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Agerola, la chiesa di San Pietro torna all’antico splendore: restaurati gli affreschi

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Ad Agerola la chiesa di San Pietro Apostolo a Pianillo è tornata all’antico splendore. Svelati sabato scorso i restauri degli affreschi e degli stucchi interi alla chiesa barocca, sede parrocchiale in cui viene venerato il patrono della città, Sant’Antonio Abate.

All’evento che ha visto la partecipazione di tutta la comunità agerolese hanno preso parte l’arcivescovo Orazio Soricelli, il sindaco Tommaso Naclerio, il vicesindaco Luca Mascolo con gli assessori Filomena Fusco e Regina Milo, il comandante della stazione dei Carabinieri Gerardo Varone, il comandante della Polizia municipale Franco Naclerio, il consigliere regionale Raffaele Pisacane.

A fare gli onori di casa il parroco Don Giuseppe Milo che ha detto con orgoglio ed emozione: « Cari agerolesi è con orgoglio che oggi possiamo dire finalmente: la nostra chiesa è bella fuori ma anche e soprattutto dentro! Quando ero ragazzo e poi seminarista e novello sacerdote non avrei mai e poi mai immaginato di diventare un giorno, anche se ancora per poco, parroco di Pianillo. Ricordo che mi dicevo tutte le volte che vi entravo: la chiesa di Pianillo bella, luminosa ma appiattita e spenta. Se un giorno, se un giorno… e fantasticavo. Se un giorno tocca a me, la prima cosa da fare è dare bellezza e un dipinto a quel grigio e desolante soffitto. Quel giorno è arrivato. In queste ultime ore, mentre riordinavamo la chiesa per questa solenne apertura, mi sono sentito come un grande maestro di musica che ha saputo mettere insieme tutti gli elementi per dare al tutto una sola armonia».

Il primo intervento di restauro ha riguardato le finestre dell’area presbiterale, arricchite con gli stessi decori in stucco delle finestre che campeggiano sulla navata centrale, per poi dare una stessa linea alle tre cappelle laterali –  la cappella di San Pietro, Sant’Antonio Abate e del Cristo morto – con l’arricchimento di stucchi, nuove finestre ed un’omogenea pitturazione e illuminazione. Restaurate anche le statue di San Giuseppe, dell’Immacolata, della Madonna del rosario, di Sant’Antonio Abate e del Cristo morto.

Inoltre sono stati estrapolai gli squarci delle finestre del lato sinistro nell’aula centrale occluse per costruire la casa canonica, sostituite le finestre ormai danneggiate e marcite con telai di ferro e vetri antisfondamento, riprendendo il decoro realizzato tempo fa dall’architetto Naclerio. Si è curata l’illuminazione, mettendo in risalto i focus della liturgia come altare, ambone, sede e fonte battesimale e delle opere d’arte già esistenti, il tutto realizzato dalla ditta locale di Mario Florio e dalla ditta Boriello.

Grazie a Franco Acampora, membro del consiglio pastorale, il parroco ha conosciuto l’artista Luca Mancini con cui è nata da subito sintonia e comunione d’intenti, sulla base delle quali ha deciso di affidargli l’impresa. Documentandosi, Don Giuseppe ha compreso che nella vecchia tela vi era la scena della consegna delle chiavi di Gesù a San Pietro. Nel frequentare il master in architettura e liturgia a Roma, nelle ore di spacco dalle lezioni ne parlava con i suoi compagni di avventura, cercando soluzioni valide per ottimizzare i lavori. Propose quindi all’architetto Gianluca Ronga di fare con la sua storica ditta Ronga un preventivo di spesa per la ristrutturazione dell’aula centrale e per il ponteggio a tavolato necessario per consentire la realizzazione del dipinto.

Quando giunse in questa comunità come parroco d’emergenza, nel 2020, Don Milo prese da subito a cuore la situazione di abbondono e degrado della chiesa e, senza avvilirsi, decise di darle una decorosa sistemazione. La vera bellezza della chiesa era nascosta non solo dal deterioramento del tempo, da infiltrazioni e umidità, ma anche dalle cattive scelte dei colori.

Rivalutare gli ambienti per dare a tutti accoglienza, rendendo l’aula liturgica decorosa per facilitare la bellezza della liturgia stessa: questo l’obiettivo del giovane e dinamico parroco, che riesce fin dal primo momento a convogliare le preziose risorse umane costituite da giovani volontari nonché dai componenti il comitato festa, i quali con larga fiducia non hanno mai fatto mancare il loro supporto e la massima disponibilità.

