di EMILIANO AMATO
In costiera amalfitana la quasi totalità delle strutture turistico ricettive è alla ricerca di personale dipendente da integrare all’organico già confermato in vista dell’inizio della stagione turistica 2024. La sproporzione tra domanda e offerta è in aumento e le aziende a carattere stagionale che da poche settimane hanno chiuso i battenti sono impegnate nelle campagne di recruitment. Si cercano figure professionali qualificate, che riescano a soddisfare le esigenze del cliente ma soprattutto della proprietà che garantisce contratti di lavoro stagionale come da contratto collettivo nazionale del settore turismo. Salari al minimo che non sempre soddisfano i lavoratori. E le mance sono solo un premio di consolazione.
Il lavoro d’albergo, specie nelle strutture deluxe, non sembra essere più ambito, con molte professionalità del territorio che si sono “reinventati” in attività più remunerative, sempre connesse al turismo. In Costiera negli ultimi anni c’è stato un aumento esponenziale di case vacanza, punti di fast food, società di auto a noleggio con conducente, agenzie di noleggio barche. Sono proprio gli alberghi a far fatica a reclutare il personale dipendente della Costiera da impiegare nei diversi reparti. Da diversi anni le strutture alberghiere devono anche garantire alloggio al personale dipendente che proviene da diverse aree della regione Campania.
Si punta sempre più a forza lavoro straniera che comunque va professionalizzata secondo gli standard di una offerta elevata come quella della costiera. Ci si può affidare al “decreto flussi”, ma non esiste una seria programmazione. L’argomento è complesso e ampio e per questo dev’essere approfondito con tecnici e albergatori. Ne parliamo con l’avvocato salernitano Giorgio Zeoli, giuslavorista, specializzato in recruitment.
Sul piano degli organici nelle strutture turistico alberghiere qual è la situazione in Costa d’Amalfi?
Sempre più preoccupante, nonostante le associazioni datoriali e gli imprenditori denuncino la mancanza di personale nessun significativo intervento vi è stato ancora in materia di politica attiva del lavoro.
Come spiega questo fenomeno?
La carenza è frutto della mancanza di programmazione. Dal punto di vista occupazionale in Costiera potrebbero crearsi migliaia di posti di lavoro sia stagionali che stabili, tuttavia per inspiegabili ragioni il settore turistico alberghiero in costiera amalfitana dal punto di vista del personale è sottodimensionato e molte competenze si sono trasferite in altre realtà; fermo restando che dal punto di vista economico la Divina resta una eccellenza per capacità attrattiva del flusso di turisti, soprattutto americani e inglesi e anche indiani ultimamente.
In quali condizioni logistico-strutturali versano le strutture di accoglienza?
Quelle pubbliche a parte qualche raro caso mi sembra che gli uffici risultino vetusti e inefficienti. In parte ciò è dovuto all’applicazione della Legge Monti sul recupero degli edifici storici sui quali, però, non è possibile intervenire con le modifiche strutturali necessarie a renderli sicuri e moderni.
E quelle private?
Quelle private, invece, godono di per sé di posizioni incantevoli dal punto di vista paesaggistico e lo sforzo di coraggiosi imprenditori si vede anche sé in parte con investimenti sostanzialmente privati, tuttavia il cammino è ancora lungo.
Qual è lo stato delle politica del “recruitment” in Costiera Amalfitana?
Ci aspettiamo un salto di qualità nell’incontro tra domanda e offerta di lavoro, pena la scelta legittima degli imprenditori di rimanere inutilizzate in parte le proprie strutture anche in momenti di picco produttivo. Da questo punto di vista la divisione Mrx del mio studio ha costituito un osservatorio privilegiato attraverso il quale è riuscita a unire sia la prospettiva delle aziende che quella del lavoro.
Perché non riscontriamo la presenza di personale italiano?
La domanda risulta fuori dal tempo e dalla storia; risulta insomma inattuale. Dovremmo metterci d’accordo su che cosa si intende per italiani. Tutti quelli che insistono sul territorio italiano e abbracciano i nostri valori e tradizioni sono italiani senza sé e senza ma, al di là del colore della pelle. In questo dovremmo prendere esempio dai nostri antenati i Romani e il suo Impero. Se invece mi chiede perché i giovani nati in Italia non fanno più certi lavori, è evidente che questi giovani diano un valore diverso al lavoro rispetto alle generazioni precedenti, che abbiano aspettative e desideri differenti rispetto a quelle dei loro genitori.
Il decreto flussi è un’opportunità?
Così come concepito è una gabbia e non risponde al mercato e all’impresa. Insomma abbiamo a che fare con un sistema che andrebbe rimodulato; ma è quello che abbiamo e ci teniamo stretti. Per il momento bisogna muoversi su un doppio binario: da un lato assistere il personale nell’orientamento, dall’altro segnalarli alle imprese per affrontare un mercato del lavoro trasformato rispetto a qualche anno fa per svolgere quelle primarie ed essenziali attività inderogabili per le strutture ricettive della costiera amalfitana dal tuttofare d’alberghi, all’aiuto cuoco, aiuto camerieri, etc.
Gli operatori giuridici possono fare questo?
Sì, certo. Il mio studio legale come altre realtà sono in grado di porre in essere operazioni di “recruitmet” e lo fanno tutt’ora; in questo momento, soprattutto nel settore alberghiero, sono in atto programmi “pilota”. Si può e si deve fare di più e meglio; la Divina ha in sè le energie materiali ed immateriali per affermare le proprie eccellenze.