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Ravello tra Monarchia e Repubblica

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di Salvatore Amato

Agli inizi del 1946, il Decreto-legge Luogotenenziale, n. 1, del 7 gennaio, prevedeva, dopo oltre vent’anni, la ricostituzione delle Amministrazioni comunali su base elettiva. L’art. 19 di quel decreto stabiliva che il Prefetto, d’intesa col primo presidente della Corte d’appello, avrebbe fissato la data dell’elezione per ciascun Comune. Tale decreto, per Ravello, era emanato il 23 gennaio successivo, fissando la data delle elezioni comunali al 17 marzo 1946.

Per tale motivo, la Giunta allora nominata, presieduta dal 1945 dal Sindaco, Carmine Farace, e composta da Luigi Sorrentino, Carlo Cicalese, Vincenzo Palumbo, Luigi Di Lascio, Raffaele Amato e Guglielmo Mansi, procedeva alla nomina degli scrutatori delle tre Sezioni elettorali, le prime due collocate al primo piano del Palazzo Tolla e la terza in Piazza Municipio, a Scala, Comune non ancora ricostituito.

Le liste partecipanti alla competizione elettorale, rappresentative politicamente dei partiti democristiano, liberale e comunista, venivano approvate dalla Commissione elettorale mandamentale tra il 14 e il 16 febbraio.

La prima lista, avente per simbolo uno scudo crociato e l’iscrizione “Libertas”, era composta, nell’ordine in cui venne presentata, da Paolo Confalone, Francesco Mansi di Gaetano, Alfonso Gargano, Guglielmo Mansi, Francesco Mansi di Bonaventura, Michele Ferrara, Luigi Mansi, Pasquale Ferrigno, Francesco Amato, Pasquale Mansi, Beda Esposito, Luca Bottone, Raffaele Amato, Nicola D’Amato, Pantaleone Gambardella ed Eugenio Amalfitano fu Andrea.

La seconda compagine, avente per emblema una bandiera tricolore, si componeva dei candidati Carmine Farace, Paolo Caruso, Achille Benigno, Carlo Cicalese Di Lieto, Giovanni Conte, Luigi Cioffi, Biagio Schiavo, Gaetano Gambardella, Rosario Farace, Francesco Anastasio, Giovanni Amato, Luigi Sorrentino, Silvino Mansi, Vincenzo Palumbo, Francesco Donatantonio e Tommaso Amato fu Antonio.

A chiudere la competizione il terzo schieramento, avente per contrassegno un sole sorgente e l’iscrizione “Uguaglianza”. Esso era formato da Luigi Oliva, Egidio Maniglia, Alfonso Marsico, Luigi Mazza, Francesco Nolli, Salvatore Amato fu Alfonso, Giovanni Oliva, Pantaleone Mansi, Giuseppe Migliaccio, Lucio Mansi, Luigi Parente, Angelo D’Amato, Egidio Amalfitano, Salvatore Sorrentino fu Alfonso, Antonio Ferrigno e Bonaventura Gambardella.

L’esito delle elezioni del 17 marzo 1946, cui parteciparono 1499 elettori, in maggioranza donne, chiamate per la prima volta ad esercitare il diritto di voto, vide l’affermazione dei candidati consiglieri della lista democristiana, e la conseguente elezione a Sindaco di Alfonso Gargano, scelto con 16 voti nella seduta del Consiglio Comunale del 30 marzo, data in cui veniva eletta anche la Giunta Municipale.

La ‘consegna’ dell’amministrazione comunale tra il sindaco uscente, Carmine Farace, e quello entrante, Alfonso Gargano, avvenne il successivo 5 aprile. I primi provvedimenti della nuova giunta riguardarono miglioramenti economici al personale dipendente e l’affidamento all’Ing. Pasquale Pansa della redazione di un progetto per l’ampliamento del Cimitero comunale a carico dello Stato e per la sistemazione delle aree adiacenti al Palazzo Municipale.

Allo stesso Pasquale Pansa era affidata pure la redazione di un ulteriore progetto di manutenzione delle strade interne, comprese quella denominata Crocevia – Monte Brusara, con la sistemazione e raccolta delle acque piovane, e quella San Martino – Sambuco.

Mentre si delineava l’attività amministrativa della nuova maggioranza consiliare, il popolo ravellese veniva chiamato nuovamente alle urne, perché il decreto-legge luogotenenziale del 16 marzo 1946, n. 99, aveva stabilito, per il 2 giugno successivo, la convocazione dei comizi elettorali per deliberare, mediante “referendum”, la forma istituzionale dello Stato e per eleggere i deputati all’Assemblea costituente.

