24.4 C
Amalfi

Non solo “cafoni al mare”: l’imbarbarimento dei costumi è un fenomeno sociale

ultima modifica

Share post:

spot_imgspot_imgspot_img

di NOVELLA NICODEMI

Non fa più specie ormai, assistere a spettacoli indecorosi come il cambio costume en plain air  dei turisti a Maiori o la pennichella per terra in pubblica piazza. Purtroppo non ha più senso scandalizzarsi.  Subentra l’assuefazione. E la rassegnazione. Il degrado cui stiamo assistendo è il sintomo più evidente del declino della civiltà. Un declino irreversibile. Non è la calata dei barbari. Perché è la società intera che da tempo si è imbarbarita. E chi lo nota, o lo fa notare, è considerato un alieno.

Ormai il senso del pudore è morto. Dalla comparsa dei social ne piangiamo la dipartita.

Per non parlare dei reality che ti invitano a spiare come guardoni incalliti gente che di notte, nella migliore delle ipotesi, scorreggia sotto le coperte come se non ci fosse un domani.  Il trash è stato sdoganato in tutta la sua desolante magnificenza.

La vergogna, nobile sentimento, non esiste più da tempo.

Tutto è lecito.

Su Instagram ci sono sempre più foto con rotondità in bella vista, ovviamente ritoccate e con la consueta didascalia improbabile con citazione d’autore, a legittimare quel ridicolo e patetico esibizionismo.

Ovviamente tale costatazione non proviene da premesse bigotte o da prospettive religiose o da nostalgia di climi repressivi e liberticidi.

Per chi ancora è capace di provare vergogna, sono tempi tristi questi.

Per un malinteso senso della liberalizzazione dei costumi, e non solo dei costumi da mare, ognuno si sente in diritto di comportarsi come la testa gli dice. Una testa molto leggera, senza dubbio. Perché non c’è un sottopensiero in tutto questo. Magari ci fosse!

Non è un mistero che il quoziente intellettivo medio si sia di molto abbassato, e che i più agiscono dietro l’impulso di istinti primordiali del tipo “Ho fame? Mangio un panino sui gradini del Duomo”. “Ho voglia di fare festa? Canto a squarciagola in piazza alle tre di notte”. “Ho la vescica piena? Faccio dove mi capita”. “Ho sonno dopo dieci litri di vino? Mi appisolo un po’ all’ombra di un albero o su una panchina”. “Ho il costume bagnato? Me lo cambio dovunque io mi trovi”.

Manca proprio il momento della riflessione.

Il tizio con il fondo schiena di fuori, non si è minimamente posto il problema se a qualcuno potesse darne fastidio la vista.

La ragazzina che a scuola arriva con un minitop attillato e la pancia scoperta, non si è posta il problema, uscendo di casa, se quella fosse una mise adatta per un luogo istituzionale. Non ci vede nulla di inopportuno. Il suo modello è l’influencer che si applica a insegnare a parlare in corsivo.

Il vecchio che scatarra per strada, a un centimetro dalle tue scarpe, continuerà a camminare imperterrito per altri sentieri del mondo, disseminandoli, con una discreta soddisfazione, di sue escrezioni.

La tipa che al tavolino del bar sta a telefono con l’amica e le racconta che per andare in bagno non c’è niente di meglio delle prugne, con voce stridula a decibel altissimi, non si rende minimamente conto che ha fatto passare la fame a tutti gli avventori del bar. Inquinamento acustico e danno economico.

Il tizio che fa la pipì nelle scale dell’Annunziata a Ravello, coprendo con quell’olezzo disgustoso il profumo dei fiori, avvertirà un senso di liberazione, ma non certo di colpa.

Il coatto che in autobus mette le mani addosso alla sua ragazza nei posti dove non batte il sole, a marcare il territorio come un leone nella foresta, si sente un vero maschio. E crede pure di essere invidiato dai presenti. Poi, magari, storce il naso se vede due omosessuali per strada mano nella mano.

Signori, questa è barbarie. Endemica. E più grave perché i barbari non ne hanno consapevolezza.

La volgarità fa parte ormai di questa società: d’estate esplode all’ennesima potenza come il caldo, semplicemente. Si slatentizza.

E comunque l’immagine che più ci dovrebbe indignare, che dovrebbe spingerci a urlare un collettivo “Che vergogna!” è quella della Ferrari parcheggiata in un posto per disabili. Perché i turisti che ti costringono, tuo malgrado, a impattare con le loro pudenda, perché ti trovi a passare di lì, ti tolgono al massimo la libertà di non vomitare. Tutto qui. Sono cafoni, certo, ma forse brave persone. Chissà.

Ma il tipo della Ferrari, è il più deprecabile degli esseri ‘umani’. Appartiene alla più infima delle categorie: gente senza cuore. Arroganti e pretestuosi (coi soldi).

redazione
http://www.quotidianocostiera.it
spot_imgspot_img

articoli correlati

Sorrento, si conclude progetto “Piccole Guardie Ambientali”

Si è concluso a Sorrento il progetto di educazione ambientale delle “Piccole Guardie Ambientali”, promosso dal Comune di...

Maiori, canottaggio a scuola: si chiude con successo il progetto della Canottieri Partenio

Si è concluso ieri il progetto "Studieremo in Famiglia", promosso da Sport e Salute e la Federazione Italiana...

Fondazione Giona a Roccapiemonte, significativa partecipazione in Piazza Zanardelli

Fondazione Giona conclude con grande successo la giornata di eventi speciali tenutasi il 12 Maggio a Roccapiemonte, in...

Vaticano: Giornata Mondiale dei Bambini presentazione programma e partecipanti

Si terrà giovedì 16 maggio alle 11.30, nella Sala Stampa della Santa Sede (Sala San Pio X via dell’Ospedale...