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Anche il Ravello Festival a rischio, De Luca: «Senza fondi cultura bloccata»

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Eventi culturali a rischio, compreso il Festival di Ravello e il Giffoni Film Festival.

A lanciare l’allarme è il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, che ancora una volta si scaglia contro il governo: «Sui fondi il Governo ci ha fatto perdere un anno e mezzo dicendo palle sulla spesa della Regione. Se firmano domattina l’accordo di coesione diventeremmo operativi a primavera, perché gli accordi devono essere mandati alla Corte dei Conti per essere approvati in due mesi». «Cosa significa questo? Tutta la programmazione – ha detto De Luca nel corso della sua diretta facebook settimanale – musicale e artistica è bloccata, parlo dei fondi al Teatro San Carlo, al Mercadante, a Giffoni, a Ravello, al Festival da Re a Caserta, tutto è bloccato perché gli operatori dello spettacolo quando devono avviare una stagione devono firmare i contratti un anno prima, non si fa in pochi giorni l’accordo con artisti, orchestra, direttori di orchestra. Ma anche i produttori della tv e del cinema sono bloccati, perché quei prodotti andavano avanti anche con contributi finanziari della Regione e se ne sono fatti tanti in questi anni».

De Luca ha ricordato anche il blocco di «opere stradali, opere dei Campi Flegrei, recupero dei beni monumentali, parchi, tutto è bloccato». «Lo stop di questi fondi – ha aggiunto – porta duecento comuni in rischio di dissesto, perché hanno avviato lavori non completati per il dicembre 2023 e a questo punto o concludono con fondi comunali, che non hanno, oppure avviano un contenzioso con le imprese sul cantiere che non possono essere pagate se non arrivano altri fondi. Noi siamo impegnati a finanziare 500 milioni per i Comuni, ma tutto è paralizzato ora da un anno e mezzo. C’è anche il blocco totale delle Zes che erano governate in modo regionale. Il credito di imposta ora è bloccato per tutte le aziende, perché non sono stati approvati i decreti attuativi per finanziare attraverso l’unica agenzia fatta a Roma. Che poi è una follia per le imprese costrette ad andare a Roma per i fondi di incentivazione. E’ una vergogna di istituzioni che non hanno ombra di correttezza».

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