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Sono tutti nostri figli

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di Antonio Schiavo

Un pazzo squilibrato entra in un asilo degli Stati Uniti e con un fucile automatico, in libera vendita così come previsto da un emendamento di due secoli fa alla civilissima Costituzione di quella civilissima Confederazione, e trucida 19 bambini.

La Russia che da decenni si è vantata ed è stata glorificata per aver liberato dall’orrore di Aushwitz, quei bambini con i pigiami a righe stigmatizzati sulle loro braccine da numeri infami, oggi in Ucraina ne ammazza senza tregua e ne strappa circa trecentomila (dicasi trecentomila) deportandoli in località sperdute esponendoli al rischio della tratta di esseri umani.

In Italia spariscono nel nulla quasi trentamila (dicasi trentamila) bambini all’anno e solo poco più della metà sono ritrovati e tornano a casa.

Questa la cronaca degli ultimi miserabili tempi nei quali viviamo che passa, però,  come una nuvola senza pioggia trasportata dal vento e svanisce nei nostri pensieri e nella nostra quotidianità imbelle ed indifferente.

Eppure le abbiamo viste quelle creature indifese che trascinavano su strade innevate piccoli trolley per fuggire dalle bombe, talvolta aggrappate ai cappotti delle mamme in viaggi sfiancanti verso mete ignote.

Eppure la televisione ci ha mostrato lo strazio delle mamme che la mattina avevano messo il grembiulino pulito al proprio bimbo pensando di lasciarlo in mani sicure e lo hanno rivisto avvolto in un pietoso lenzuolo bianco crivellato dai colpi di un mentecatto schizofrenico armato fino ai denti.

Il tutto per gentile concessione dei tanti bivaccanti al Congresso Americano grazie alle potentissime lobby delle armi verso i quali i boriosi Presidenti USA  (repubblicani o democratici) sono impotenti.

Gli stessi che, nel frattempo, petto in fuori e mano sul cuore, si fregiano di esportare la loro democrazia e il loro stile di vita nel mondo intero senza che nessuno glielo abbia chiesto.

Eppure ci siamo commossi, almeno all’inizio alla vicenda di Denise Pipitone o della nostra conterranea Angela Celentano oggi presenti solo nella memoria delle mamme e dei papà.

Un bambino è il segno tangibile del progetto di un Dio (comunque si chiami) sulla terra, il germoglio che genera speranza di futuro, culla dei sentimenti che trascendono le generazioni e viaggiano verso orizzonti e tempi inimmaginabili.

Tempi che insieme ai loro nomi, come recita la liturgia nel giorno del Battesimo,  sono scritti “nel libro della vita”.

Strapparli da essa, abusarne, fare indecente mercimonio dei loro corpi e del loro soffio neonato morale e intellettuale, distrugge piano piano ma inevitabilmente l’avvenire del mondo.

Non voltiamoci dall’atra parte!

redazione
http://www.quotidianocostiera.it
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