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Carabinieri Amalfi, Capitano Bonsignore: «Urge formare opinione pubblica che ritiene ignobile comportamento disonesto»

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di EMILIANO AMATO

L’Arma dei Carabinieri è da sempre presidio di sicurezza per i cittadini. Preposti alla difesa della legalità e alla protezione da ingiustizie e soprusi, la presenza e l’operato degli uomini della Benemerita hanno sempre costituito una garanzia, una certezza, un punto di riferimento  per la società civile.

Eppure gli episodi di scioccante violenza che si stanno registrando in un crescendo di efferatezza – pensiamo a Giulia Cecchettini –  non fanno che generare sfiducia nelle istituzioni e nella giustizia.

Un ineluttabile senso di impotenza e frustrazione che, unito alle cicatrici della pandemia, in uno scenario internazionale allarmante e in una società sempre più liquida e alla deriva dove impera l’ individualismo può essere terreno fertile per il radicarsi di sentimenti come lo sconforto e la sfiducia nel futuro.

La tentazione alla rinuncia è dietro l’angolo, per ognuno di noi, anche per coloro che sono deputati al nobile ruolo di contrastare il crimine.

Nel giorno dedicato alla Virgo Fidelis, alla celebrazione della giornata dell’orfano e alla commemorazione di tanti coraggiosi carabinieri che morirono il 21 novembre del 1941 in Africa orientale, nel Duomi di Amalfi il discorso del capitano Alessandro Bonsignore è stato davvero fonte di ispirazione per quanti ne hanno colto il senso profondo.

Dalle parole, toccanti e profonde, radicate nei valori della cristianità, del  capitano è emerso un messaggio forte, di grande spessore morale, che porta in tutt’altra direzione.

FEDELTA’

«Oggi che valori e virtù sembrano non significare più nulla – esordisce il Capitano – noi carabinieri vogliamo continuare a essere fedeli senza incertezze e senza compromessi ai valori che fondano la nostra civiltà e che la Costituzione riconosce e tutela».

Bonsignore sviscera il concetto di fedeltà nelle sue varie accezioni. Essere fedeli vuol dire accettare, come Salvo d’Acquisto, di rischiare la vita; essere  disposti ad adempiere a ogni costo agli impegni del giuramento; non fuggire dalle responsabilità che fanno parte dell’identità dell’Arma. Col suo discorso Bonsignore si è ufficialmente presentato alla comunità a tre mesi dal suo arrivo in Costiera. Una sorta di manifesto del suo impegno nella missione al servizio della società, da cui si percepisce la profonda formazione cattolica confermata dai riferimenti alle encicliche di papa Giovanni Paolo II.

RESPONSABILITA’

«Noi siamo consapevoli di essere al mondo non per essere serviti ma per servire»: questo il messaggio improntato alla consapevolezza che la vita di un carabiniere è missione e deve essere condotta con gentilezza, competenza, nella prospettiva di risolvere i problemi della comunità senza lamenti sterili.

«L’essenziale ci è ancora possibile – proclama con forza – L’essenziale è combattere ogni giorno perché fino a quando si lotta non si è mai sconfitti».

Il compito dell’Arma deve essere anche orientato alla prevenzione dei crimini.

«Piantare palafitte in queste sabbie mobili» vale a dire combattere strenuamente ogni giorno per la costruzione di una società disgregata in modo che diventi organica e coesa, assicurando un pacifico e ordinato svolgimento della vita nella comunità.

SPERANZA

«C’è abbastanza luce per sperare e abbastanza buio per disperare ma non dobbiamo lasciarci rubare la speranza» afferma con convinzione il Capitano rivolgendosi soprattutto ai ragazzi di oggi e citando un emblematico passaggio tratto dalla Trilogia del Signore anelli, un dialogo tra Sam e Frodo in cui il buon Sam rassicura il padrone asserendo che «anche l’oscurità deve passare»  e che le persone devono andare avanti aggrappandosi a quello che di buono c’è in questo mondo.

GENTILEZZA

Il discorso si conclude con un sentito ringraziamento  a coloro che svolgono professioni che contribuiscono ad aggiustare il mondo con determinazione e gentilezza contro arroganza e presunzione ormai dilaganti.

«La gentilezza si esprime nel trattare gli altri con rispetto» ed è fondamentale per creare un clima costruttivo in cui non sia necessario offendere e disprezzare per correggere, in cui  si possa istaurare reciprocità tra uomo donna, contrastando i linguaggi sgarbati e prepotenti e promuovendo una vera  educazione all’affettività di cui i ragazzi di oggi, fragili e confusi, sembrano avere tanto bisogno.

«Si avverte che nella nostra società e anche nella nostra comunità sono presenti uomini e organizzazioni che disprezzano la vita umana, cercano in ogni modo il potere e il denaro, si approfittano dei deboli, fanno soldi sulla rovina degli altri» denuncia il Capitano.

«Urge formare un’ opinione pubblica concorde nel ritenere ignobile il comportamento disonesto nell’emarginare chi vuole imporsi e insegna ai figli e a i giovani a fare della prepotenza un titolo di merito» ha sottolineato con convinzione Bonsignore.

foto: Michele Abbagnara

CLICCA QUI PER RIASCOLTARE IL DISCORSO INTEGRALE

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