di EMILIANO AMATO
“O tempora, o mores!”. Ad Amalfi le antiche tradizioni di fede rischiano di scomparire. Già dalla prossima, molto sentita e suggestiva, del Venerdì Santo. A lanciare il grido d’allarme è l’Arciconfraternita dell’Addolorata con una nota diffusa ieri sera che non poca preoccupazione ha suscitato. Un “Amaro pianto” che il priore, Luigi Amendola, e il comitato organizzatore motivano per via delle difficoltà che negli ultimi anni si incontrano nell’organizzazione del corteo processionale del Cristo Morto, tra mancata disponibilità alla collaborazione degli esercenti del centro storico – molti dei quali dediti al commercio anche durante il passaggio della processione – e difficoltà di natura economica per la copertura delle spese.
Un fenomeno inspiegabile, se si considera la profonda devozione degli amalfitani e l’attaccamento alle proprie tradizioni di fede. A lanciare il primo allarme, nel 2022, era stato Don Luigi Colavolpe (clicca qui).
Ma questo in cui viviamo è un periodo di forte individualismo, a scapito dell’interesse collettivo, in cui viene meno il senso di comunità, dove l’unica logica dominante sembra quella del profitto e del guadagno a ogni costo.
Proponiamo testo integrale a firma del Priore e del comitato organizzatore dell’Arciconfraternita dell’Addolorata
L’approssimarsi delle festività pasquali nella nostra città riporta la mente e vorrei dire il cuore degli amalfitani alla Processione del Venerdì Santo. Sono ormai decenni che l’Arciconfraternita dell’Addolorata, cerca di mantenere viva la tradizione liturgica impegnandosi economicamente e fattivamente alla sua organizzazione. Nel corso del tempo però si riscontrano nuove e crescenti difficoltà che si aggiungono a quelle economiche che inducono alla riflessione se sia opportuno continuare o meno nella realizzazione della stessa. Ogni anno l’Arciconfraternita, ripeto, chiude il bilancio dei costi della Processione rimettendoci diverse centinaia di euro e come non bastasse il comitato che si prodiga per realizzarla incontra resistenze da parte di diversi operatori commerciali per la disposizione delle torce, benché siano state adottate precauzioni per non arrecare danno ai muri. Ad onor del vero va sottolineato che lo scorso anno in alcuni operatori abbiamo riscontrato una maggiore disponibilità a collaborare per una miglior riuscita della Processione ma i più, purtroppo, alle parole non hanno fatto seguire i fatti. Infatti al passaggio della bara di Cristo Morto solo qualcuno ha chiuso la propria attività o ha abbassato le luci invitando gli ospiti ad alzarsi in silenzio, mentre diversi hanno preferito continuare a lavorare indifferenti a quanto avveniva…..si è liberi di non condividere, di avere un altro credo o addirittura non averne, ma il rispetto è alla base della pluralità delle scelte. Registra, inoltre, un diffuso disinteresse tra gli stessi amalfitani anche proponendo di acquistare(per limare i costi) un semplice lumino da esporre sul proprio balcone, per cui se viene consegnato può darsi che lo si accenda….altrimenti non se ne fa nulla. Constata che gli operatori alberghieri pur realizzando numerose prenotazioni in gran parte non contribuiscono alle spese, l’ente del turismo pur inserendo nel programma delle festività pasquali la Processione, per scelte attuate da tempo, offre unicamente la sosta al bus della banda musicale. In ultimo ma non per ultimo, sottolinea la difficoltà a ritrovare chi è disposto a vestirsi da “battente” con il risultato di una progressiva riduzione della “maestosità” di una Processione benevolmente invidiata e desiderata da tante altre comunità. Continuare in tal modo, dunque, non è più fattibile e in accordo con le autorità ecclesiastiche si sta consolidando l’ipotesi di una “semplice” Processione nel pomeriggio al termine della liturgia in Cattedrale, in modo da non arrecare né fastidio né seccature ai tanti operatori commerciali che così possono continuare le loro attività indisturbati. Ovviamente come comitato organizzatore la scelta ci vede rattristati e delusi perché nonostante gli sforzi non si è riusciti a mantenere viva una tradizione figlia di un senso religioso forte nei nostri avi e che si è progressivamente affievolito se non del tutto spento in gran parte della nostra comunità. Vorrà dire che dopo aver “perso” la tradizione della “calata della stella” a Natale, anch’essa per difficoltà sollevate e scelte inopinate, aggiungeremo anche la Processione del Venerdì Santo con buona pace di chi (tanti) pur coscienti che la stessa è per loro solo motivo di lucro pensano di poterne fare a meno con la convinzione che “la gente continuerà a venire”.
Foto: Gugliucciello