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Video vietati a Villa Rufolo: De Masi e Gubitosi costretti ad andar via

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Il magico giardino di Klingsor, che offrì a Wagner l’ispirazione per il quadro del secondo atto del Parsifal, sarebbe stata la location ideale per la sua videointervista. Claudio Gubitosi, direttore del Giffoni Film Festival, ieri mattina ha fatto tappa a Ravello per incontrare l’amico sociologo Domenico De Masi, tra i più appassionati sostenitori del festival del cinema per ragazzi. In compagnia del suo assistente, ha chiesto all’ex preside della facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università “La Sapienza” di Roma di rilasciare dichiarazioni per il suo nuovo progetto comunicativo denominato “Persone”, estemporanee conversazioni con personaggi della scena culturale collegati al Giffoni Film Festival. L’episodio curioso avvenuto ieri a Ravello è raccontato dal quotidiano Il Mattino oggi in edicola.

«La videointervista, realizzata con uno smartphone, doveva svolgersi in piazza – spiega l’ex presidente della Fondazione Ravello – ma la presenza della banda musicale ci ha costretti a cambiare location. Ho pensato a Villa Rufolo dove saremmo stati di certo più tranquilli. Al botteghino pago due ticket d’ingresso ai miei ospiti (De Masi, come tutti gli abitanti di Ravello, ha accesso gratuito ndr) e ci dirigiamo verso i giardini. Neanche il tempo di posizionarci e accendere il telefonino, che Claudio riceve una telefonata». E’ Maurizio Pietrantonio, direttore generale della Fondazione Ravello, tempestivamente avvertito dallo staff del complesso monumentale delle illustri presenze.

«Conosco molto bene Maurizio, da anni, è una persona squisita – racconta Gubitosi – e si è rammaricato del fatto che non l’avessi avvisato del mio arrivo a Villa Rufolo. Ma io gli ho spiegato che ero venuto per De Masi e non avevo proprio pensato di telefonargli. E’ chiaro che quando vengo al festival chiamo lui». «Poi mi ha domandato cosa stessi facendo a Villa Rufolo – continua -. Quando gli ho detto dell’intervista e dell’uso che dovevo farne, semplicemente destinata alla mia pagina social, apriti cielo! Mi ha spiegato che non potevo assolutamente farla, che era vietato da un regolamento. Inizialmente pensavo stesse scherzando, ma quando ho capito che non era così abbiamo deciso di andarcene. Credo che la sua sia stata una cantonata».

Il regolamento in vigore a Villa Rufolo è chiaro: “è vietato effettuare riprese audio-video o fotografiche per fini commerciali”, oltre che “introdurre apparecchiature fotografiche e filmografiche di tipo professionale, nonché supporti per dette apparecchiature, quali aeromobili, cavalletti, treppiedi e simili”. Ma a quanto sembra la “produzione gubitosiana” non aveva velleità di tipo professionale. 

«L’intervista l’abbiamo fatta comunque ma nei giardini dell’hotel Rufolo, con la villa alle spalle. Lì il direttore ci ha anche offerto il caffè» aggiunge De Masi, il quale critica aspramente la decisione della direzione di Villa Rufolo.  

«Mi sono battuto per tre anni affinché quel bene pubblico (Villa Rufolo nda) potesse essere gestito dalla Fondazione – rivela il sociologo – Ravello si è sempre distinta per il suo stile, la sua cultura dell’accoglienza e dell’ospitalità». Noblesse oblige. 

«Credo che stavolta abbiamo fatto una pessima figura con Gubitosi – sottolinea – che non ha certo bisogno di presentazioni, né tantomeno di presentarsi. Proprio con lui che ha voluto personalmente a Giffoni il sindaco di Ravello all’inaugurazione dell’ultima edizione del festival e che è legato al vicesindaco Gianluca Mansi il quale da anni fa parte del suo staff di comunicazione. Sono stato io ad aver proposto il silenzio di Villa Rufolo per l’intervista. Perché Pierantonio ha telefonato a Gubitosi, mio ospite, e non all’ospitante?»

Maurizio Pietrantonio motiva la sua scelta che va oltre il regolamento: «La Fondazione gestisce un monumento pubblico sottoposto ad un regime regolamentare che nessuno può ritenere di utilizzare uti dominus. Per il ruolo che ho devo sapere tutto ciò che accade, cosa si dice a Villa Rufolo. Oggi anche dichiarazioni spontanee videoregistrate e lanciate sui social sono equiparate a interviste a mezzo stampa. Sotto l’aspetto strettamente personale resto invece molto dispiaciuto per chi non ha avuto la sensibilità di informarsi se il direttore fosse in sede per portargli un saluto. Sarebbe stato oltremodo gradito ricevere un saluto da un vecchio amico quale è Gubitosi e informazioni su quanto avrebbero voluto fare. Tutto si può sanare con una stretta di mano». 

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