A Ravello il fenomeno del miracolo della liquefazione del Sangue di San Pantaleone si è manifestato con diversi giorni d’anticipo rispetto alla data del 27 luglio. Già lunedì scorso, nel corso della venerazione quotidiana nella cappella del Duomo di Ravello, Don Angelo Mansi aveva notato due vaste zone di rosso rubino nella parte inferiore dell’ampolla.
Ieri sera il fenomeno (a cui si riferiscono le foto) si è mostrato in tutta la sua evidenza con lo strato superficiale biancastro, tendente al giallognolo, mentre quello intermedio schiarito, rosso rubino, totalmente liquefatto.
Il Sangue di San Pantaleone è custodito in un’ampolla in vetro dalla forma tonda e schiacciata, cinta da una doppia fasciatura in argento dorato, decorata con volute fogliacee e trafori esalobati, che si innesta su una piramide esagonale, probabilmente eseguita in una oreficeria napoletana durante il periodo aragonese. Nella parte superiore, invece, il lungo collo è sormontato da una statuina barocca raffigurante il santo medico con il Vangelo ed un ramo di palma unito alla corona imperiale, simbolo del martirio e della gloria. Dal 1661 è posta sull’altare della cappella della navata destra del Duomo e da più di tre secoli non può essere toccata o sfiorata perché protetta da due grate di ferro.
La massa occupa circa la metà dell’ampolla sulla superficie esterna del reliquiario: scuro e ben demarcato risulta essere lo strato inferiore dov’è depositato sangue commisto a terriccio o sabbia (la leggenda vuole che dopo il martirio alcuni fedeli presenti raccolsero il sangue del Santo da terra e lo riposero in un’ampolla).
In superficie il Sangue si presenta con alcune crepe e la comparsa di epifenomeni che anticipano e continuano con la liquefazione, l’ebollizione e la fluttuazione. Oggi si presenta di colore rosso rubino, totalmente liquefatto. E dire che il Sangue di San Pantaleone per la maggior parte dell’anno permane ad uno stato denso scuro ed opaco, quasi solidificato.