Per tale motivo, il 19 maggio, la nuova giunta municipale procedeva alla nomina degli scrutatori per le elezioni del 2 giugno.

La I sezione era presieduta da Paolo Caruso e composta da Rosario Farace e Michele Mansi, vicepresidenti, e dagli scrutatori Manlio Del Pizzo, Nicola Mansi di Nicola, Francesco Camera, Pasquale Cappuccio, Liberato Amatruda, Alfonso Mansi e Gregorio Casanova, con funzioni di segretario.

Le operazioni di scrutinio per il referendum istituzionale, riportate nella tabella riepilogativa sottostante, cominciarono, per questa sezione, alle 21.15 del 3 giugno e terminarono alle 1.30 del giorno successivo.

La II sezione era invece presieduta dal Dottor Angelo Del Prete e composta da Michele Ruocco e Alfonso Oliva, vicepresidenti, e dagli scrutatori Lorenzo Paolillo, Gioacchino Amato, Luigi Mazza, Bonaventura Mansi, Luigi Mansi, Nicola Mansi di Nicola e Maria Teresa Gatti, quest’ultima con funzioni di segretario.

Le operazioni di scrutinio della sezione cominciarono alle 12.00 del 3 giugno e terminarono alle 13.00.

Infine, la III sezione aveva come presidente Salvatore Mansi, Pasquale Mansi e Giuseppe Paolillo, vicepresidenti, e gli scrutatori Luigi Ferrara, Alfonso Ferrara, Lorenzo Bottone, Lorenzo Ferrigno, Baldino Oliva, Michele Ferrara, Sabato Mansi e Antonio Ferrara, che fungeva da segretario.

Qui le operazioni di scrutinio cominciarono alle 17.45 del 3 giugno e terminarono alle 22.30.

L’esito della consultazione referendaria si concluse con una schiacciante vittoria della Monarchia, cui il popolo ravellese destinò 1412 voti su 1605 votanti, destinando alla Repubblica solo 126 preferenze.

Il plebiscito monarchico a Ravello e in Provincia di Salerno, dove i sabaudi ottennero il 72,91% dei consensi, non si può ricondurre solo all’eco ancora forte della presenza di Vittorio Emanuele III in Italia Meridionale e a Ravello dal 1943 al 1944, oppure al fatto che nel Sud, non toccato dalla lotta partigiana, si erano rapidamente ricostruiti tutti i vecchi gruppi dirigenti favorevoli a una rigida continuità tra il vecchio Stato prefascista e il nuovo Stato che nasceva dalla guerra.

Eppure, a Ravello non erano mancati momenti di partecipazione popolare alla causa monarchica, a partire dalla nascita, nell’aprile del 1944, di una sezione del “Comitato monarchico liberale per la ricostruzione”. Fautore dell’iniziativa era Achille Benigno, che aveva richiesto come sede i locali del soppresso fascio femminile di proprietà di Francesco Mansi, contigui al Municipio. Verso la fine di maggio del 1946 lo stesso Benigno chiedeva l’intervento del Sindaco, Alfonso Gargano, dei Consiglieri e della Banda Cittadina a un corteo per l’ascesa al trono di Umberto II di Savoia, il “Re di maggio”.

La manifestazione si tenne domenica 26 maggio, una settimana prima del Referendum per la scelta della forma Istituzionale dello Stato.

Significativa, al riguardo, appare la testimonianza raccolta dalla comunità religiosa di Santa Chiara, che ebbe il privilegio di ospitare più volte i regnanti nel 1944.

Quel 2 giugno 1946, nelle prime ore della mattina, 38 tra clarisse e converse si recarono presso il seggio elettorale accompagnate da P. Vincenzo Santoro, rettore del Collegio Serafico annesso al convento di S. Francesco. La preferenza espressa dalle religiose per la Costituente venne destinato «a quel partito che offre garanzie ed affidamento per la Santa Chiesa e per i valori etici, sociali e patriottici della propria dottrina». Nella scelta referendaria, invece, il voto veniva attribuito all’istituzione «che è sì cara al cuore del popolo italiano per le sue tradizioni storiche e per il suo passato glorioso».

Qualunque fosse stato l’esito, impetravano «per la nostra amata Patria un sereno avvenire in un clima di cristiana e libera prosperità».

redazione
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