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La fine di un Regno

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di ANTONIO FERRARA

Alle ore 00.01 dell’11 febbraio 1944, tutte le provincie occupate, con l’eccezione di Napoli, e comprese la Sicilia e la Sardegna passano all’amministrazione italiana. Di conseguenza si decide di spostare la sede del governo a Salerno. Badoglio parte da Brindisi l’otto febbraio, mentre la famiglia reale partirà quasi una settimana dopo.

Il 14 febbraio alle ore 16.30 circa, dopo un viaggio di più di dieci ore, un corteo di cinque automobili dopo aver percorso la ripida e stretta Via Emanuele Filiberto (oggi Viale Wagner ) si ferma davanti a Villa Episcopio. Da una delle automobili, scende Vittorio Emanuele III, in divisa militare e la regina Elena. Dalle altre auto, tra l’altro il generale Puntoni, primo aiutante di campo del re, il duca Acquarone, ministro della Real casa, Rosa Galotti e Piero Masetti, camerieri dei Sovrani. Ad attenderli un battaglione di granatieri di Sardegna al comando del colonello Egidio Morozzo della Rocca.


I sovrani prendono alloggio a Villa Episcopio, di proprietà di Riccardo, duca di San Martino, già attendente del Principe Umberto, mentre Aquarone e Puntoni, a Palazzo Confalone. Il principe Umberto, invece durante i suoi soggiorni a Ravello troverà invece ospitalità nella palazzina dell’amico Giuseppe Compagna, Barone di Corigliano Calabro. Sull’ultima terrazza della villa viene issato il tricolore con lo stemma sabaudo
La villa è fredda, non è abitata da tempo; il carbone e la legna è poca: giungerà una buona scorta da Brindisi. Ma il freddo è una costante di molte delle ville della costiera. Anche Harold Macmillan, quando prenderà alloggio a Villa Cimbrone, che diventerà la sede del comando alleato di controllo, ricorderà nei suoi diari “La villa è grande e ben arredata. In primavera o estate deve essere deliziosa, ma è spaventosamente fredda e non c’era né luce né acqua calda, senza ricordare che senza tappeti, e senza cammini a carbone non sono intesi per essere usati di inverno”.

Il Generale Puntoni, in “Parla Vittorio Emanuele III, descrive in poche righe la sua impressione sulla citta: ”Ravello è stata scelta dagli alleati come posto di ristoro e di riposo per soldati reduci dal fronte, i pochi alberghi sono occupati”.

Infatti gli alberghi erano stati requisiti per alloggiare gli ufficiali; tanti ravellesi poi, avevano cercato di approfittare della situazione, dando in affitto camere e posti letto ai militari alleati o addirittura a portare a termine contrattazioni, scambi, compravendite. Qualche volta questi “business” non andavano a buon fine. Un gruppo di ravellesi ad esempio, riuscì a scambiare un grosso stock di quadri che si trovavano in bella mostra in un locale in piazza in cambio di sigarette, alcool, cioccolata, e altre derrate alimentari Definiti i termini e modalità di scambio, data e ora, si presentò invece la Military Police. I ravellesi vennero arrestati e i quadri sequestrati. I poveri sventurati saranno poi liberati, i quadri invece non saranno più restituiti; insomma gli americani ci confezionarono un bel pacco, paccotto e contropacco.

Puntoni aggiunge “più che riposarsi pero i militari anglo- americani qui a Ravello gozzovigliano giorno e notte, di sera non si vedono in giro che militari ubriachi in compagnia di dinne di tutte le specie.
Una descrizione non esaltante, ma forse troppo esagerata, E certo che frequentemente durante la settimana venivano organizzate serate danzanti al Rufolo il martedì) a base di gin e whisky e shock a cui partecipavano anche ragazze locali.

La tranquilla e sonnolenta Ravello si trovava tutto ad in tratto catapultata al centro dell’attenzione, ma a dire il vero sia il re che la regina vennero sempre tenuti in grande rispetto; la quotidianità della coppia non si discostava dal periodo brindisino, o dal periodo pre-bellico: per il re, passeggiata molto presto con l’aiutante di campo; visita regolare a reparti, udienze e incontri di governo. La regina Elena, era sempre in giro, in visita a scuole, asili, e conventi: alle Clarisse e alle Redentoriste chiederà (ma sembrerebbe più un ordine) di confezionare abiti e altro per le famiglie indigenti. Non si rifiuta a nessuno, fa avere ad un padre e madre in apprensione, informazioni su dove si trovano i figli in guerra.