Fino ad oggi con le offerte delle diverse feste, è stato portato a termine il primo step del progetto, ma dopo Pasqua bisognerà provvedere alla modifica dei banchi già esistenti per consentire secondo le norme di sicurezza le uscite dei piccoli corridoi laterali e allargare la corsia centrale ad oggi troppa stretta. Sono previsti banchi con comoda seduta ergonomica e il parroco ha già trovato 7 donatori che a lavoro eseguito porranno il loro ricordo sui banchi stessi. Seguirà poi un adeguamento liturgico con i poli liturgici in marmo e della stessa linea.

LA STORIA

Intorno al 1546 (del periodo antecedente mancano fonti documentarie),all’ interno della Chiesa si riuniva la Confraternita del Santissimo Corpo di Cristo che aveva il compito di organizzare e far celebrare la messa nel giorno del Santissimo Sacramento e di fornire incenso e polvere da sparo per granate ai frati del convento di San Francesco di Cospiti. Nel 1572 la chiesa risultava essere sede della Confraternita di San Cristoforo; all’inizio del XVIII secolo venne fondata infine la Congrega del Carmine, attiva ancora oggi. Dalle fonti storiche tratte dal libro su Agerola del professor Angelo Mascolo, si ricava che nel XIX secolo, nel piazzale antistante o nel tamburo della chiesa, si svolgevano le riunioni dell’amministrazione comunale.

Nel corso degli anni la struttura ha subito numerosi rifacimenti che ne hanno modificato l’aspetto originario. In particolare, per adeguarsi alla riforma liturgica del Concilio Vaticano II, nel 1969 questo luogo di culto è stato stravolto nella sua struttura originaria: fu staccata e persa per sempre  l’antica tela  a soffitto, probabilmente del 1700,  che campeggiava sulla volta centrale dell’aula liturgica che riportava la scena della consegna delle chiavi a Pietro;  fu demolito l’antico altare tridentino; furono coperti tutti i decori floreali e gli angeli dipinti che erano presenti nella cupola e negli archi delle volte; l’antico colore di fondo, un azzurro carta da zucchero con venature verdi, sostituito dal giallo ocra.

I RINGRAZIAMENTI

«Il mio ringraziamento va al signor Gaetano Naclerio, presidente del comitato Sant’Antonio Abate, che, come il vecchio Simeone al Tempio, con molti altri parrocchiani, ricordando la bellezza di questa chiesa prima dello scempio del 1969, non vedeva l’ora di rivederla brillare nel suo splendore. Con lui ringrazio Matteo Mascolo, Silvio Imperati e Ciro Naclerio che con tanta pazienza e molto lavoro mi hanno affiancato in questa operazione – ha aggiunto Don Milo – La ditta dei fratelli Chianese di Caserta  con serietà e passione ricostruì la volta a botte all’ingresso laterale dell’attuale ufficio del parroco,  l’area battesimale, fino a realizzare la controsoffittatura e la bellissima cornice che lega in modo armonico il soffitto all’intera struttura […]  Decidemmo di dare priorità alla ristrutturazione dell’area presbiterale con la cupola e per questo ringrazio la ditta di Francesco Battimelli per aver offerto il grande ponteggio che ci ha permesso per più di un mese di riprendere gli stucchi ormai distrutti e anneriti dal passare del tempo; la mano esperta di Silvano che curò tutta la pitturazione di questo primo ste,  e  ringrazio, per il grande contributo per il montaggio del ponteggio, Rosario Fusco, Gabriella Gambardella e Nicola Villani. […] La ditta marmi  Battimelli ha provveduto al restauro e alla levigatura del pavimento centrale e del rifacimento  del pavimento all’ingresso della chiesa».

«Il mio grazie va al signor Sergio Ronga e al figlio Gianluca per la tanta accortezza nella direzione dei lavori e professionalità. Un grazie speciale va anche ad Aniello che con la sua impresa ha coordinato l’intera bonifica e il risanamento delle pareti e della pitturazione. […] Il mio grazie va a tutte le signore che curano la pulizia della nostra chiesa che in questi giorni hanno lavorato tantissimo. Il mio ricordo a caro don Franco che da parroco mi ha sempre insegnato e testimoniato la cura e la devozione alla casa del Signore. Se sono così è anche merito suo» ha concluso Don Giuseppe che ha intrapreso questo progetto per la maggior gloria di Dio.

redazione
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