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21 aprile, il Natale di Roma: la “Città eterna” compie 2777 anni

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di NOVELLA NICODEMI

Per il Natale di Roma, la città eterna e caput mundi, che oggi compie 2777 anni, è stato previsto dal Comune un ricchissimo programma di eventi e manifestazioni per immergersi nella sua millenaria storia e cultura e celebrare adeguatamente questa ricorrenza.

Attribuire un preciso giorno di nascita a una città assume un valore fortemente simbolico e mai come in questo caso la ricostruzione storico-archeologica si fonde inevitabilmente con la leggenda e col mito.

Le opere storiche di Tito Livio, Dionigi di Alicarnasso e Plutarco nonché le opere poetiche di Virgilio e Ovidio sono la testimonianza di come l’interpretazione del passato, soprattutto in epoca augustea, sia stata elaborata in ottica celebrativa, creando un mito unitario attorno alla nascita dell’Urbe che, in realtà, da un piccolo nucleo iniziale crebbe gradualmente inglobando i vicini villaggi del Lazio.

Dopo la guerra di Troia – Virgilio racconta nell’Eneide – un gruppo di profughi guidati da Enea, figlio di un mortale e della dea Afrodite, sbarcò nel Lazio per fondare una nuova colonia. Da suo figlio Ascanio, fondatore di Alba Longa, sarebbe quindi discesa la dinastia dei Re albani, fino ad arrivare a Numitore e Amulio, che usurpò il trono del fratello maggiore costringendone la figlia, Rea Silvia, a diventare una vestale. La donna, posseduta dal dio Marte, diede alla luce due gemelli, Romolo e Remo. La donna venne uccisa per volere di Amulio, il quale ordinò a due servi di eliminare anche i neonati. Gli infanti vennero invece pietosamente abbandonati in una cesta sulle sponde del Tevere dove fu una lupa a salvarli allattandoli. Cresciuti poi nella famiglia di un pastore, dopo aver scoperto le loro origini nobili, si vendicarono dello zio, ottenendo dal nonno Numitore il permesso di fondare una nuova città. Romolo voleva porne le basi sul colle Palatino, mentre Remo sull’Aventino. Ad avere la meglio fu Romolo che, ucciso il fratello, dopo aver effettuato tutti i riti propiziatori, delimitò con un solco i confini sacri di quella città di cui sarebbe stato considerato il fondatore.

Destinata a diventare il centro del mondo e a dare vita al più grande impero della storia, Roma sarebbe quindi ufficialmente nata il 21 aprile del 753 a.C.

Questa data come punto di partenza per contare gli anni venne fissata in base ai calcoli dell’astrologo Lucio Taruzio e, su proposta di Marco Terenzio Varrone, usata nella prassi per il calendario romano.

 Il Natale di Roma, anticamente detto Dies Romana, divenne quindi una data dalla quale parte la cronologia romana, attraverso la locuzione latina Ab Urbe condita, ovvero “dalla fondazione della Città”.

Con l’imperatore Claudio, nel 47, ottocento anni dopo quella data, iniziarono i primi solenni festeggiamenti di questa ricorrenza. Dall’epoca di Agrippa, genero dell’imperatore Augusto, ogni 21 aprile i raggi del sole penetrano nell’oculo del Pantheon alle 12 precise, creando uno spettacolo suggestivo.

Nel 248 Filippo l’Arabo celebrò il primo millennio di Roma, assieme ai Ludi Saeculares, come testimoniano alcune monete coniate appositamente per l’evento. Questa tradizione venne lentamente abbandonata col passare dei secoli sia per l’avvento del Cristianesimo che per la caduta dell’impero d’Occidente e le successive migrazioni di popolazioni barbariche.

Con il Risorgimento, al fine di rafforzare l’identità nazionale, questa ricorrenza venne recuperata da un gruppo di rivoluzionari – mazziniani, garibaldini e anche liberali – che, rovesciato il potere temporale del Papa, nella neonata ed effimera Repubblica romana, avrebbero brindato alla liberazione e rifondazione della città nel Foro la sera del 21 aprile 1849. Il Regime Fascista istituì il Natale di Roma come festa nazionale, unificandola a quella dei lavoratori – con l’abolizione del 1° maggio – come elemento della propaganda imperiale al fine di rivendicare le origini romane del regime (decreto cassato nel 1945).

redazione
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