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Ravello: via le suore ribelli, “Monastero non chiude” (per ora)

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«Il monastero Santa Chiara di Ravello non è stato mai soppresso né estinto. In esso sta avvenendo un avvicendamento delle religiose che da tre passano a quattro, una è infermiera che si prenderà cura della sorella più anziana di 97 anni». Lo ha dichiarato il commissario straordinario del monastero, padre Giorgio Silvestri, che ieri ha introdotto tre nuove consorelle nel monastero di Ravello.  

Dopo la resistenza delle tre suore residenti, che per due vote hanno impedito l’accesso al monastero a commissario con suor Damiana Ardesi, presidente delle Clarisse Urbaniste d’Italia, al terzo tentativo, alle 11.30, hanno aperto le porte del monastero.

Suor Maria Cristina Fiore di 97 anni che con le altre due consorelle, l’indiana Angela Maria Punnacka e la nolana Massimiliana Panza, infatti, sono destinatarie di provvedimento di trasferimento già dallo scorso mese di giugno. 

Si erano barricate all’intero del monastero rifiutando il trasferimento per il timore dell’estinzione della storica istituzione claustrale. 

Durante l’attesa all’esterno del monastero era presente anche il sindaco Paolo Vuilleumier, di passaggio (abita poco distante dal monastero) che ha parlato con padre Giorgio e i suoi assistenti, un tecnico e un altro prelato. 

È da almeno due anni che il monastero di Ravello, ritenuto tra le più antiche fondazioni francescane femminili in assoluto, documentata a partire dalla seconda metà del XIII secolo, è a rischio soppressione. 

«Già l’anno scorso avevo chiesto di incontrare il commissario per avere conoscenza dello stato dell’arte – ha spiegato il primo cittadino -. In quella occasione ho rappresentato il forte legame della comunità ravellese con l’antico istituto monastico chiedendo, quindi, salvare il monastero portando aumentando il numero delle consorelle clarisse. Giorgio mi aveva rassicurato in tal senso e stessa assicurazioni ha voluto consegnarmi oggi nell’incontro all’esterno del monastero ribadendomi che le procedure attuali non prevedono la soppressione e che si sta realizzando quanto annunciatomi lo scorso anno con l’ingresso di due nuove suore». 

La scorsa primavera le ultime tre monache rimaste avevano scritto a Papa Francesco offrendogli in dono tutte le proprietà del monastero per la sua carità. Il 25 giugno dal Vaticano il Sostituto per la Segreteria di Stato veniva incaricato dal Pontefice di comunicare alle monache l’accettazione della donazione. Ma la gioia delle consorelle è durata davvero poco perché, dopo pochissimi giorni, il Dicastero vaticano per i religiosi inspiegabilmente ha disposto il trasferimento, immediato e perentorio, delle tre suore in tre diversi monasteri italiani. Fino a ieri tre consorelle non hanno abbandonato il monastero per scongiurare il pericolo dell’estinzione. Le “disobbedienti” Suor Massimiliana e Suor Angela sono state destinate ad altri monasteri (a Orvieto la prima, in una località marchigiana, pare, la seconda) mentre ad assistere l’inferma suor Maria Cristina (l’unica a rimanere nel monastero in cui vive da ben 68 anni) sarebbe pronta una suora con mansioni di infermiera. 

Il monastero sarebbe salvo e proseguirà la sua attività. L’appetito patrimonio immobiliare, valutato tra i 50 e i 60 milioni di euro, passerà, quindi, direttamente alla Santa Sede che ne determinerà il futuro. I dubbi di una possibile speculazione post soppressione sono destinati, dunque, a dissiparsi, e il sacrificio delle tre suore “ribelli nell’obbedienza” (al solo Papa Francesco) non sarà risultato vano. 

«L’incontro all’interno del monastero è stato cordiale e dialogante – ha detto il commissario -. Le monache per la loro intrinseca caratteristica di vita ritirata claustrale avrebbero piacere di proseguire il percorso intrapreso nella riservatezza e nel silenzio, caratteristici della loro vita claustrale». 

Quindi la federazione sta immettendo nuove energie per consentire la prosecuzione di questa istituzione viva da oltre sette secoli? «Si, proprio così» ha confermato padre Giorgio.  

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