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Un monumento costruito dagli Italiani in un campo di prigionia

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di RITA DI LIETO

La farmacista Ester Mansi, sapendo che ero alla ricerca di documenti della seconda guerra mondiale, mi ha portato le foto inviate alla famiglia da suo nonno prigioniero in Gran Bretagna.

     Una era quella di un presepe con la data 25/12/1944 e sul retro la dedica: Alla mia cara moglie e figli è il ricordo dei prigionieri del Campo 61. Come segno di affetto del tuo caro marito, e del vostro caro papà Ciccio. In rosso il timbro della corona dell’Impero Britannico e il visto della censura: Passed P.W. 4417. (Prisoner of War = Prigioniero di Guerra)

     Un’altra foto ritraeva un gruppo di uomini in divisa da prigionieri dinanzi a parte di un monumento sul quale si leggeva: Mago dell’etere. Sul retro: 10/4/1945. Ricorda. Monumento a Guglielmo Marconi Mago dell’etere. I prigionieri di guerra italiani. Natale del 1944. Per affetto della mia cara moglie e figli Mansi Francesco. Caffè Umberto. Minori Salerno.

     Ciccio è il secondo da destra in prima fila.

     La foto con lo sfondo del monumento, insieme a quel “Ricorda”, ha stuzzicato la mia curiosità. Ho fatto una ricerca su Internet ed ho trovato la foto frontale dell’intero monumento a Guglielmo Marconi: un bellissimo monumento nello stile in voga nell’era fascista, un monumento all’orgoglio italiano, costruito dai prigionieri con mezzi di fortuna durante le ore di riposo dal lavoro. Un’esedra, con un alto obelisco a tre colonne e la scritta A Guglielmo Marconi lungo quella centrale; ai piedi l’immagine dell’inventore della radio Mago dell’etere; ai lati, un colonnato con gli stemmi di città italiane nell’intercolunnio. I prigionieri italiani in Gran Bretagna, nel 1944, lo eressero per celebrarne il cinquantenario della nascita. Guglielmo Marconi era infatti nato a Bologna il 25 aprile 1874.

     È una storia che merita di essere conosciuta. L’ha riportata alla luce Laura Porciani, la figlia del progettista, il sergente Bruno Porciani. Dopo la morte di entrambi i genitori, Laura ha scoperto che sua madre aveva conservato un «tesoro»: le lettere e i disegni del marito. Ha voluto quindi rintracciare i luoghi della prigionia del padre. Internet si è dimostrato il luogo ideale per trovare i pezzi necessari a comporre un puzzle di cui restavano solo poche immagini. Una ricerca, anche in loco, durata sette anni

     Il campo era in Inghilterra, ai confini del Galles, nella foresta di Dean, a Wynols Hill, Coalway, presso Coleford, Contea di Gloucestershire.

     Fu poi, ahimè, distrutto negli anno ’80 per l’insipienza degli amministratori del luogo, benché il consolato italiano si fosse offerto di restaurarlo! Il Consiglio del West Dean Rural District restituì le 350 sterline inviate, col pretesto che ”i tecnici erano già fortemente impegnati a portare a termine altri importanti progetti”. E si comprende bene quali. Lì, ora sorge un complesso residenziale!

     Su Internet ci sono tutte le vicissitudini delle indagini svolte dagli ex-prigionieri  – erano quasi tutti marconisti – coadiuvati dai radioamatori inglesi, per ritrovarlo. Un vero e proprio scavo archeologico ha riportato ala luce qualche frammento di scultura. Il tutto è stato raccontato nel libro di Laura Porciani, Da “El Alamein a Marconi”, mio padre e il monumento dei POW al Campo 61 di Wynols Hill, ed. Sandit. Vi sono pubblicate tutte le lettere scritte alla moglie sin dalla partenza per il fronte, i disegni del progetto e quelli che ritraggono i compagni.

     Quante tracce della storia gli uomini cancellano! In questo caso, grazie ad Internet si è riusciti a poco a poco, sotto l’egida di Marconi a salvare almeno la memoria di questa bella impresa.

redazione
http://www.quotidianocostiera.it
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