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Dalla Costa d’Amalfi all’Irlanda: come l’industria del cinema ha guidato i passi di Enzo D’Auria

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di NOVELLA NICODEMI

A Ennis, cittadina irlandese dall’ atmosfera particolarmente suggestiva, capoluogo della contea di Clare, sulle sponde del fiume Fergus, dal 1980 gli irlandesi e i turisti possono andare a gustare la tipica cucina italiana nei vari ristoranti fondati da Vincenzo D’Auria, originario della “divina” Costiera amalfitana, partito decenni prima per l’Inghilterra, non immaginando che avrebbe fatto così tanta fortuna in Irlanda.

A Lahinch e a Ennis – nei locali a Abbey Street, Parnell Street, the Turnpike e O’ Connell Street – puoi andare a mangiare da Enzo, apprezzando i sapori autentici della cucina campana, in particolare le tradizionali ricette della Costiera.

Quella di Enzo è una storia di emigrazione e successo, dove c’è un filo conduttore che lega il cinema, il cibo e l’amore, ma è anche caratterizzata dal duro e instancabile lavoro, dall’impegno continuo, dallo spirito di sacrificio in nome di un progetto di vita. Un sogno che lo portato da Ravello e dal mare blu della Divina Costa fino alla verde all’Irlanda senza mai dimenticare le sue radici.

Enzo proveniva da una tipica famiglia del Sud Italia, col papà Alfonso D’Auria, di Minori, che vendeva i famosi limoni di Amalfi al mercato di Roma e la mamma Trofimena Amato di Ravello (sorella di Don Pantaleone) che sapeva cucinare divinamente (un tratto distintivo di famiglia). Enzo e i suoi otto fratelli coltivavano la loro terra, producendo olio d’oliva, salami e vino.

L’amore per i prodotti genuini della terra, per il cibo e per la cucina, che sarebbe stato il motore e il cuore pulsante della vita di Enzo, lo portò ad osare, a lasciare la bella Ravello per sfidare l’ignoto.

Emigrò con le sorelle in Inghilterra, come molti all’epoca, per cercare fortuna. Aveva solo diciott’anni e l’inglese non sapeva neanche cosa fosse. Ma la sua audacia venne premiata e fu assunto da Cine Food, una compagnia di catering che serviva esclusivamente i set dei film.

Il giovane ristoratore italiano arrivò poi in Irlanda per lavorare, sempre come cuoco, per il cast del film Guns in the Heather con Kurt Russell. Il film si girava nella Contea di Clare,e qui la leggendaria magia del mondo del Cinema ha fatto il suo: sul set, dove molti locali erano stati assunti per varie mansioni, incontrò nel 1968 Nuala, la donna che avrebbe sposato nel giro di un anno e da cui avrebbe avuto quattro figli e dodici nipoti.

Mentre Enzo continuava a cucinare per i cast dei film più famosi, come Mary Poppins e il Dottor Zivago, malgrado avesse a che fare con attori famosissimi, non era stato contagiato dalla febbre di Hollywood, non avendo mai abbandonato, col cuore e con la mente, il suo grande sogno: aprire un ristorante tutto suo.

Dopo alcuni anni, si trasferì ad Ennis con la sua famiglia, nel 1981. Era stanco di lavorare per il cinema, quel sogno lo voleva tirar fuori da quel cassetto dove ormai non poteva più stare sepolto. Lo voleva a tutti i costi trasformare in realtà. E così fu, perché nel giro di poco Enzo aprì ben cinque ristoranti.

La famiglia D’Auria, fin da subito accolta calorosamente dalla comunità irlandese, è diventata un punto di riferimento della ristorazione italiana. Per mantenere alti gli standard qualitativi, oggi hanno messo su anche una enorme serra dove coltivano quelle materie prime che saranno trasformate in piatti genuini.

Oggi sono i suoi figli a gestire i vari locali, mentre lui continua a dedicarsi con piacere alle sue passioni di sempre e ai suoi nipoti che apprezzano la cucina italiana molto di più di quella irlandese. Ma di questo non c’è da stupirsi!

Le origini italiane sono molto importanti per la famiglia: nella loro casa, che hanno chiamato Santa Trofimena (in ossequio alla patrona di Minori) dal grande pranzo di Natale all’attesa della Befana, le usanze più significative della cultura italiana, in particolare quelle del Sud, sono rispettate e trasmesse alle generazioni più giovani, come l’eredità più preziosa che ci sia.

Leggi anche:

Da Ravello a Londra: un gelato a Piccadilly e un incontro inaspettato

redazione
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