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Il Corpus Domini ravellese (oggi come ieri)

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di Antonio Schiavo

Ma che razza di fiore è il cannaviello? Prima o poi dovrò decidermi di fare una ricerca approfondita di botanica.

Perché finora ho compulsato cento motori di ricerca che mi hanno sdegnosamente evitato di rispondere.

Eppure, non sembri blasfemo, senza cannaviello non ci poteva essere a Ravello processione del Corpus Domini.

O meglio nessuna infiorata sarebbe stata possibile senza la massiccia colorazione data da questo oggetto misterioso che con il suo rosa tendente al lilla o a volte al cremisi conferiva quelle nuances di tinta indispensabili per ogni tappeto floreale che si rispetti.

Chiaramente il cannaviello era solo una componente cromatica  di quella gara emozionante a cui partecipavano e partecipano i ravellesi di tutte le generazioni.

Si partiva in qualche caso la sera prima della festa, all’imbrunire con la raccolta della “murtella” per il verde, perché sicuramente si sarebbe mantenuta relativamente fino al giorno dopo,; si proseguiva di primo mattino del giovedì (allora la liturgia non faceva le bizze di oggi e il Corpus Domini cadeva sempre a metà settimana) con i petali di rose da bagnare costantemente e poi, man mano che il sole faceva il suo corso, si incaricavano i più piccoli fra noi nella ricerca dei papaveri che erano gli ultimi a manifestarsi nel loro splendore.

Oggi ci sono fior fior di disegnatori, artisti, tecnici ad approntare il disegno sull’asfalto che poi sarà arricchito dai colori , all’epoca si faceva riferimento , nella migliore delle ipotesi, a chi aveva i voti migliori in educazione artistica con risultati non sempre in linea con le attese estetiche .

Calici un po’ sbilenchi, l’ostia fatta con la farina che sembrava un uovo di struzzo, i raggi della Divina Provvidenza che procedevano a zig zag.

Ma nulla poteva frenare la passione, la fede semplice e forte al tempo stesso di chi contribuiva alla realizzazione di quel miracolo di arte e natura che ai nostri occhi si era trasfuso in un tappeto che di lì a poco sarebbe stato scomposto dal passaggio del Santissimo.

Certo prima che la processione facesse il suo corso  c’era da spruzzare acqua di tanto in tanto sui fiori perchè la canicola non è solo dei giorni nostri, c’era da impedire a chiunque di violare l’opera d’arte (pena la scomunica !) o dar conto dei suggerimenti del pensionato Michelangelo di  turno che storceva il naso ad ogni linea che veniva tracciata per terra.

La paziente e rispettosa acquiescenza di chi da ore sotto il sole cercava di fare del suo meglio gli sarebbe valsa l’indulgenza plenaria.

Per omnia saecula saeculorum.

redazione
http://www.quotidianocostiera.it
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