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Le ragioni del “no” al tunnel Minori-Maiori: le cinque ragioni principali

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Il comitato “NOT – No al tunnel Minori-Maiori”, i cittadini della Costiera Amalfitana che vi aderiscono,
considera che la strenua opposizione all’opera sia “un’assoluta e urgente necessità imposta da una
serie di motivi riassunti di seguito in cinque questioni principali.

  • PAESAGGISTICA. La costa d’Amalfi, dal 1987, ha il privilegio di appartenere ai 58 luoghi ai quali, in
    Italia, l’UNESCO ha riconosciuto il titolo di «Patrimonio dell’umanità». Tra i criteri di scelta vi è quello
    dell’«integrità». Nel paragrafo dedicato, si legge: “Le minacce identificate per l’area includono la
    pressione ambientale e disastri naturali come frane e terremoti, nonché la pressione di un’intensa
    visita turistica in alcune aree urbane, in particolare a causa del traffico veicolare”. In tale capoverso
    ci sono già ipso facto le motivazioni per le quali dire “no” al tunnel. Nello specifico, il progetto andato
    in gara, sostituisce la parte est del lungomare di Minori (campo di calcetto ed ex area fontana dei
    leoni) con la rampa di uscita dalla galleria. Ma anche “ammorbidendo” l’ingresso sul fronte mare di
    Minori i due enormi trafori costituirebbero, inutili, artificiali ed inaccettabili ferite nell’orografia della
    costa d’Amalfi.
  • IDROGEOLOGICA. La costa d’Amalfi è un’area sensibilissima dal punto di vista idrogeologico. Lo
    svuotamento della sezione della roccia sarà una chiara minaccia per il sovrastante abitato della
    frazione “Torre” e per lo stesso camminamento sottostante. Le indagini finora condotte non tengono
    conto della consistenza, del grado di saturazione (presenza di acqua) e del livello di friabilità della
    sussistente roccia calcarea, già oggetto di crolli in passato, né delle numerose gro8e e cavità che si
    trovano al suo interno. Non a caso la mappa del rischio frana individua la zona come a pericolosità
    “molto elevata”. Infine, il tunnel andrà a lambire uno dei più straordinari siti rupestri della costiera
    amalfitana: la Grotta dell’Annunziata, già puntualmente vincolata.
  • URBANISTICA. Qualsiasi intervento relativo alla mobilità in un territorio così fragile non può so8rarsi
    dal prevedere un sistema di spostamento a basso impatto ambientale, che favorisca la manutenzione
    del territorio e non la sua violazione. La mobilità in costa d’Amalfi ha dunque altre esigenze:
    riconversione verso vettori ecologici, limitazione delle corrente di traffico e agevolazione dei
    collegamenti verticali o via mare. Soluzioni alle quali le città contemporanee e i territori più sensibili,
    oggi, coscientemente si affidano. È questo il senso del progetto con il quale si stabilirà una ZTL
    territoriale lungo la costa d’Amalfi. La futura limitazione dell’accesso delle vetture private cancella di
    fatto le motivazioni che furono la premessa, formulata nel 2019, per la realizzazione del tunnel,
    a8estandolo come un intervento anacronistico e del tutto inutile.
  • TECNICA/ECONOMICA. Investire 22 milioni di euro per risolvere un problema localizzato di traffico,
    ammesso che esista, è un’operazione razionalmente non sostenibile. Inoltre il maldestro tenta>vo di
    giustificare il tunnel con una passeggiata Minori-Maiori punteggiata da qualche cespuglio e una
    manciata di panchine è indifendibile. Il traffico di strada che si vorrebbe bypassare, fa8a eccezione la
    curva ove si affaccia la torre “Mezzacapo”, è sufficientemente largo da consentire la circolazione lungo
    i due sensi. Tant’è vero che nel restringimento, fino a qualche anno fa, era considerata sufficiente una
    coppia di specchi convessi. Il semaforo installato di recente potrebbe essere eliminato praticando un
    semplice allargamento della carreggiata come avvenuto in altre strettoie lungo la statale. Così come
    il percorso pedonale potrebbe essere agevolato con un allargamento del marciapiede esistente con
    una spesa immensamente inferiore di quella stanziata per la galleria.

  • SOCIALE. Spreco di denaro pubblico a parte, non si valutano le conseguenze funeste che la sola
    installazione delle aree di cantiere avrebbe: 3000 metri quadrati tra il lungomare di Minori (l’area del campo di calcetto) e il porto di Maiori, verranno occupato per essere destinato alle lavorazioni e alle attrezzature
    di cantiere (serbatoi, uffici, container, bagni chimici…) per un numero imprecisato di anni, con
    inestimabili danni di immagine ed incalcolabili perdite economiche per tutte le attività imprenditoriali
    e turistiche. L’esecuzione dei lavori, inoltre, graverà sul già deficitario sistema di trasporto costiero,
    procurando disagi per pendolari e studenti. Infine non si conoscono gli effetti sulla salute degli abitanti
    derivanti dall’estrazione di milioni di metri cubi di roccia, con la produzione incessante di polveri sottili
    e con la possibilità della dispersione nell’ambiente di materiale tossico, potenzialmente cancerogeno.
    Effetti finora completamente ignorati e di incalcolabile danno sociale.
redazione
http://www.quotidianocostiera.it
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