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“Il coraggio di una scelta”: a Ravello storie di valore e valori in una serata dai preziosi significati

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di LORENZO IMPERATO

A Ravello una serata densa di emozioni e riflessioni. Ieri (venerdì 26 aprile), nell’Aula Magna della Biblioteca di San Francesco in Ravello, si è svolta in una serafica e sublime atmosfera francescana, l’evento dal titolo “Il coraggio di una scelta”, promosso dal Rotary Club Costiera Amalfitana.

Sotto l’egida del presidente Salvatore Ulisse Di Palma, organizzatore capace, uomo attento e sensibile, sapiente cultore di bellezza, si è dato vita, insieme all’ottima presidentessa dell’Interact, la giovane Benedetta Giordano, a una serata che ha visto protagoniste sei storie di coraggio e successo: quelle di Anna Laura Confuorto, dirigente penitenziario del carcere di Lodi, di Mariella Avino, managing director dell’hotel Palazzo Avino, del capitano Alessandro Bonsignore, comandante della Compagnia Carabinieri di Amalfi, del magistrato Gianluca Caputo, di Vincenzo Villani, CEO dell’hotel Covo dei Saraceni Positano e, infine, di Padre Gianfranco Pasquariello, sacerdote di strada.

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A condurre l’evento il giornalista Emiliano Amato, anch’egli instancabile promotore di grandi iniziative e sempre presente agli eventi culturali.

Dopo il suono della campana rotariana, l’inno nazionale e quello del Rotary, alla presenza del governatore del Distretto 2101 del Rotary, Ugo Oliviero, ha avuto inizio la serata, con il saluto introduttivo del presidente Di Palma che ha pregevolmente presentato la serata nei suoi tratti salienti, citando Papa Francesco e la cultura dell’abbraccio.

Dopo l’introduzione del giovane talento musicale Giuseppe Mansi, la prima delle cinque testimonianze, da parte della dottoressa Confuorto. La dirigente nel suo intervento meraviglioso, rifacendosi ad una metafora letteraria, ha paragonato un direttore di carcere al Barone Rampante, colui che dall’alto sorveglia non come capo ma come parte attiva della comunità, che comprende innanzitutto persone. «Possano le vostre scelte riflettere le vostre speranze e non le vostre paure», citando Mandela, ha affermato Confuorto, che, parlando della sua esperienza con i detenuti ha chiosato: «Il nostro compito è quello di una narrativa alternativa, considerare i detenuti innanzitutto, uomini e non scarti umani». Chi vi scrive, da studente di lettere classiche, è rimasto però particolarmente colpito dalla citazione di un verbo greco fatta dalla dottoressa, a proposito del rapporto con i carcerati: πλουδοκέω, aspettare la stagione propizia.

Mai verbo più azzeccato per chi quotidianamente vive, come la Confuorto, un rapporto stretto con persone bisognose della comprensione umana.

A prendere la parola è stata poi la dottoressa Avino. «Man mano che cresceva il mio rapporto con il territorio – ha rivelato la direttrice dell’omonima struttura – che le mie radici diventavano più profonde, ho deciso di cambiare strada e di intraprenderne una che cercasse di valorizzare, anche ad esempio nella ristorazione, la nostra storia, la nostra cultura, il nostro territorio». Lo spaccato molto significativo dell’intervento si è poi concluso con il celebre e simpatico motto di Palazzo Avino: «Questo albergo è una casa».

Terzo in ordine cronologico il capitano Bonsignore di cui si riporta integralmente lo spaccato dell’intervento più apprezzato dal pubblico, al termine del quale l’ufficiale è stato omaggiato con un lungo applauso: «Nella crescita professionale e mentale, mi sono reso conto che il lavoro più appagante lo svolgevano coloro che servivano il prossimo, non per essere autoreferenziali ma per spirito di comunità. Vedevo che queste persone, nonostante le stanchezze del lavoro, le fatiche, le difficoltà, a fine giornata avevano sempre il sorriso. Da lì compresi che si è più felici nel dare che nel ricevere». Il capitano Bonsignore ha poi rimarcato l’importanza della famiglia, che «non è mai un ostacolo» ma un valore aggiunto, come nel suo caso.

Il magistrato Caputo ha invece illuminato i cuori della platea con una vera lectio magistralis sulla scelta. A dargli lo spunto per una così accorata riflessione è stato il titolo della serata ed il dipinto che troneggiava sulle locandine, il bellissimo Ercole al bivio di Annibale Carracci. Citando la moglie del presidente americano Roosvelt, Caputo ha detto che sarebbe stata sua intenzione parlare di idee, come è proprio delle grandi menti, o almeno, ha aggiunto con molta umiltà, provare a farlo.  Ha rimarcato quindi l’importanza di quella scelta che è artefice della nostra felicità. Per scegliere bene è fondamentale porsi delle domande e, una volta compiuta una scelta, il nostro compito è quello di restare credibili, unico requisito, ha proseguito Caputo, per citare Rosario Levatino, magistrato martire, che ci verrà chiesto un domani, al giudizio finale.

Il CEO dell’Hotel Covo dei Saraceni, Vincenzo Villani – che molti, per sua stessa ammissione, ricordano come dj – esempio di self made man, e di come il duro lavoro paghi sempre. Lui ha spiegato, rivolgendosi ai tanti giovani presenti, come sia possibile scegliere con coraggio una strada alternativa nella vita, restando padroni di se stessi.

A concludere il carnet di interventi il simpatico Don Pasquariello, sacerdote a contatto con gli ultimi. Nelle sue parole di profonda caratura morale, un excursus sul senso vero della cristianità che vede nell’uomo la dimora di Dio. «Esiste una strada giusta ed una semplice, ha detto poi il sacerdote, quella semplice e comoda non è mai giusta». A chiosa dell’intervento ha invitato i cristiani presenti ad essere sinceri, dal latino sine cera, cioè senza maschere. 

Le conclusioni della serata sono poi toccate al governatore del Rotary che, con estrema soddisfazione ha costato la bontà dell’iniziativa e, dopo il suo pregnante intervento, è toccato al presidente Di Palma – che dal presidente Oliviero ha ricevuto una “Paul Harris” (massima onorificenza rotariana), la terza per lui – premiare i relatori ed omaggiarli con un cadeaut molto gradito. A ricevere un premio anche le figlie dell’indimenticato Salvatore Camera D’Afflitto, ricordato nelle parole del professore avvocato Andrea Di Lieto.  Oltre agli omaggi ai relatori, a tutti gli intervenuti il professore Alfonso Tortora e il dottor Donato Sarno hanno fatto dono di due pubblicazioni.

Particolarmente apprezzata quella del professore Tortora dal titolo Presenze Valdesi nel Mezzogiorno di Italia.  La serata, conclusasi poi con l’annuncio della nascita del Rotaract e la breve visita ella Biblioteca dell’Aula Magna è stata, nel suo complesso e nei suoi particolari, un momento unico nel suo genere, grazie a sei ragazzi, come li ha definiti l’eterno ragazzo Padre Francesco Capobianco, padrone di casa, che hanno saputo, spronati dal Rotary, raccontare le loro esperienze professionali, le loro giovani speranze ed i loro sogni realizzati grazie al coraggio delle proprie scelte!

redazione
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