Le nostre piccole comunità sono abitate da persone e personaggi. Questi ultimi, specie al Sud, sono legati visceralmente ai propri luoghi a cui regalano vivacità e colore. Ma soprattutto saggezza, dall’alto della loro esperienza e memoria. Domenico Aurioso di Scala è senza dubbio uno di questi per la Costiera Amalfitana. Per “Mimì” (come affettuosamente è conosciuto) quella di oggi è una data importante: coincide infatti con il suo 90esimo compleanno. E per questo ci piace ricordare le tappe della sua lunga e variegata vita. Nato a Minori il 19 giugno del 1933, ha trascorso l’infanzia ad Amalfi e per alcuni anni ad Atrani. Ha studiato in seminario per diversi anni, poi ha iniziato a lavorare vendendo biancheria con lo zio Domenico, detto Minicuccio, padre di Gaspare Russo, già sindaco di Salerno e presidente della Regione Campania dal 1976 al 1979, con il quale ha sempre mantenuto ottimi rapporti.
Durante la seconda guerra mondiale, insieme a suo padre, Mimì si recava a Salerno con il carretto trainato dai cavalli, per ritirare gli alimenti per gli abitanti di Amalfi. All’età di dieci anni, tornando da Salerno col carretto del papà Carmine, incontrò il re Vittorio Emanuele III di Savoia che viaggiava in auto. Egli commosso dalla laboriosità di un bambino, dopo una breve chiacchierata, lo salutò e gli regalò una piccola somma di denaro. Un episodio che Mimì porta sempre con sé.
Da adulto, dagli anni della Dolce Vita e del boom economico, ha iniziato a lavorare come conduttore d’albergo, prima a Capri, poi a Maiori, e infine a Ravello. Principalmente ha lavorato presso l’ex albergo Palumbo (oggi palazzo Avino), poi al Toro, al Graal, e per molto tempo al Giordano. Si può dire che a Ravello ha vissuto l’evoluzione del turismo della città della musica.
Si è sposato con Maria dalla quale ha avuto tre figli, Pina, Daniele e Raimondo. Da allora vive con la famiglia a Scala. Ha sempre mantenuto rapporti con suo cugino Gaspare Russo, di sei anni più adulto, per il quale per anni ha curato gli interessi presso la sua residenza gentilizia di San Giovanni del Toro, la stessa che appartenne al barone Compagna.
Come tanti dei nostri nonni Mimì è il filo diretto col passato nonché scrigno vivente di ricordi. Negli anni non ha mai trascurato il lavoro della terra, nel solco della nobile tradizione contadina. Ogni tanti lo si ritrova volentieri a Ravello, a Piazza Fontana Moresca, presso cui sosta con la sua vecchia Lancia Ypsilon. Il suo sguardo, arguto dietro i suoi occhiali, è lo stesso di chi ha tanto ancora da dire e suggerire in questa società che viaggia a velocità incontrollata, in una corsa continua (a cosa?).
Lo sguardo è quello di chi ne ha viste tante a cavallo di due secoli, dalla guerra allo sviluppo tecnologico, tutto in un’esistenza in cui ha ancora qualche desiderio da realizzare, qualcosa da sistemare. Quella lunga vita, vissuta a pieno, che lo ha reso personaggio ma anche personalità della Costiera. Tanti auguri Mimì.