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Alla scoperta del ‘Cammino delle Mietitrici’ con Raffaele Di Palma

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Alla scoperta del “Cammino delle Mietitrici“.

Raffaele Di Palma, 47enne ingegnere aeronautico con la passione per il trekking e la fotografia, unita all’amore per la Costiera, ci presenta un altro dei luoghi più suggestivi del territorio, a Vico Equense, partendo dall’antico casale di Moiano, sul percorso delle donne che anticamente raggiungevano, nelle loro dure giornate di lavoro, la selva denominata ‘Salve Regina’ per mietere l’erba per il foraggio delle mucche.

Questa, però, non era l’unica attività che si svolgeva su questi monti: c’è un bosco ceduo il cui governo rappresentava una delle risorse principale della zona.  Infine visita al luogo dove con grande devozione del popolo di Moiano nel 2022 fu posta una statua della Madonna.

L’ESCURSIONE

Partiamo da Piazza Scanna il cui nome deriva probabilmente dal latino “Scamna” (Sedili).

Questo perché nella piazza vi erano posti dei sedili che servivano alla gente del paese per partecipare sia alle funzioni religiose della vicina chiesa sia alle adunanze per deliberare sui problemi della borgata.

La piazza iniziò ad assumere la forma attuale prima con la costruzione della via Raffaele Bosco nell’ultimo decennio del 1800 e poi con i lavori che portarono alla costruzione dell’attuale poliambulatorio circa 40 anni fa.

Ed ecco la chiesa di San Renato, intitolata al primo o, comunque, uno dei primi vescovi di Sorrento nel V secolo d.C. e il cui culto si diffuse in tutta la Campania.

La leggenda dice che san Renato, patrono del casale di Moiano, divenne titolare di questa chiesa per un suo miracoloso intervento a favore di un cavaliere sorrentino che mentre attraversava il rivo che scorre nel casale fu assalito da un gigantesco drago. Nell’imminenza della morte il cavaliere fece voto di costruire lì vicino una chiesa dedicata a San Renato se quest’ultimo l’avesse aiutato ad uccidere il drago, così fu e la chiesa fu costruita.

Di questo fatto leggendario si è conservato, fino all’inizio del Novecento, il ricordo nel pavimento della chiesa, dove era raffigurato un drago trafitto da un cavaliere.

Passando dalla leggenda alla storia la più antica notizia della chiesa risale al 1340.

La chiesa acquisisce l’attuale aspetto rinascimentale nel 1908 quando fu costruito l’attuale campanile e al posto del vecchio fu edificata la navata che si trova a sinistra guardando la chiesa.

E ora proseguiamo.

Iniziamo il nostro cammino passando per via Paradiso, una strada che anticamente era la deviazione della via Minerva, la via che portava al tempio di Punta Campanella. Tramite Via Paradiso, passando per Santa Maria del Castello, si raggiungeva Positano e gli altri paesi della Costiera Amalfitana.

Questa strada attraversa una contrada chiamata Casa Apuzzo toponimo derivante dal cognome della famiglia che inizialmente vi abitava.

Mentre percorriamo questo sentiero parliamo un po’ della storia del casale di Moiano. Iniziamo dall’origine del nome che deriva da un gentilizio latino, Modius, che con l’aggiunta del suffisso anus esprime l’appartenenza del fondo o della villa rustica, per cui Moiano significa “Fondo di Modio”.

Purtroppo non sappiamo chi fosse questo Modio e dove si trovasse inizialmente il suo fondo, ma possiamo dire con sicurezza che il nome è di epoca romana.

Prime notizie documentate del borgo risalgono al 1268 ma soltanto dal 1367 si parla di Moiano come di un vero e proprio casale. L’economia del borgo nei secoli passati era di autosussistenza e basata esclusivamente sull’agricoltura, sull’allevamento e sullo sfruttamento dei boschi cedui. A partire dalla fine del 700 grande importanza ricopre anche l’attività artigianale della trasformazione del latte.

E proprio un bosco ceduo è quello che attraversiamo per raggiungere la statuina della Madonna.

La cura di questi boschi forniva reddito ai proprietari mentre il loro taglio procurava lavoro a numerosi manovali: boscaioli per il taglio degli alberi e mulattieri per il trasporto.  Inoltre, la legna dei castagneti cedui veniva utilizzata per la produzione di dritti e robusti pali per la costruzione dei caratteristici pergolati degli agrumeti della penisola sorrentina.

Nella vicina frazione di Ticciano la legna sfettata veniva utilizzata per la produzione di cesti, le famose sporte. Passando per questa selva sembra quasi sentire le voci dei nostri nonni mentre lavorano…

Come abbiamo detto molto importante per Moiano era anche l’allevamento delle mucche da latte, già Galeno 2000 anni fa esaltava la qualità del latte prodotto in queste zone, latte che deve le sue caratteristiche alla qualità dell’erba. L’allevamento delle mucche nelle stalle pesava quasi esclusivamente sulle donne e proprio in questa zona si recavano decine di mietitrici con la loro ‘messora’, il falcetto e i sacchi per tagliare l’erba per le mucche.

La grande fede che le animava faceva sì che durante la mietitura le nostre nonne recitassero il Rosario. Probabilmente il concentrarsi sulla preghiera rendeva meno faticoso lo sforzo fisico. ed ecco, quindi, svelato perché questa zona si chiama Salve Regina: prende il nome proprio dalla preghiera conclusiva del Rosario. Tornando indietro nel tempo possiamo immaginare quello che si sentiva passando in questa zona:

Proprio per rendere omaggio alla fede e alla fatica dei nostri avi gli abitanti di Moiano il 31 maggio del 2022 posero in questo splendido posto la statua della Madonna.

Da questo punto il sentiero si inerpica con alcuni passaggi alpinistici e molto esposti fino ai gironi del Faito e alla Bandera e solo escursionisti molto esperti possono percorrerlo.

Ci fermiamo qui perché abbiamo raggiunto il nostro obiettivo: rendere omaggio alla memoria e alla fatica delle nostre nonne e restituito alla storia il loro ricordo.

Alla prossima escursione!

redazione
http://www.quotidianocostiera.it
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