costo. Osare. Ma non fuggire per cercare fortuna, perché la fortuna un grande uomo se la crea con le sue mani, non aspetta che piova da cielo. La sua dote rara lui l’ha onorata e alimentata ogni santo giorno dandosi da fare, sottraendo ore al sonno, alla famiglia, allo svago. Sacrifici che sono stati ampiamente ripagati. Oggi ha una ‘famiglia allargata’: oltre allo splendido figlio e ai suoi familiari, sono innumerevoli le persone che gli vogliono bene veramente, che provano affetto sincero nei confronti dell’uomo, andando oltre il personaggio.
La grandezza di un uomo si misura a mio parere anche con la capacità e la voglia di avere a che fare con tutti, persone importanti e persone comuni. E devo dire che Franco rimane incredibilmente una persona umile e semplice, non ha mai dimenticato i veri amici che ha lasciato nella sua terra natale, e dà un valore enorme all’amicizia vera, forse perché sa, con tutta la sua vasta esperienza, che davvero è merce rara.