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14 settembre, ai piedi del “Signore di Scala”

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di ALFONSINA AMATO

La festività dell’Esaltazione della Croce che la Chiesa celebra il 14 settembre, ricorda il ritrovamento della Croce di Gesù da parte di Sant’Elena e avvenuto il 14 settembre del 320 d.C.

La comunità scalese venera da molti secoli nella Cripta del Duomo di San Lorenzo il “Crocifisso”, al quale vengono sovente rivolte le preghiere e le suppliche di tutti i fedeli della Costiera Amalfitana.

Nel marzo del 2020, in via del tutto eccezionale, il SS. Crocifisso era stato traslato nella parte superiore del Duomo e posto sull’altare maggiore quale grande segno di devozione e affidamento di tutta la comunità al “Signore di Scala” durante l’emergenza Covid-19.

Il complesso ligneo in legno policromo del XIII secolo di scuola umbro-toscana e raffigurante la Deposizione di Gesù dalla Croce, è composto dal Cristo Redentore al centro, dalla Vergine Maria alla sua destra e da Giovanni Evangelista alla sua sinistra; originariamente si potevano ammirare altre tre figure: Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo su due scale intenti a far calare il corpo di Cristo e Maria Maddalena inginocchiata che lo accoglie.

Probabilmente tale opera fu commissionata e scolpita per il monastero cistercense di Sant’Elena, posto ai confini tra Scala e Amalfi e nel 1586 fu trasferita nel Duomo di San Lorenzo dove fu inizialmente collocata nell’abside destra della Chiesa superiore e nel 1705 fu poi trasferita nella Cripta e posta sopra l’altare maggiore, dove tutt’ora si trova.

Un sapiente restaurato effettuato negli anni novanta dall’Istituto Centrale di Restauro di Roma ha stabilito che la statua del Cristo è formata da tre pezzi: il corpo e le due braccia; essa è stata scolpita con legno di pioppo svuotato del suo midollo per consentire uno stato ottimale di conservazione; è stata restituita all’opera la corona originaria, scolpita direttamente nel corpo ligneo e formata da pietre scolpite in legno ed in vetro; originariamente sul capo vi era una corona metallica donata come ex voto.

La popolazione di Scala tramanda da secoli e decenni molti episodi relativi a grazie e miracoli compiuti dal SS. Crocifisso di Scala e la Cattedrale conserva alcuni quadri quali ex voto.
In uno è raffigurata una nave in tempesta e nel cielo avvolto dalla luce divina il Crocifisso, alla base dello stesso un’iscrizione recita: “la notte del 15 novembre 1880 nel mare delle Indie – Antonio Esposito.

Un altro raffigura due persone in preghiera per i loro cari dispersi in guerra davanti al Crocifisso e sotto la scritta: “1915-1918”.

Numerose le vicende tramandate dai fedeli scalesi relative ai prodigi compiuti dal miracoloso Crocifisso, di cui alcune molte antiche.

Si narra, infatti, che agli inizi del 1600 Scala fu colpita da una grave carestia: il cibo e le provviste finirono e si cominciò a morire di fame; la gente disperata si riunì attorno all’altare del Crocifisso a pregare e chiedere la Grazia ma proprio in quei giorni giunse nel Porto di Amalfi una nave colma di viveri che un uomo destinò al Signore di Scala donando in garanzia al capitano del vascello il suo anello.

I marinai trasportarono la merce in spalla fino a Scala e la scaricarono nella piazza; il popolo accorso assalì letteralmente il carico di viveri ed il capitano che voleva essere pagato per il lavoro svolto interpellò il reggente di Scala ma egli negò l’ordine di quella merce, così avvenne per gli altri nobili del Paese. Il comandante della nave allora cominciò a raccontare dell’uomo del porto mostrando a tutti l’anello e molti notarono subito la somiglianza del gioiello con quello del Crocifisso. Si precipitarono tutti in Chiesa dinanzi all’imponente statua del loro Cristo e giuntovi anche il Capitano, alla vista del Crocifisso, si buttò a terra in ginocchio e tra le lacrime rivelò che era il Cristo l’uomo che gli aveva donato l’anello. Da quel giorno tutti chiamarono il Crocifisso “il Signore di Scala”.

Si tramanda, poi, la vicenda di un periodo di grande siccità nel quale la gente di Scala, per paura di perdere il raccolto e con esso l’unica fonte di sostentamento, si rivolse con preghiere e suppliche al Crocifisso.

Esso fu portato in processione dal Duomo fino a Minuta e durante la processione si videro i primi segni miracolosi dati da una profonda sudorazione della statua; le preghiere dei fedeli divennero più intense e fervide come in attesa del miracolo che non tardò ad arrivare quando giunsero a Minuta: prima di entrare in chiesa cominciò a piovere. Il popolo scalese ancora una volta gioì e ringraziò il Cristo Crocifisso e Risorto che aveva esaudito ancora una volta le loro preghiere.

Si fece ricorso alle processioni per ottenere grazie dal SS. Crocifisso anche in occasione dei due conflitti mondiali, nel 1915 e nel 1941; la seconda vide una partecipazione così intensa da parte della gente di tutti i paesi della Costiera che quando il Crocifisso giunse a Ravello, la parte finale della processione si muoveva ancora da Via Vescovado in Scala.

Si narra ancora che cittadini amalfitani, reclamando la proprietà della statua del SS. Crocifisso, giunsero da Amalfi e la trafugarono portandola in spalla per la via che congiunge Pontone con Amalfi; giunti in prossimità del confine tra Scala e Amalfi, il Crocifisso divenne così pesante che gli uomini dovettero abbandonarlo lì e scappare. Il giorno seguente la statua fu ritrovata da alcuni abitanti di Pontone che scendevano verso Amalfi e che corsero ad avvisare la popolazione.

La statua fu riportata solennemente in processione verso il Duomo di Scala; ancora oggi lungo il sentiero che congiunge Scala con Amalfi è possibile vedere una pietra che segnala il confine ma anche il luogo del ritrovamento della statua del SS. Crocifisso.

Foto d’epoca: archivio Luisa Mansi

redazione
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