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Salvatore Sorrentino: uomo di cultura, pozzo di saggezza

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di SILVANO POLVANI

La scomparsa di Salvatore Sorrentino è una di quelle notizie che ti lasciano profondamente dispiaciuti,  capace di travalicare i confini locali e fermarsi al cordoglio anche in terre lontane, quale può essere, per la Costiera, la Maremma.

Avevo conosciuto Salvatore nel 2017, da allora è nata un’amicizia istintiva e sincera. Impegnato nella ricostruzione della biografia di Lorenzo Mansi che fu sindaco di Ravello dal 1948 al 1971 lo contattai per primo fra i cittadini di Ravello. L’indicazione me la diede l’ingegnere, Luigi Mansi, che per Sorrentino aveva una forte considerazione. Fu l’ingegnere infatti che incoraggiandomi nella stesura biografica di suo padre mi rassicurò dicendomi che a Ravello e a Scala avrei incontrato uomini portatori di un prezioso patrimonio culturale ed esperienziale capaci di giudicare le cose e gli avvenimenti in profondità secondo quella saggezza che coniuga scienza e sapienza, intelligenti nel giudicare con serenità ed equilibrio.

Salvatore fu fra questi. Mai ho mancato di fargli visita ogni volta che sono sceso a Ravello trasformando la stessa in una lunga conversazione come è di pratica fra amici.    

Salvatore Sorrentino era una memoria vivente. L’ho considerato il mio tutor, in questa impresa nella ricostruzione della biografia di Lorenzo Mansi. È il primo che ho intervistato a Ravello, e da allora ho continuato a sentirlo per un chiarimento, una data, una dritta. Sempre disponibile. Di Lorenzo Mansi aveva un ricordo affettuoso, di sincera stima per l’opera che aveva svolto.

Fu suo assessore nella giunta che si formò dopo le elezioni del 1970. Sorrentino ricordava che, ancora prima delle elezioni, fu avvicinato dal Mansi, il quale, oltre a manifestargli la sua stima politica, lo invitò a collaborare con lui nel preparare il programma elettorale della lista “Il Campanile”.

Occorreva come ricordava Salvatore, diceva Mansi, una legge speciale per Ravello così da preservarlo da tentazioni di vario genere. Iniziarono quindi, molto prima della competizione elettorale, a ragionarci su. Lavorarono giorno e notte tanto che assieme, Mansi e Sorrentino, nel 1970, predisposero la minuta per una proposta di “legge speciale per Ravello”, presentata in Parlamento il 24 novembre 1970. Il lavoro svolto, nel breve tempo che stettero assieme, li legò molto, tanto che fu Sorrentino a tenere l’omelia pubblica, ai funerali di Don Lorenzo.

Sorrentino è stato Sindaco di Ravello dal 1971 al 1985. Professore di lingua francese, ha formato generazioni di studenti della Costiera Amalfitana. Ha vinto tante battaglie il professore, non soltanto politiche ma anche personali, umane, resistendo con straordinario coraggio. Figlio di una famiglia di tradizione macellaia mi raccontava: “Studiavo all’università, una rarità per i ragazzi della mia epoca, ma dovevo aiutare la mia famiglia. Ne ho comprati e abbattuti, di pezzi di bestiame, oggi non avrei il pensiero nemmeno di poter uccidere una mosca”. E’ stato un uomo di cultura, un pozzo di saggezza, cui attingere ogni giorno; il suo archivio personale rappresentava una miniera di informazioni sulla storia di Ravello. Amava le lingue, specie le neolatine, medievali e moderne. È uno dei pochi “politici” da me conosciuti che, dopo aver guidato la sua comunità per quattordici anni e più, in un periodo di grandi trasformazioni, non confermato dal voto popolare, ha deciso di uscire di scena, convinto com’era che la “buona amministrazione” va fatta dai giovani. Ha sempre creduto nel loro valore, incentivandone pure le pratiche sportive.

La sua scomparsa lascia un vuoto in quanti lo conobbero e ne apprezzarono le qualità, rimane, anche in Maremma, il  suo ricordo e quel suo sorriso che aveva per tutti e che sapeva di ascolto e incoraggiamento.

*autore nel 2019 del volume Don Lorenzo Mansi

redazione
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