Spesso invece avvenivano delle incomprensioni tra i militari anglo alleati e quelli italiani che dovevano provvedere alla sicurezza dei reali. Successe ad esempio che durante una visita al monastero di Santa Chiara da parte del Re, fu ordinato di bloccare le strade di accesso alla zona. Un gruppo di militari americani cercò pero di forzare il posto di blocco ricevendo un diniego da parte degli italiani. Dalle parole, si passò facilmente agli insulti e alle mani: la rissa si allargò con l’arrivo di altri soldati sia americani e italiani presenti in piazza. Gli italiani in questo caso ebbero la meglio e riuscirono in breve tempo a ristabilire l’ordine, cosicché al ritorno dalla visita il re e la regina non si accorsero di nulla.

Non è un periodo facile per Vittorio Emanuele III. Al congresso di Bari, i vari partiti antifascisti avevano negato la loro partecipazione a qualsiasi governo presente re Vittorio e ne chiedevano l’abdicazione. Lo stesso Badoglio aveva inviato al sovrano una missiva dove chiedeva la sua abdicazione in favore, non del figlio Umberto, ma del piccolo principe Vittorio Emanuele IV, assumendone lui stesso la reggenza. La riluttanza del sovrano a fare un passo indietro crea un’impasse politico e istituzionale. Il diario di Puntoni ci dà la possibilità di capire alcuni degli accadimenti avvenuti a Ravello tra il febbraio e il giugno del 1944;
Il 17 febbraio a villa Episcopio giura il 2 governo Badoglio, il 19 avviene la famosa visita di Enrico de Nicola, che propone al re la soluzione della luogotenenza: in pratica, il re, preservando il titolo, avrebbe passato le sue funzioni al figlio Umberto, principe di Piemonte: Il re cerca di convincere de Nicola ad assumere la presidenza del Consiglio, ma davanti ad un rifiuto, accetta la soluzione, ma ne demanda l’attuazione con il rientro a Roma. Sarà solo durante un incontro con il capo del governo e i ministri, il 16 marzo, che il monarca, allude a questa soluzione, rimarcando di nuovo la sua disponibilità a prendere decisioni dopo la rioccupazione di Roma.

Intanto, il 14 marzo, il governo italiano ristabilisce relazioni diplomatiche con Unione Sovietica, nominando ambasciatore, Michail Kostilev. Subito dopo anche l’Inghilterra e gli Stati Uniti fanno lo stesso nominando rispettivamente ambasciatori Sire Noel Charles e Alexander Kirk. E’ un grande successo per il piccolo regno
Il 27 marzo, sbarca a Napoli, Ercole Ercoli, alias Palmiro Togliatti: egli riesce con la svolta di Salerno, sotto impulso sovietico, a trovare un compromesso tra i partiti antifascisti, monarchia e Badoglio per consentire la formazione di un governo di unità nazionale al quale partecipassero i rappresentanti di tutte le forze politiche accantonando temporaneamente la questione istituzionale: Stalin aveva infatti già durante la conferenza di Teheran, capito che l’Italia non sarebbe mai entrata nella sfera di influenza russa. Per questo motivo andava fatto di tutto per penetrarvi in modo alternativo con una politica empirica fino alla provocazione. Lo stallo politico riceve subito un’accelerazione; gli anglo americani sembrano volersi smarcare da Vittorio Emanuele III: alcuni cronisti del tempo hanno pensato che sia il riconoscimento del governo italiano da parte della Russia sia le dichiarazioni di Togliatti, non fossero stati ben digeriti dagli alleati, che mal sopportavano uno spostamento politico verso sinistra né un’ingerenza anche indiretta dei sovietici nella politica italiana.

Il 10 aprile, infine si consuma il dramma. Durante un udienza a villa Episcopio, il Generale Macfarlane, Harold MacMillan, Noel Charles, Robert Murphy intimano al re di rinunciare alle funzioni di Capo di Stato, al fine di preservare l’istituto monarchico suggerendo o l’abdicazione o l’istituzione della Luogotenenza, permettendo così la formazione di un governo con la partecipazione di tutti i partiti politici. La risposta di Vittorio Emanuele III arriva il giorno dopo con la stesura di un proclama che viene diramato il 12 Aprile alle ore 13.00 da Napoli e Bari “Nel proclama, il sovrano annuncia la sua intenzione di ritirarsi dalla vita pubblica nominando il figlio Umberto luogotenente generale del Regno nomina che diventerà effettiva lo stesso giorno che le truppe alleate rientreranno a Roma. Il Maresciallo Badoglio, come da prassi, presente le dimissioni il 18 aprile, ma riceve il reincarico Infine dopo 6 giorni il 24 Aprile, sempre a Ravello, il giuramento del nuovo governo, che vede la partecipazione di quasi tutti i partiti antifascisti presenti al congresso di Bari (solo il partito democratico-liberale di destra con Porzio e De Nicola non aderiscono).
E’ un nuovo inizio un nuova pagina della storia d’Italia.

redazione
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